Mafia, 20 anni dopo ‘lezione’ Libero Grassi sempre attuale

“Con le mie denunce da solo ho fatto arrestare otto persone: se 200 imprenditori parlassero, 1600 mafiosi finirebbero in manette”. A dirlo, nel 1991, era l’imprenditore Libero Grassi, ucciso il 29 agosto di quello stesso anno per essersi rifiutato di pagare il pizzo. A ricordarlo oggi, nella Camera di Commercio di Palermo, sono stati studenti […]

“Con le mie denunce da solo ho fatto arrestare otto persone: se 200 imprenditori parlassero, 1600 mafiosi finirebbero in manette”. A dirlo, nel 1991, era l’imprenditore Libero Grassi, ucciso il 29 agosto di quello stesso anno per essersi rifiutato di pagare il pizzo. A ricordarlo oggi, nella Camera di Commercio di Palermo, sono stati studenti di tutta Italia collegati in diretta streaming con il portale Ansa Legalità e associazioni di categoria e autorità, in occasione della cerimonia di consegna del premio intitolato a Libero Grassi. L’iniziativa, giunta alla settima edizione, è stata realizzata dalla cooperativa Solidaria con la collaborazione di Confcommercio, sportello Legalità della Camera di Commercio e con il patrocinio del ministero dell’Istruzione. Gli elaborati premiati sono stati scelti tra quelli provenienti dalle oltre cento scuole di tutta Italia che si sono iscritte al concorso. Sette scuole hanno vinto un viaggio a Palermo alla scoperta dei testimoni e dei luoghi della lotta alla mafia, mentre tre premi speciali sono stati assegnati ad altri tre istituti. “Che fosse Libero, ce l’aveva scritto già nel nome: vent’anni fa mio marito parlava di qualità e formazione del consenso, in base ai quali a una cattiva raccolta di voti corrisponde una cattiva democrazia. Oggi ne abbiamo la prova”, ha ricordato la vedova dell’imprenditore, Pina Maisano, sottolineando l’attualità di quelle parole. Delle collusioni tra mafia e politica ha parlato anche il presidente del tribunale di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, cognato di Giovanni Falcone. “Mi si chiede sempre quando mi trovo al Settentrione perché i siciliani passano da un presidente della Regione condannato per mafia a uno sospettato di mafia, come se fossimo incapaci di esprimere una candidatura migliore. Eppure vent’anni fa Libero Grassi aveva puntato il dito proprio sulle collusioni politiche, e il popolo siciliano ha pagato un prezzo altissimo nella lotta alla mafia”. E il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, ha osservato: “Rispetto alla velocità dei successi conseguiti da magistratura e forze dell’ordine la classe politica arranca e questo fa vincere tante battaglie, ma determina dei ritardi”. Sul tema del convegno, ‘Liberiamoci dal racket’, si sono concentrati gli interventi dei relatori. “Mi ha colpito molto la serenità e la pacatezza del volto di Libero Grassi – ha detto Salvatore Cernigliaro, presidente della cooperativa Solidaria e ideatore del premio – mentre esprimeva con fermezza le sue idee così rivoluzionarie”. Idee che hanno lasciato il segno come dimostra la lettera al ‘Caro estorsore’ scritta, sulla falsariga di quella pubblicata dall’imprenditore su alcuni giornali dopo le minacce ricevute dal racket, da Arianna Mascone, del liceo scientifico Enrico Mattei di Vasto (Chieti), una delle vincitrici del Premio: “Libero era un persona che con grande normalità e dignità faceva il suo lavoro e che diventa eroe costretto dalle circostanze. Spero che un giorno non ci sia più bisogno di eroi come lui”.

Antonella Lombardi

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