Poche certezze e nessun dubbio veramente eliminato: è questo il risultato dell’assemblea cittadina di ieri pomeriggio che in Piazza Duomo ha ospitato molti cittadini e alcuni rappresentanti delle istituzioni. A rispondere ai dubbi e alle paure di una mancata ricostruzione pesante erano presenti membri del Comune e dell’Ordine degli ingegneri, di contro alle due contestate assenze di Gaetano Fontana, coordinatore della Struttura tecnica di missione e Gianni Chiodi, Commissario per la ricostruzione. Assenze ingiustificabili per il Sindaco Massimo Cialente che ammette: “Non dico che Fontana avesse qualcosa da fare, tutti ce l’avevamo, però una persona della Struttura Tecnica di Missione doveva starci e non solo per una questione di rispetto”. Dello stesso avviso sono le voci che si sentono dalla platea e che mostrano tutta la rabbia della popolazione che riferendosi a Chiodi strilla: “Buffone”, “si deve vergognare”, “ci trattano come marionette”.
Ma l’insoddisfazione della gente non si ferma qui. I problemi irrisolti stanno proprio nella confusione che regna sulla ricostruzione. A cercare di diramare le tenebre ci prova l’Assessore alla Ricostruzione, Piero Di Stefano che spiega che il problema sta in una “normativa in continua evoluzione che allunga le cose e rende il processo più complesso”. Ad esempio, spiega l’Assessore per palazzi in centro il limite di convenienza economica è stato posto al 100% per i palazzi vincolati e al 60% per gli immobili di pregio. Tuttavia, il problema sta nel fatto che non si è stabilito qual’è il fattore X, cioè rispetto a quale somma calcolare la percentuale. Per cui è chiaro che “quello che non ha fatto il terremoto, lo stanno facendo le norme”. La radice di ciò sta nel fatto che, sempre Di Stefano, “il commissariamento all’Aquila paradossalmente è arrivato fino alla ricostruzione e non si è fermato all’emergenza” e ciò costituisce un unicum nella storia dei terremoti. “È la prima volta che dopo l’emergenza”- dice Massimo Cialente – “non si torna alle istituzioni normali”.
Che la situazione è critica lo conferma un’affermazione dello stesso assessore il quale ha dichiarato, addirittura, che “a due anni dal sisma non si trovano le schede AeDES (rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica) di un aggregato”, schede la cui compilazione richiede una grande mole di tempo e lavoro e quindi impossibili da rifare.
Ancora più preoccupanti sono le parole dell’Ingegnere Gianfranco Ruggieri che registra quello che Cialente ha definito “l’allarme rosso” cioè il problema della sicurezza. “L’unico variabile per stare nei costi è la sicurezza” – afferma l’ingegnere – “tutti le altre (danno, barriere architettoniche e adeguamento di legge) sono vincolate dalla scheda del limite di convenienza”. La sicurezza è un fattore da tenere in considerazione per evitare che “L’Aquila diventi la prima città popolare d’Italia”, ha detto Ruggieri.
Ma perché la ricostruzione non parte? L’impressione dell’ingegnere Paolo De Santis “è che la filiera (Fintecna-Reluis-Cineas, ndr) abbia l’ordine di bloccare le pratiche, per dire agli aquilani che non sono capaci di fare la ricostruzione e quindi è meglio che arriva qualcun altro a farla”.
D’accordo con De Santis, Cialente per il quale il tentativo di “ricostruire dall’alto, dividendo L’Aquila in spicchi” è già stato fatto senza successo. Ora, quindi, anche per il Sindaco “qualcuno vuole ricostruire al posto nostro”. La comunità “occupata come kabul” – dice il Sindaco – “ha trovato una sorta di ‘garante Onu’ in Gianni Letta”, che ogni giovedì si recherebbe all’Aquila per discutere di ricostruzione secondo l’accordo fatto il 26 marzo scorso, all’indomani del ritiro delle dimissioni di Cialente.
Alla fine dell’assemblea l’unica certezza è quella annunciata dall’Assessore Di Stefano: “A fine giugno presenteremo il Piano di Ricostruzione completa all’Assemblea cittadina”.
Lascia un commento