“Il passaggio al livello 7 di pericolosità della centrale nuclearedi Fukushima, che sta ad indicare la fusione parziale o totale del nocciolo, equivale ad una dichiarazione di resa da parte della Tepco, che ormai, così come il Governo giapponese, non nasconde più che la situazione è fuori controllo e che non c’è modo di arrestare né la fusione né la contaminazione, anche per chi è lontano dall’area. L’ipotesi peggiore da scongiurare è un’esplosione di idrogeno con l’immissione di forti quantitativi nell’atmosfera”. Lo ha detto Sergio Ulgiati, professore di Chimica dell’Università Parthenope di Napoli e membro del Comitato scientifico di WWF Italia. “Il rilascio dei radionuclidi di media e lunga durata nell’atmosfera e nell’acqua comporta una grave compromissione della catena alimentare. Un rischio che coinvolge le aree geografiche limitrofe, come ad esempio la Cina e la Corea, ma che in generale, se si considera il commercio globalizzato del cibo, non ha confini. Da qui deriva il principale pericolo. Sappiamo inoltre – continua Ulgiati – che la nube radioattiva è già arrivata in Europa anche se di bassa radioattività. Questo significa solo che il numero delle persone che sarà colpito da un cancro per radioattività sarà inferiore a quello del Giappone, dove sono stati calcolati circa 4mila morti di cancro entro il 2050 a causa dell’incidente di Fukushima”. “In definitiva possiamo dire che, anche per l’Italia, è impossibile prevedere gli effetti dell’incidente nucleare in Giappone ma possiamo affermare che sul lungo termine di sicuro ci saranno”. Altra criticità è la protezione del reattore. “Come per l’impianto di Cernobyl, occorrerà creare un sarcofago di cemento con un complesso intervento di manutenzione che richiederà diversi mesi, data l’incandescenza del reattore. Ancora oggi, a 25 anni,dall’incidente, il reattore di Cernobyl non è spento e tuttora i tecnici lamentano alcune microcrepe nel sarcofago di cemento che rilasciano lievi fuoriuscite di radiazioni”.
“L’aggravarsi dell’incidente di Fukushima – afferma Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia – ci costringe, non solo a fare i conti con un disastro ambientale che si ripercuoterà sulla nostra salute per i prossimi decenni, ma a rimettere in discussione le nostre scelte di politica energetica. Questo riguarda soprattutto l’Italia che dopo aver detto no all’energia nucleare con il referendum del 1987 ora intenderebbe, con l’attuale Governo, tornare all’atomo. Se il nostro Governo, davanti a questa nuova Cernobyl, non è ancora disposto ad abbandonare davvero l’idea di reintrodurre l’energia nucleare, come invece hanno fatto Paesi come la Germania subito dopo l’incidente di Fukushima,allora l’unica strada è che i cittadini italiani vadano a votare sì ai prossimi referendum del 12 e 13 giugno per abrogare la legislazione che reintroduce l’energia nucleare in Italia. Le tecniche dilatorie, come la moratoria, sono un inganno”. “Nella politiche energetiche e ambientali – continua Leoni – quello che deve prevalere è il principio di precauzione: quando un evento potenzialmente disastroso connesso a una tecnologia ha una probabilità sia pur minima di verificarsi, bisogna astenersi dall’uso di questa tecnologia. Non c’è altra soluzione nè mediazione possibile”. “Il nucleare non è cambiato, ma il mondo sì e oggi l’alternativa, rappresentata dalle fonti rinnovabili, non solo esiste,
ma è una realtà economica e occupazionale in rapidissima ascesa, oltre che una soluzione energetica sicura e pulita, diversamente dal nucleare”.
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