“Le persone non sembrano rendersi conto che dalle loro opinioni sul mondo si deduce il loro carattere”
Ralph Waldo Emerson
Io non ne avevo mai sentito parlare prima di un anno fa, prima che, dai seggi dell’Idv, calvacasse la tigre agopuntura per rendersi noto al mondo. Oltre a farsi sorprendere a chiacchierare per la bouvette con Pippo Franco, altro insospettato sostenitore delle “medicine dolci”, il 6 maggio, dopo essere uscito dal partito di Antonio Di Pietro per la scarsa ’sensibilità’ dimostrata verso l’agopuntura – sua ’specializzazione’ medica -, e dopo essere confluito nel movimento dei Responsabili, vicino al Premier, è stato invitato dal nuovo conduttore di Mi Manda RaiTre, in veste di ‘difensore’ della medicina tradizionale. Ne è venuta fuori una rissa in pieno stile Sgarbi, sotto lo sguardo basito dei parenti di una donna morta di cancro( vedi: http://www.google.com/support/youtube/bin/request.py?contact_type=playbackissue&v=ZnnKo2I2yRE&fmt=34&plid=AASkCEKftIi7DPPc .) Questa è stata l’ultima di una serie di discutibili performance dell’oscuro difensore della millenaria arte cinese (sconfessato però da tutte le più importanti associazioni italiane di categoria, vedi ad esempio: http://www.comitatomnc.org/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/5%252F1%252Fe%252FD.f07b230bd1f97c6ac841/P/BLOB%3AID%3D784 ), dopo quelle radiofoniche a La Zanzara di Cruciani su Radio24 e Un Giorno da Pecora su RadioDue. Riconosco di averlo invitato, come commissione MnC dell’Ordine dei Medici, a parlare a L’Aquila, ma ancora due anni fa, quando ancora non si conosceva la sua tempra di controribaltonista con deliri di grandezza (al Giornale ha dichiarato di essere un brand e di avere già una sua canzone). Medico, ginecologo, agopuntura, sicilianità, che parla di cure olistiche e cure alternative, che sogna di scardinare la lobby delle banche e delle case farmaceutiche, cattolico, con un passato socialdemocratico, dipietrista pentito e ormai col marchio indelebile di berlusconiano sulla fronte, plagiatore di gentile ed utilizzatore del Taichi per dare nobiltà ad un partito di opportunisti, Scilipodi è l’emblema di questi anni straccioni e becerissimi. Ma si sa, la Sicilia non è terra di rivoluzioni, ma luogo in cui prevale l’arte di arrangiarsi, di adattarsi e valorizzare anche le briciole del potere attraverso meccanismi mentali sofisticati, equilibrismi da circo equestre e furbizie volpine, come, anche di recente, dimostrano i “voltagiachetta” di Lombardo e Miccichè. Questa sicilianità Scilipodi l’incarna così bene da arrivare al cuore della questione senza dovere penare né infilarsi nel tunnel della ribellione obbediente, superando in strategia strutturale e funzionale, Lombardo e Miccichè. Il brand dei Responsabili è lui, Scilipoti, e la sua terza gamba – forse un ago da agopuntura – ha portato dentro sette sottosegretari in un colpo solo. Scilopodi usa tutto ciò che può per difendere, in nome della agopuntura, le sue rendite di posizione. E così Raffaele Lombardo, che da mesi annuncia la rivoluzione con nascita di un partito nuovo sulle fondamenta del vecchio, dalle caratteristiche, appunto, rivoluzionarie, non viene ascoltato da nessuno. Quanto a Miccichè la sua è una storia tipo “copia e incolla”, con l’intento, trito e ritrito, di eliminare – nell’ordine – i professionisti delle poltrone, gli arrivisti, i cerchiobottisti ed avere militanti con caratteristiche peculiari:: un corpo speciale che deve assicurare fedeltà al progetto, coerenza e continuità dell’appartenenza. Il nuovo partito accarezzato da Miccichè verrà consegnato nelle mani sapienti di un intellettuale, o più intellettuali, dotati di sensibilità politica, con compiti taumaturgici ed idee molto chiare: regionalismo autonomo con federazione nazionale. A questo punto suggerirei a entrambi i siciliani agitati e retrocessi (Lombardo e Miccichè), di fare un gruppo unico e di affidarne la gestione a Scilipodi, con tanto di Tao ed ago, per ricucire il nero ed il bianco, in un coacervo di contraddizioni. L’unico modo per restare obbedienti al capo del partito Silvio Berlusconi, fare la guerra al suo establishment, e contare di più, infatti, è seguire la modalità scilipodiana. Il 5 maggio Scilipodi titola la sua intervista su Repubblica: “Niente poltrone, io ormai sono un brand vincente”, una intervista tutta da leggere, firmata da Antonello Caporale, in bilico tra il naif e il trash, con un esibizionismo smisurato ed un gergo pubblicitario, moralmente riprovevole, ridicolo e arrogante, ma decisamente al passo con la politica di oggi. Angelo Musco, il grande catanese che fece la storia del teatro e del cinema italiano e siciliano negli anni trenta, se avese conosciuto Scilipodi ne avrebbe colto la tragica portata, crostruendone una maschera del tutto calzante su un certo tipo di politica oggi imperante. Ed avrebbe viepiù ricordato, amaramente, che non sempre il fine giustifica i mezzi e quasi mai le azioni sono attenuati dai proponimenti.
Carlo Di Stanislao
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