C’è una realtà all’interno della nostra città, l’ABIO, fatta di persone che hanno fatto della cooperazione tra membri votati agli stessi valori e del radicamento nel territorio in cui operano gli strumenti del proprio agire. Si tratta di una tra le associazioni di volontariato presenti a L’Aquila che cercano di rispondere ai bisogni delle fasce deboli della società senza chiedere nient’altro in cambio se non un feedback, da parte degli assistiti, che aiuti a migliorare il servizio fornito e a dare valore al proprio operato; ABIO, associazione per il bambino in ospedale, è una realtà presente nel territorio aquilano da sei anni, attiva nel reparto di Pediatria dell’ospedale “San Salvatore”.
La mission è quella di rendere la durata dell’ospedalizzazione del bambino e dell’adolescente meno disagevole e traumatica possibile. Attraverso l’opera dei volontari presenti in reparto, ABIO si occupa dell’accoglienza e dell’inserimento del bambino in ambiente ospedaliero, assicura ai degenti e alle LORO famiglie un ascolto attivo e partecipe, collabora con il personale sanitario, allestisce reparti più accoglienti e colorati con la realizzazione di arredi e decori, offre attività di gioco per far sì che il periodo di ospedalizzazione non interrompa le attività di apprendimento, di svago e di socializzazione cui ogni bambino deve avere diritto.
Il 6 aprile 2009 è stata una data decisiva anche per la sopravvivenza di quest’associazione sul territorio aquilano: i volontari, perlopiù studenti universitari, furono forzati alla diaspora subito dopo il devastante sisma e impossibilitati a ristabilirsi in breve tempo in città. La mancanza di volontari, gli spazi ristretti che all’interno dell’edificio ospedaliero erano stati destinati al reparto di Pediatria, la consapevolezza dell’assenza di condizioni favorevoli per svolgere al meglio il proprio operato avrebbero fatto presagire uno sradicamento di quella stessa realtà di volontariato. E invece ABIO L’aquila non demorde. L’amore per la città e la mobilitazione delle associazioni ABIO presenti in tutta Italia consente una faticosa ma tangibile ripresa del servizio.
L’Aquila, due anni dopo. La notte del terremoto non è soltanto uno spartiacque tra la città che c’era e quella che c’è: è ormai diventata memento di una ricostruzione che non riesce a vedere un presente. L’ospedale vede ali riassestate e funzionanti affiancate a reparti adibiti a magazzino o popolati ancora da calcinacci, polvere e arredi danneggiati. Ma all’interno dell’edificio c’è un reparto che è in grado di offrire ai degenti un servizio migliore rispetto a quello che avrebbe potuto offrire prima del terremoto: la nuova Pediatria ha ora un aspetto davvero a misura di bambino. Le stanze di degenza sono ambienti più caldi e familiari: il mobilio si è arricchito di colori e di forme per stimolare la fantasia del bambino ed accoglierlo in spazi che siano appropriati alle sue esigenze fisiche, emotive e psichiche. All’interno del reparto centrale è la posizione della sala gioco: si tratta di un luogo fondamentale dove l’intrattenimento ludico e l’attenzione dei volontari ABIO sono strumenti di affiancamento alle terapie farmacologiche. La sollecitazione al gioco- differenziato secondo le differenze di età, sesso, cultura, condizioni di salute, bisogni e interessi del bambino- mirano ad una continuità delle attività svolte all’esterno dell’ospedale e stimolano ad un atteggiamento positivo, presupposto fondamentale per la guarigione.
L’allestimento del nuovo reparto è frutto della collaborazione tra ABIO e Procter&Gamble nel progetto “Missione Bontà”: una donazione iniziale della grande azienda sommata ad una campagna di sensibilizzazione ha consentito ai volontari di ABIO L’Aquila di riprendere la fiducia nell’adempiere in maniera efficace al proprio compito.
In coincidenza con l’anno europeo del volontariato è necessario guardare al terzo settore, soprattutto nella dimensione aquilana, non soltanto come ad una marginale attività di aggregazione sociale e di promozione dei valori della cittadinanza, ma ad un apportatore di valore valutabile in termini di sviluppo economico e sociale.
Elisa Giandomenico
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