Processo Breve: piazza protesta, ci negate la giustizia

Mentre va in scena l’ultimo atto per l’approvazione alla Camera dei Deputati del processo breve in Piazza Montecitorio infuria la protesta del Popolo viola e dei familiari delle vittime. L’onda lunga del dissenso finisce per travolgere la deputata Daniela Santanché che viene apostrofata dai manifestanti con parole dure ed invitata a dimettersi. Stessa sorte anche […]

Mentre va in scena l’ultimo atto per l’approvazione alla Camera dei Deputati del processo breve in Piazza Montecitorio infuria la protesta del Popolo viola e dei familiari delle vittime. L’onda lunga del dissenso finisce per travolgere la deputata Daniela Santanché che viene apostrofata dai manifestanti con parole dure ed invitata a dimettersi. Stessa sorte anche per tutti i parlamentari della maggioranza che attraversano la piazza per entrare alla Camera. In Piazza Montecitorio cala il silenzio assoluto quando i familiari delle vittime iniziano a leggere i nomi dei loro cari morti nel terremoto de L’Aquila, nell’incidente ferroviario di Viareggio e nel rogo della Moby Prince. La calma però dura poco perché subito dopo partono i cori di protesta contro il premier, Silvio Berlusconi, e contro la maggioranza di centrodestra. Alle manifestazioni di protesta si aggiungono anche esponenti dei partiti di opposizione. Dal Pd all’Italia dei Valori, dalla Federazione della Sinistra a Futuro e Libertà. Tutti d’accordo nel chiedere, attraverso cartelli e striscioni, di “cacciare il Presidente”. In piazza c’era anche il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che, dopo aver raccontato quanto sta accadendo in aula, lancia una provocazione. “Chiedo al ministro Alfano – ha detto Di Pietro – e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di dire al popolo di andare a votare ai referendum del 12 e 13 giugno, non solo sull’acqua e sul nucleare ma soprattutto su questa questione. Non lo faranno mai, ma noi li sfidiamo lo stesso”. Nel popolo del dissenso c’é chi indossa cartelli di protesta e chi, invece, espone fotografie dei propri cari morti nelle stragi. E tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda nel sostenere che il processo breve nega “la giustizia – sostengono i manifestanti – e ci nega anche la possibilità di sapere perché sono morti”. Da un palchetto allestito alla buona una donna de L’Aquila, tra le lacrime, urla che “non potete lasciare la morte solo a noi”. Uno dei cartelli ricorda inoltre che il processo breve è solo per “salvare lui e provocherà amnistia per 25mila processi per strage, omicidio e violenza”.

Massimo Lapenda

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