Si è tenuta presso l’Auditorium Carispaq “E.Sericchi” la presentazione del volume “Il terremoto all’Aquila. Perché la memoria resti sempre viva”. L’opera si presenta come un’antologia dei testi più significativi pervenuti al Primo Concorso Nazionale di Poesia e Prosa omonimo indetto dal Rotary Club L’Aquila per l’anno 2009/2010: ad un anno esatto dalla cerimonia di Premiazione la silloge viene presentata come segno di una testimonianza necessaria, impellente e doverosa per un bisogno che trascende le usuali esigenze degli altri concorsi letterari. Non c’è l’orgoglio dei vincitori da sventolare, non la pura bellezza della lettura, non il piacere dell’oggetto-libro da sfogliare e godere in qualsiasi momento: il sentire alla base della creazione dei testi e la produzione di questo piccolo volume, sobrio ma prezioso nella stessa veste grafica, attinge ad emozioni più dolorose, per qualcuno ancora difficili da distinguere e tirar fuori, suscitate da un evento che in pochi secondi ha deformato il volto della nostra città e i cui effetti potrebbero riversarsi sulle generazioni future.
“Circa un anno fa quando ci siamo riuniti per assegnare i premi, c’era un atmosfera non diversa da quella che c’è oggi. Scoramento, perdita di entusiasmo, venir meno di quella volontà iniziale di recuperare ciò che il terremoto ci voleva portare via” esordisce così il Presidente della Commissione Giudicatrice del Premio, il professor Giannino Di Tommaso, dando voce ad un comune sentire presente nella sala: lo stesso senso di impotenza, di nostalgia, di privazione che come un filo rosso accomuna tutti i testi presentati. Non è certamente un caso se le opere selezionate sono tutte di autori aquilani pur essendo il concorso aperto anche ad autori provenienti dal resto dell’Italia: la parola letteraria consente una comunicazione diretta dell’emozione e, laddove quest’ultima è più sentita e più terribilmente vissuta, il messaggio diventa inevitabilmente più potente e capace di creare compassione, inteso come comune sentire. L’opera allora si fa mezzo per raccogliere il dolore del lutto, le ansie e la paura di tanti che hanno vissuto quei pochi secondi da testimoni e che hanno dovuto subire la terribile esperienza del post sisma, ma anche un modo per tenere in vita il ricordo di quelle 308 vittime seppellite dalle macerie. Oltre a questi bisogni immediati, irrinunciabili c’è anche un’esigenza sentita come doverosa: quella di ricordare L’Aquila com’era, com’è stata osservata dai suoi figli, bella e maestosa nell’inestimabile patrimonio artistico e monumentale: queste alcune delle riflessioni nella presentazione scritta da Fernando Caione, Presidente del Rotary club dell’anno 2009/2010. Ma il trauma non deve rimanere chiuso in uno sterile senso di perdita e abbandono. La “letteratura della tragedia” come la definisce il dottor Narducci, Membro della Commissione Giudicatrice, deve essere monito a migliorare le professionalità e le conoscenze per non incorrere negli errori del passato e spinta fortissima a metabolizzare il passato e rivendicare la possibilità, sottrattaci dal terremoto e dal repentino allargamento della periferia, di identificazione della popolazione con la propria città di appartenenza.
“Con le ali della memoria L’Aquila tornerà a volare. Tramandiamo l’identità e la memoria della nostra città”: questo il motto dell’anno 2010/2011 che il Presidente in carica, il professor Fabio Redi, vuole portare avanti attraverso la prosecuzione del concorso e l’auspicio ad una partecipazione sempre più folta di opere, che nei prossimi anni si allargheranno alla saggistica; a poca distanza dal trauma del sisma, la prima edizione manca di quella sezione che necessita di maggiore oggettività di analisi e distacco rispetto all’afflato emotivo della poesia e della prosa.“E’ il premio dell’onestà e della verità” ribadisce con convinzione il dottor Narducci riferendosi non solo alle opere premiate, Daj’ortu me’ la sera di Antonio Frattale per la sezione poesia e Passato-Presente…o Nostalgia-Speranza? di Maria Grazia Starace, ma anche alle opere menzionate e a quelle fuori concorso: opere che hanno il valore della testimonianza, dell’esperienza vissuta e trasposta sul foglio; sfuma il valore letterario verso un valore che è più testamentario e affettivo. La lettura di stralci dell’antologia ha consentito di visualizzare immagini che hanno visibilmente commosso la giuria e il pubblico presente in sala: L’Aquila “riggina che teneaj’artiiji,che non tenea paura di gnisciunu” diventata “’napora mamma che se piagne i foiji”, il ritratto, dolcissimo e accorato, di Lorenzo Sebastiani giovane speranza del Rugby morto durante il sisma e immaginato da Luigi Lombardo negli ultimi momenti di vita, i vicoli del centro storico ricordati con nostalgico amore da Maria Grazia Starace, la palla rossa di Anna Maria Scenna simbolo della città prima di essere sfigurata dal terremoto.
A completare il volume le opere in copertina di Massimina Pesce “Rosoni di Santa Maria di Collemaggio” dalla mostra “Fratture” del 1989; i rosoni erano stati scomposti tramite le possibilità immaginifiche dell’arte dalla pittrice 20 anni prima del terremoto: oggi rappresentano un invito a dare valore ai frammenti rimasti della nostra città e ad essere tenaci nella speranza e nella determinazione di vederli ricomposti per riappropriarci un’identità che è stata violata.
Elisa Giandomenico
Foto Manuel Romano
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