Anche se a Roma, contrariamente ai catastrofisti, non si è vista l’ombra di una singola scossa, anche lieve, egualmente l’11 maggio è stato giorno di terremoti ed eruzioni: un sisma non troppo forte (5,2 della scala Richter) ma superficiale e quindi devastante e mortale, con epicentro vicino alla linea di costa spagnola, a Ovest di Cartagena ed una nuova eruzione dell’Etna che si è risvegliato, con numerose scosse e boati che hanno fatto tremare anche a distanza di molti chilometri le abitazioni. Il terremoto spagnolo è avvenuto alle 18 di ieri ed ha colpito particolarmente Lorca, cittadina della regione della Murcia, con la scossa principale, avvertita anche in Andalusia, che ha fatto crollare alcuni edifici e spinto migliaia di abitanti a passare la notte fuori casa, per timore di un nuovo sisma. Il bilancio umano è stato di otto morti, 170 feriti e 10.000 sfollati, mentre la paura non si placa, poiché, secondo gli esperti, il terremoto di ieri potrebbe essere solo un “preavviso” e non è da escludere che la terra torni a tremare anche oggi, forse con maggiore intensità. In tutta la penisola iberica,la zona di Murcia è quella più a rischio da un punto di vista sismico, ma il terremoto di ieri pomeriggio, secondo fonti dell’Istituto Geografico Nazionale, è il più forte verificatosi da almeno 500 anni. L’epicentro è stato localizzato nella Sierra de Tercia, a 10 km di profondità, con danni a strade e viadotti e con l’esercito inviato immediatamente dal presidente Zapatero. Naturalmente gli esperti hanno subito chiarito che non vi è alcun collegamento con la profezia di Raffele Bendandi. Quanto all’Etna ha ripreso a brontolare verso le 4 di ieri mattina, con una colata lavica che ha cominciato a svilupparsi dal ‘pit crater’, che da tempo è aperto sul fianco orientale del cono del cratere di Sud-Est. I fenomeni sull’Etna sono stati accompagnati da un innalzamento del tremore dei condotti vulcanici interni, che però sono ora in attenuazione. A scopo precauzionale, all’alba, è stato chiuso l’aeroporto Fontanarossa di Catania, che ha poi ripreso le attività a partire dalle 11. L’Etna, che si è formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, a differenza dello Stromboli che è in perenne attività e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di attività parossistica, appare sempre sovrastato da un pennacchio di fumo. A memoria storica si ricordano centinaia di eruzioni di cui alcune fortemente distruttive. Il 4 settembre del 2007, alle ore 17,30 circa, da una frattura apertasi pochi giorni prima sul fianco del cratere di sud-est ha dato luogo improvvisamente ad una fontana di lava dell’altezza stimata di circa 400 m. L’eruzione durò 12 ore, spegnendosi intorno alle ore 5.00 del 5 settembre e lasciando il “pit crater” riattivatosi ieri. Il vulcano con i suoi 3340 metri, è, fra quelli attivi, il più alto d’Europa ed offre una suggestiva vista sul mare, sino al Golfo di Taormina e alle Isole Eolie. Chiamato Mungibeddu o semplicemente ’a Muntagna in siciliano, deve forse l’attuale nome alla pronuncia del greco antico del toponimo Aitna (Aἴτνα-ας), nome che fu anche attribuito alle città di Catania e Inessa, che deriva dalla parola greca aitho (bruciare) o dalla parola fenicia attano (fornace). Secondo gli antichi, Efesto o Vulcano, dio del fuoco e della metallurgia e fabbro degli dei, aveva la sua fucina sotto l’Etna, guadagnata dopo aver domato il demone del fuoco Adranos ed averlo guidato fuori dalla montagna; mentre i Ciclopi vi tenevano un’officina di forgiatura nella quale producevano le saette usate come armi da Zeus. Si supponeva che il “mondo dei morti” greco, il Tartaro, fosse, inoltre, situato sotto il vulcano. Di recente è stato possibile documentare una gigantesca frana, che precipitò verso il mar Ionio, circa 8000 anni prima di Cristo, demolendo circa un decimo del cono sommitale del vulcano e provocando un imponente tsunami verso il Mediterraneo orientale e sud orientale. Il 14 dicembre del 1991 ebbe inizio la più lunga eruzione del XX secolo (durata 473 giorni), con l’apertura di una frattura eruttiva alla base del cratere di Sud-est, alle quote da 3100 m a 2400 m s.l.m. in direzione della Valle del Bove. L’ultima eruzione prima di ieri, il 22 dicembre dello scorso anno, con una forte esplosione dalla bocca occidentale della Bocca Nuovaed un plume di cenere alto alcune centinaia di metri, ricaduto sul comune di Linguaglossa. Vale la pena ricordare che, secondo gli scenziati, l’uomo non può prevedere né terremoti né eruzioni e, cosa ancora più grave, non fa nulla per arrestare il degrado ambientale che, se arrestato, fermerebbe altri disastri come frane e alluvioni, mentre, paradossalmente, e scriteriatamente, l’insegnamento delle geoscienze e della geografia è sempre più ridotto ed è ormai quasi scomparso dai programmi scolastici. Come scriva su Famiglia Cristiana Ida Molinari, purtroppo nessuno, nel mondo, è in grado di fare previsioni neanche a breve termine. Anzi, tutta la comunità scientifica internazionale ritiene il problema della previsione ben lungi da una soluzione positiva. Se tale possibilità ci fosse stata lo avremmo saputo, visto che la “Commissione Grandi Rischi” comprende i massimi esperti mondiali. Si osserva piuttosto, aggiungono i ricercatori con amarezza, come non sia stata né capita, né recepita l’unica lezione importante che si sarebbe dovuto imparare dal lavoro degli scienziati, che avrebbe dovuto riguardare le politiche di prevenzione e mitigazione degli effetti dei terremoti e delle altre catastrofi naturali.
Carlo Di Stanislao
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