Stuart Milk, nipote del celebre leader gay Harvey Milk e consigliere del presidente americano Barak Obama per i diritti civili e conferenziere di fama internazionale sul tema dell’uguaglianza globale, ricevera’ oggi una medaglia della Citta’ di Torino. Milk e’ a Torino per il Festival di Cinema Gay, presentera’ al pubblico ”Stonewall Uprising” di Kate Davis e David Heilbronerm del 2010, un documentario sui fatti del 28 giugno 1968, data storica della militanza gay, quando la polizia fece un’ irruzione violenta in un locale gay di New York. Il Turin International Gay and Lesbian Film Festival, ha avuto la sua prima edizione nel 1986 ed è cresciuto negli anni diventando uno dei più importanti festival del mondo a tematica omossessuale. Grazie ad una curata selezione di film, anno dopo anno il Festival è divenuto una delle principali occasioni di dialogo e confronto per la comunità Queer come per il grande pubblico. Il Festival ha anche il merito di aver fatto conoscere in Italia registi come François Ozon, Gus Van Sant, Derek Jarman, Todd Haynes e, recentemente, Eytan Fox e Apichatpong Weerasethakul. E’ composto da quattro sezioni competitive: lungometraggi, cortometraggi, documentari e video e da diverse sezioni collaterali (Panorama – Europa mon amour – Icone – Retrospettive e omaggi) che presentano il meglio della produzione internazionale sulle tematiche glbt. Dall’edizione 2006 il Festival è organizzato in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. Questa 26° edizione, la prima senza il patrocinio della Regione Piemonte, negato dall’amministrazione Cota, si svolge nell’ambito di Esperienza Italia 150, partita il 28 aprile e che si concluderà il 4 maggio presso il Multisala Cinema Massimo, nel cuore della cittadella torinese del Cinema, ai piedi della Mole Antonelliana e del Museo Nazionale del Cinema: un ritorno al passato, nei luoghi dove è cresciuto e si è affermato, affacciandosi alla ribalta internazionale. L’evento speciale di inaugurazione si svolgerà all’UCI Cinemas Lingotto la sera di giovedì 28 aprile. In programma oltre 120 film tra lungometraggi, documentari e cortometraggi, suddivisi in sezioni competitive e non, omaggi, retrospettive, anteprime internazionali provenienti dai cinque continenti e da festival quali Sundance e Berlinale. Anche quest’anno sarà conferito il Premio Dorian Gray istituito in occasione del venticinquennale: il primo a riceverlo, l’anno scorso, è stato James Ivory. Come ogni anno il Festival propone tre sezioni competitive (concorso lungometraggi, concorso documentari, concorso cortometraggi), sottoposte al giudizio di tre giurie internazionali, e tre Binari (omologhe sezioni, ma non competitive), oltre a Focus e approfondimenti. Il premio “Dorian Gray” alla carriera è stato quest’anno assegnato a Lindsay Kemp, inglese, 75 anni (o forse 73: la data di nascita è incerta), una vera “prima donna” dell’universo queer oltre che Maestro indiscusso, nel teatro e nella danza, dell’estetica camp (un cognome: un destino). Allievo di un gigante del palcoscenico, il mimo Marcel Marceau, Kemp ha costruito nel tempo uno stile inconfondibile, un mix di tragico e di comico, di urlo e sberleffo, di piume e lacrime, di sublime e ridicolo, di melodramma e trasgressione. Il poliedrico Kemp esplode, alla fine degli anni Sessanta con lo spettacolo Flowers (la cui prima fu al Festival di Edimburgo) che racconta gli amori del travestito Divine, un inno all’erotismo di una delle sue Muse ispiratrici, Jean Genet (ma anche Ginsberg, Whitman, Nijnskij) e al suo romanzo “Notre Dame de Fleurs”. Un successo planetario che lo portò, di lì a breve, a calcare le scene dei grandi teatri del West End e di Broadway. I Settanta sono il suo decennio, la sua consacrazione: oltre a Flowers che, stagione dopo stagione sarà un evergreen, Salomè, Sogno di una notte di mezza estate e Sogno a Hollywood – realizzato proprio a Torino con la Compagnia del Teatro Nuovo, un omaggio al cinema muto. E poi la messa in scena del tour Ziggy Stardust di David Bowie (che aveva il suo stesso corpo androgino e si era fatto le ossa nella sua compagnia e che a lui si ispirò per i suoi travestitismi), la partecipazione a due film memorabili di Derek Jarman (Sebastiane e Jubilee) e a due capolavori di Ken Russell, altra icona assoluta delcamp (Messia Selvaggio e Valentino), regie liriche, produzioni teatrali, videoclips (con Kate Bush, altra sua celebre allieva). Artista assolutamente rivoluzionario, e come tale molto amato e molto contestato dai “puristi”, Lindsay Kemp ha da tempo scelto l’Italia come sua seconda patria. Nel 1998, un grande regista come Todd Haynes lo volle con sé, in un cameo/pantomima in Velvet Goldmine. Lo scorso anno il premio era andato a James Ivory. Diretto da Giovanni Minerba, dal 29 aprile, è partita anche “A qualcuno piace libro”, la sezione ‘letteraria’ del Festival, che presenta titoli inediti, di grande prestigio, alcuni dei quali scritti da autori esordienti di grande novità ed interesse.
Carlo Di Stanislao
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