L’intimità di una icona

Vi sono bellezze così perfette da sembrare irreali ed una di queste è Marisa Berenson, lanciata sul grande schermo da Luchino Visconti nel film “Morte a Venezia”,  impostasi nell’indimenticabile “Barry Lindon”di Stanley Kubrik, interprete di “Cabaret” di Bob Fosse, che oggi, a 64 anni, si confessa nell’ autobiografia “Momenti intimi”, narrando le sue passioni e […]

Vi sono bellezze così perfette da sembrare irreali ed una di queste è Marisa Berenson, lanciata sul grande schermo da Luchino Visconti nel film “Morte a Venezia”,  impostasi nell’indimenticabile “Barry Lindon”di Stanley Kubrik, interprete di “Cabaret” di Bob Fosse, che oggi, a 64 anni, si confessa nell’ autobiografia “Momenti intimi”, narrando le sue passioni e anche i suoi drammi,  come quello dell’11 settembre 2001 quando perse l’adorata sorella Berry, nel rogo delle “Torri Gemelle”. I Momenti “intimi” della sua vita si articolano in un percorso punteggiato da amicizie indimenticabili, con personaggi quali Andy Warhol, Truman Capote, Dirk Bogarde, Liza Minnelli, Helmut Berger e rivelano anche il suo impegno umanitario come attivista dell’Unesco. Nipote del grande critico d’arte Bernard, modella, soprattutto attrice e icona anni Settanta, in questo suo libro, edito dal marchio fiorentino Barbes,  la Bereson, rievoca con sincerità e pudore la propria, straordinaria  storia, specialmente professionale, mettendo in ordine alfabetico personaggi conosciuti e vicende vissute, che compongono un destino privilegiato, a partire dai natali, con  il papà Robert, un grand’uomo di radici lituane ed ebraiche, che lavorava con Onassis e che fu nominato ministro durante la presidenza di John Kennedy; la mamma, la contessa Maria Luisa Yvonne Rada de Wendt de Kentor che preferiva farsi chiamare Gogo Schiapparelli, figlia della mitica stilista Elsa Schiapparelli, confidenzialmente per Marisa nonna Schiap e il nonno Wilheim de Wendt de Kentor,  filosofo teosofico e medium. Il primo capitolo del libro la Berrenson  lo titola: Amore, che per lei rappresenta “la più nobile grazia che sia data all’essere umano” e lo racconta attraverso l’incontro con il grande artista e caro amico Pippo Delbono, detto Bobò, l’attore sordomuto punta di diamante della Compagnia con lo stesso glorioso cognome. Per Marisa il loro sodalizio è “Formidabile esempio dell’amore senza condizioni, il solo che ai miei occhi valga”. Le pagine scorrono velocissime, la Berenson ci prende per mano, tenendoci ben stretti in un abbraccio emozionale , accompagnandoci accompagna nel più bel viaggio che si possa immaginare. Dentro una vita da favola, in un puzzle di passioni, ricordi, incontri, gioie, dolori, ordinati alfabeticamente. Noi la preferiamo non nelle vesti arcinote e declamate di “Lady Lindon”, ma in Killer Fish del 1979, un B movie di Antonio Margheriti e nella scoretta S.O.B.(1981) di Blake Edwuard, accanto a Julie Andrew. Sposata e divorziata due volte, con due figli dal primo matrimonio,  lei dice di non avere troppi rimpianti e “forse, di non aver ancora trovato un amore per tutta la vita”, ma di essere “ancora in tempo”.  La Berenson sarà protagonista di un’altra autobiografia, questa volta fotografica, con scatti di famosi fotografi e registi che la ritraggono in momenti di lavoro e personali, che uscirà a fine anno e sarà edita da Rizzoli.

Carlo Di Stanislao

 

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