Ombre

Tornando, venerdì sera dalla presentazione del libro di Carmelo Musumeci, “Gli uomini ombra”. A Roma, in via del Seminario… Strana sensazione, e non sono stata la sola a provarla. Presentare il libro di qualcuno che non c’è. Un’ombra, appunto, ben custodita nel carcere di Spoleto. Ma ha aleggiato, quest’ombra continuamente evocata da tutti, su tutti […]

Tornando, venerdì sera dalla presentazione del libro di Carmelo Musumeci, “Gli uomini ombra”. A Roma, in via del Seminario… Strana sensazione, e non sono stata la sola a provarla. Presentare il libro di qualcuno che non c’è. Un’ombra, appunto, ben custodita nel carcere di Spoleto. Ma ha aleggiato, quest’ombra continuamente evocata da tutti, su tutti noi, nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, una grande stanza rivestita di libri, trafitta dal sole che entrava obliquo dalle finestre, nella trasparenza delle tende… Ed erano tutti, lì, a parlare soprattutto di un amico, con il  quale ciascuno dei presenti ha almeno scambiato lettere. A parlare di lui, del suo libro e della pena dell’ergastolo. In un tempo, questo dell’oggi, in cui, come ci ha fatto notare Susanna Marietti, di Antigone, sembra che nessuno più voglia mettere in dubbio la costituzionalità della pena dell’ergastolo. Eppure, ci ha ricordato, un tempo queste cose si potevano ben dire… solo ieri, quando di questi dubbi aveva parlato “persino” Aldo Moro. Solo ieri, il nostro ieri, ma sembrano passati duemila anni, oggi che “non si può più usare la ragione” e solo si urla e si minaccia e si creano paure e spavento. Tutti lì, a parlare “solo” di un amico, reintegrato e migliore di tanta parte della società, dice Russo Spena, a cui piace soprattutto la sua (di Musumeci) sapienza narrativa, testimone della poesia “che si fa largo nella bulimia carceraria”, e chiede, e pretende un impegno per gli ospiti delle nostre galere etniche. Sì, ci avete mai pensato? Il nostro è uno Stato dove la povertà sta diventando, è diventata, reato in quanto tale, basta guardare i numeri e la geografia della popolazione carceraria del nostro bel paese. Un paese dove, l’abbiamo dimenticato? il reato di tortura non esiste… (…) Tutti lì, dunque, a parlare di carcere e di chi vi sta ben sigillato dentro con la condanna al “fine pena mai”. A parlarne nel tempio, ce lo fa notare Vauro, dell’impunità. Che è cosa ben beffarda. Surreale, persino, a pensarci bene. E chissà se un pò ne ride anche l’ombra che aleggia su di noi, quest’ombra che sappiamo quanto sia  fatta di carne e sangue, come i suoi racconti sono lì a ben testimoniare. Bello il racconto di Vauro, che parla della lezione avuta dal figlio, che pure ha tessuto con Musumeci una corrispondenza fatta di lettere e disegni. Non ha mai chiesto suo figlio, ha detto Vauro, “Ma cosa ha fatto?”. Perché insomma, quel Musumeci che invia disegni e scrive così bei racconti, è stato condannato ad una pena grave come quella dell’ergastolo. E mi ha fatto sentire a casa sapere di questo bambino, perché, sotto sotto quasi vergognandomi, neanch’io ho mai voluto sapere che cosa ha mai combinato questo Carmelo Musumeci, per essere in carcere. Atteggiamento molto poco “giornalistico”. Ma da ieri, non me ne vergogno più… Perché come ama ripetere Nadia, Nadia Bizzotto, della comunità Papa Giovanni XXIII, “l’uomo non è il suo errore”, e sempre più ne sono convinta anch’io. Di questo ergastolano, oggi, apprezziamo la fantasia, anche, e la fantasia, parola di Vauro, è la molla dell’umanità. Punta diritto al cuore Giuseppe Ferraro, docente di Filosofia, che ci ricorda che l’uomo è un animale che sogna, e se la ragione non persegue il sogno, diventa un incubo. E ben racconta Musumeci, con le sue storie, come il carcere possa uccidere i sogni. Come sia, l’ergastolo, l’Assassino dei sogni. Il grado di civiltà di un paese, ricorda Ferrero, si misura dalle sue scuole e dalle sue carceri. I nostri, dice, sono errori di scrittura… Carmelo Musumeci, alla presentazione del suo libro non c’è, è un uomo ombra, come quelli di cui parla nei suoi racconti. E’ ben chiuso in carcere, per via di quello che ha fatto, anche se noi non vogliamo sapere cosa, ma non per questo, dice Nadia, ci sentiamo tutti più sicuri… Tutti noi, lì dentro, venerdì pomeriggio, legati, me ne sono resa conto andando via, da un lungo filo fatto di parole, corrispondenze, pensieri, che entrano ed escono dal carcere tessendo una rete, dove qualche volta, ancora, si spera possano rimbalzare i sogni…

Gli uomini ombra” Carmelo Musumeci, ed. Gabrielli

Francesca De Carolis, giornalista Rai Radio 1

 

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