Mancano il movente e l’assassino, ma cominciano ad affiorare elementi importanti al vaglio delle Procure di Teramo e Ascoli Piceno che indagano sull’omicidio di Carmela ‘Melania’ Rea, la giovane madre trovata morta ieri in un’area picnic di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo). Si parte da tre certezze: 35 coltellate inferte con furia; un procedimento aperto contro ignoti per omicidio; un unico testimone della scomparsa, il marito. Salvatore Parolisi, caporalmaggiore e istruttore presso il 235/o reggimento Piceno, non riesce a parlare; oggi gli è toccato compiere il rito del riconoscimento ufficiale della salma prima che cominciasse l’autopsia. L’esame ha poi stabilito il numero delle coltellate “inferte con impeto, senza premeditazione”, dirà l’anatomopatologo, nel periodo di tempo tra le 24 del 18 aprile e le 3 del 19. Quindi, 9-12 ore dopo la denuncia della scomparsa. Il delitto sarebbe stato commesso in un luogo diverso da quello in cui è stato trovato il corpo, un’area picnic in un bosco di Ripa di Civitella del Tronto, vicino a un’area di esercitazione militare, a 18 chilometri dal pianale di Colle San Marco, vicino ad Ascoli Piceno dove la coppia, con la figlia di 18 mesi, era andata lunedì per una scampagnata. Al posto di Salvatore – che oggi ha portato con sé una scatoletta con su scritto “‘I love you”, contenente alcuni oggetti cari alla coppia e che a febbraio avrebbe dovuto trasferirsi a Sabaudia – parlano il fratello, Rocco, il cognato, Michele Rea, arrivati da Somma Vesuviana e Frattamaggiore (Napoli), i paesi d’origine di Salvatore e Carmela. Tutti ripetono la stessa cosa: era una famiglia felice. Vivevano alla periferia di Folignano (Ascoli Piceno). “Poco dopo essere arrivati – racconta Rocco, riferendo la versione del fratello – Carmela ha detto che doveva andare al bagno; Salvatore voleva accompagnarla, ma siccome la bambina non voleva scendere dall’altalena, non l’ha seguita, chiedendole di portargli un caffé dal chiosco. Dopo 20 minuti, non vedendola tornare, ha dato l’allarme”. Questa la ricostruzione, che combacia, nella parte della famigliola vista vicino all’altalena, con quella dei titolari del chiosco. “Mia sorella – ripete Michele – non si sarebbe mai allontanata da sola. Di ipotesi ne abbiamo fatte. E’ una cosa stranissima quella che è accaduta, e non ce la spieghiamo”. Se Carmela è stata rapita, certamente dovevano essere almeno in due perché – dice il cognato – era alta e atletica”. Può darsi che la donna sia stata narcotizzata, almeno a giudicare dalla siringa, ancora con un po’ di liquido, trovatale infissa in un seno. La sostanza sarà esaminata, così come il taglio sulla coscia destra, somigliante a una svastica. Quest’ultimo ha indotto il Gruppo antinazista EveryOne, a ipotizzare un orrido culto nostalgico, ricordando che il giorno di ritrovamento del corpo era il 20 aprile, anniversario della nascita di Hitler. Ipotesi fantasiosa, una delle tante prese in considerazione. Colpisce anche la coincidenza che Carmela Rea sia scomparsa vicino dal Bosco dell’Impero dove il 5 gennaio scorso fu rinvenuto il cadavere mutilato di Rossella Goffo, la funzionaria della Prefettura di Ancona scomparsa il 4 maggio 2010, bruna e con i capelli lunghi come Carmela-Melania. Per questo delitto c’é un indagato per omicidio: l’ operatore della questura di Ascoli ora distaccato a Teramo, Alvaro Binni, che, però si proclama innocente. Quel fatto sconvolse la tranquilla città marchigiana, proprio come questo, tanto da indurre il sindaco, Guido Castelli, a rivolgere oggi un appello: “Ascoli è una città meravigliosa e tranquilla. Non dobbiamo consentire alla paura di avere il sopravvento”. Troppo presto per parlare di serial killer. L’impeto delle coltellate farebbe pensare a un gesto passionale: “Carmela era bella, troppo bella – dicono le sue vicine di casa – sembrava un’attrice”. Sul suo corpo, comunque, non è stato trovato alcun segno di violenza sessuale.
Antonio Andreucci
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