Il Gup del Tribunale dell’Aquila, nell’udienza di stamani, ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio e disastro colposo, Augusto Angelini di 85 anni, per il crollo l’edificio di via Luigi Sturzo, al civico 33, nel quale il 6 aprile 2009 sono morte sette persone. La prima udienza del processo è stata fissata per il 7 ottobre prossimo. Angelini è indagato anche nel filone d’inchiesta relativo al crollo della palazzina di via Sturzo dove sono morte 21 persone per il quale l’udienza preliminare è stata fissata per il 29 aprile prossimo. Stamani in tribunale erano presenti alcuni familiari delle vittime. I due edifici si trovavano all’interno delle mura del centro storico, nelle vicinanze della Villa comunale, ed erano in cemento armato. Entrambe le palazzine furono edificate nel 1965 e secondo i consulenti della Procura della Repubblica dell’Aquila, sarebbero crollati per la scadente qualità del calcestruzzo, per carenze costruttive consistenti nel numero minimo di staffe di collegamento delle armature, per errori di progetto e calcolo delle strutture consistiti nella mancata previsione e verifica del sistema resistente alle azioni sismiche orizzontali provenienti da almeno due direzioni. La magistratura, sulla scorta di indagini fatte dalla Forestale, ha osservato come nella zona di via Sturzo e strade vicine, dove ci sono tutti edifici in cemento armato costruiti tra il 1950 e il 1965, ci sono state 135 vittime: ovvero il 45 per cento del totale delle vittime del terremoto del 6 aprile sono concentrate nel crollo di 11 edifici di quella zona. Inevitabile il confronto con i tanti fabbricati vicini non crollati.
E’ stata rinviata al 12 aprile prossimo l’udienza davanti al Gip dell’Aquila relativa alle opposizioni presentate dalle parti civili in merito alla estromissione dal procedimento principale legato al filone d’inchiesta sull’operato della Commissione grandi rischi che si riunì all’Aquila il 31 marzo del 2009, cinque giorni prima della tragica scossa, dando al termine rassicurazioni alla popolazione. Per questo filone sono indagate sette persone. Sono una trentina le parti offese le quali oggi hanno chiesto di poter dare loro la possibilità a indicare testimoni in grado di chiarire il nesso di causalità che ci sarebbe stato tra le dichiarazioni dei componenti della Commissione Grandi Rischi subito dopo la riunione svoltasi all’Aquila e il comportamento delle parti offese influenzato da quelle risultanze ottimiste che hanno indotto i cittadini a rimanere nelle abitazioni crollate per il terremoto. Tra gli indagati i vertici della protezione civile e dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
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