“Il tribunale non ti chiede nulla. Ti accoglie quando vieni, ti lascia andare quando vai”(Il Processo, Franz Kafka). Sette scienziati della Terra saranno processati dal 20 settembre 2011 per l’omicidio colposo plurimo di 309 persone e per le lesioni inferte a 1600. Tutti vittime del terremoto aquilano di 27 mesi fa, sulla cui natura solo tettonica cominciamo a nutrire forti dubbi.
Il processo di L’Aquila genererà la verità definitiva sulle cause della terribile catastrofe politica, sismica, civile, culturale ed economica del 6 aprile 2009 in Abruzzo. La verità dei fatti verrà finalmente alla luce. Perché è ora di finirla con le favole, le leggende e le profezie sulla prevedibilità scientifica dei terremoti. La verità nascerà nel processo di L’Aquila dove sarà sviscerata, analizzata, strutturata e costruita sulla base di testimonianze, deduzioni, prove e controprove prodotte durante tutte le fasi del rito processuale, come stabilisce la Legge. Perché è massima la nostra fiducia nella Magistratura e nelle garanzie costituzionali di tutte le parti in causa. Degli aquilani e degli scienziati. Nella memoria delle vittime e per il trionfo della giustizia. I numeri non mentono. Poiché abbiamo scoperto centinaia di pianeti alieni che potrebbero essere abitati da intelligenze extraterrestri nella Galassia (in attesa di un vero protocollo di emergenza inter-nazionale condiviso) preparatevi ad evacuare la Terra. A bordo di navette shuttle che dovrete costruirvi voi stessi in famiglia, nelle vostre case e imprese, perché se sperate nello stato e negli organismi mondiali, subirete le conseguenze dell’imminente invasione aliena. E i Visitatori non scherzano affatto. Potrebbe accadere davvero, all’improvviso di buon mattino (“Visitors” docet) visto che la probabilità di un’invasione ET (così come quella di essere colpiti da una cometa e da un asteroide o di finire uccisi in un incidente aereo) è infinitamente maggiore della previsione probabilistica quotidiana di un terremoto altamente distruttivo sotto una città capoluogo di Regione come L’Aquila in Abruzzo! Avete capito benissimo. Nella realtà quantistica in cui viviamo, le probabilità sono importanti come le parole che pensiamo e scriviamo: lo sanno i giocatori dei vari “gratta e vinci”. E se sette scienziati della Terra finiscono sotto processo in Italia nell’Anno Domini 2011 per omicidio colposo plurimo e lesioni, per i 309 morti e i 1600 feriti di L’Aquila, qualcuno dovrà spiegare, Carta costituzionale alla mano, cosa dovrebbe e potrebbe fare la Scienza con i mezzi di cui dispone oggi in Italia. Quei sette non avrebbero “previsto” il terremoto di magnitudo momento 6.3 di L’Aquila e, soprattutto, non avrebbero “dato” alle Autorità politiche (sommamente responsabili di fronte al popolo sovrano) i numeri giusti delle probabilità di accadimento di un evento distruttivo. Insomma, cavilli giuridici permettendo, gli scienziati non avrebbero allertato la popolazione, non avrebbero insomma dato il pre-allarme (?) per evacuare un centro storico cittadino di oltre 50mila abitanti come L’Aquila. Non avrebbero, quindi, salvato 309 vite quella maledetta notte del 6 aprile 2009. Quando la politica dormiva sonni tranquilli da mesi in attesa dell’irreparabile, quel giorno di fine marzo 2009 gli scienziati si sarebbero lasciati andare ad affermazioni quanto meno “sospette” nella Commissione grandi rischi (organo istituzionale), finendo nella tenaglia politica e mediatica che tutto macina e consuma, per finire giudicati alla fine colpevoli. Colpevoli di cosa? Contrariamente a quanto sostiene la letteratura scientifica mondiale sulla non-prevedibilità dei disastri tettonici e geologici, ora, con questo interessante precedente giurisprudenziale, dovremo evacuare milioni di persone al giorno in tutta l’Italia, al primo tremolio o scossone vulcanico. Montefeltro trema da giorni, che fare? Indovinate voi stessi la magnitudo limite, perché non me la sento di sparare subito una cifra a caso imprecisa, assurda e tendenziosa. Ma così stanno le cose. È una rivoluzione copernicana del diritto, della politica di protezione civile e della scienza. Massimo rispetto per la Magistratura e per le tesi della Difesa, ci mancherebbe. Senza il Diritto saremmo ancora in mano ai giochi perversi della politica politicante più becera e caotica di Frodo e Frego in salsa italiota, come nei secoli passati al tempo dell’Inquisizione. Quando bastavano due o più testimoni per finire sul rogo, magari strozzati da una corda al collo prima di essere consumati dalle fiamme, se ci si pentiva in tempo ammettendo le accuse più incredibili estorte dal braccio secolare, sotto tortura. Ma siamo nell’Italia del 21° Secolo, in uno stato di diritto dove i processi, anche quelli apparentemente più assurdi, si possono vincere, facendo perdere chi ci accusa. Grazie alla Legge fondata sui principi sacrosanti della Costituzione repubblicana del 1948 e grazie a Dio. Tuttavia, questa vicenda che vi stiamo per raccontare, passerà alla storia del diritto e della scienza. Il mondo ci osserva con molta attenzione, non solo la comunità scientifica internazionale. Mentre la politica italiana (in tema di sviluppo scientifico, energetico e tecnologico) sembra finita! Insomma, dove i politici hanno miseramente fallito tagliando i finanziamenti alla ricerca scientifica pubblica e privata, arriva il Diritto che, lo ricordiamo, vuole accertare la verità tutta intera. Dunque, la si accerti e non si abbia timore di far fare la giusta bella figura ai responsabili politici del disastro aquilano e di quelle 309 morti. Ma non prendetevela con la Scienza. L’ipotesi di reato più grave è quella di omicidio colposo plurimo per sette scienziati – avete capito bene? – i quali avrebbero dovuto mettere in conto una scossa di enorme pericolosità per il giorno e la settimana successivi, allertando la popolazione aquilana che avrebbe recuperato istantaneamente la cultura della prevenzione antisismica, abbandonando giusto in tempo le proprie case per mettersi in salvo. Nella Commissione grandi rischi c’erano anche dei politici che però non sono finiti indagati. I sette scienziati si sarebbero resi colpevoli di “negligenze fatali”. Avrebbero dovuto avvisare con più precisione (ma la politica capisce la parola: precisione?) la popolazione aquilana, consentendo l’allontanamento volontario di decine di migliaia di persone dalle case. Alla giusta distanza, per evitare coppi in testa. Quando il buon senso avrebbe dovuto consigliare a tutti l’acquisto immediato di una tenda familiare, già nel dicembre 2008, su tutto il bacino aquilano, senza aspettare le cifre esatte degli scienziati e le decisioni politico-istituzionali della Commissione grandi rischi. Perché è il popolo sovrano a dover indirizzare chi di dovere senza attendere la fine! Detta così potrebbe sembrare proprio una barzelletta. Ma quando la sfiga degna di “Paranormal Activity” colpisce in maniera così dura, il giorno o una settimana dopo una riunione istituzionale piena di firme in calce ad atti pubblici, per una mancata previsione sismica che preluda all’evacuazione generale, allora abbiamo ragione di credere che gli alieni cattivi dell’Ultraverso esistano davvero. Potrebbe essere la dimostrazione scientifica del fatto che siamo già in loro potere senza scampo! Ma qualche mese fa i sismologi di tutto il mondo riuniti a Washington D.C., scoppiarono a ridere alla notizia terribilmente seria del processo imminente. Quel 6 aprile 2009 in Abruzzo sono morte 309 persone. Giustamente i familiari chiedono di sapere se i loro cari (molti giovani studenti perché non sono fuggiti? Perché rassicurati? Da chi?) potevano essere salvati. Se sono stati vittime di una tragica fatalità o se invece ci sono responsabilità da individuare e perseguire con tutta la forza del Diritto. Pretesa più che legittima. Sacrosanta. E difatti sono già state aperte inchieste a carico di chi è sospettato di non aver rispettato le norme nella costruzione di alcuni edifici sbriciolati come grissini dal sisma. E nel resto d’Italia? E i condoni edilizi?
La Procura di L’Aquila ha il sacrosanto diritto-dovere di lavorare in santa pace per accertare la verità che, abbiamo ragione di credere, illuminerà a giorno questo nostro Bel Paese in mano ai poteri forti di Frodo e Frego. Di un’Italia così sfortunata come nazione, dove i cervelli, nel 150mo anniversario della sua unità, sono costretti a lavorare all’estero e non nei nostri laboratori pubblici e privati per far lievitare il Pil. Potevano eminenti studiosi riuniti all’epoca nella Commissione grandi rischi, profetizzare e preconizzare quanto sarebbe successo di lì a qualche giorno? La questione assai controversa è delicatissima. La scossa fatale era stata preceduta da una sequenza di fenomeni di minor entità durata mesi e non settimane. Ma è altrettanto vero che la comunità scientifica internazionale ha sempre negato che sia possibile sapere in anticipo se, dove e soprattutto quando si verificherà un terremoto distruttivo. Soprattutto le probabilità giornaliere e settimanali sono bassissime e non sarebbero utilizzabili per la previsione e per la Protezione civile. Sarà vero? E per la prevenzione civile cosa c’entrano gli scienziati? Non è forse colpa della politica? In galera dovrebbero finire molte altre persone che hanno per decenni disapplicato le leggi a L’Aquila ed altrove in tema di sicurezza antisimica nelle nostre abitazioni. Questo processo epocale è l’occasione per dimostrare al mondo che qui in Italia non si scherza con la vita delle persone, che una rivoluzione copernicana nella politica e nella ricerca scientifica è possibile. Con alcuni corollari importantissimi. Poiché gli studiosi sono arrivati a individuare alcune zone (tutta Italia, tutta la dorsale appenninica) nelle quali il rischio di eventi sismici è molto elevato ed altre dove addirittura si può affermare con certezza che prima o poi qualcosa di grosso succederà, che si fa? L’evacuazione generale della Penisola? Si va tutti in Sardegna, la piattaforma geologica più stabile in assoluto nel Mediterraneo? E qui non si scherza affatto. È ovvio. È impossibile evacuare decine di milioni di persone in pochissime ore, giorni, settimane e mesi. Quindi chiudiamo la “baracca” ed ogni più assurda considerazione. In caso di risveglio esplosivo del Vesuvio, un disastro per milioni di napoletani, l’Abruzzo ha il dovere di accogliere i “profughi”. Lo dimostrano le recenti esercitazioni di Protezione civile. Ma se poi in Abruzzo capita un altro concomitante disastro sismico nel Fucino, che facciamo? Nessuno può ritenersi al sicuro in assoluto. Né a casa né all’aperto, questa è la verità tutta intera. Perché il caos che ne deriverebbe nelle vie di comunicazione, sarebbe fatale per i soccorsi. C’è un limite, infatti, che gli scienziati conoscono molto bene. Anche per i soccorsi internazionali nel caso di eventi distruttivi multipli come il catastrofico terremoto del Giappone l’11 marzo 2011 (Mw=9; 25mila morti) con onde di tsunami alte anche 39 metri. E che dire di Messina e Reggio Calabria? Città ad altissimo rischio sismico. Lo si è visto nel 1908 con gli oltre 120mila morti che attendono ancora giustizia. Se ricapitasse (non è escluso dalla Scienza) altro che omicidio colposo plurimo aggravato. L’imputazione sarebbe di genocidio. Dovrebbe intervenire direttamente il Tribunale internazionale. Contro chi? Allora, che fare? Via tutti dall’Italia, non c’è un minuto da perdere. Andiamo su Marte, geologicamente inattivo perché sulla Luna potremmo beccarci un sassolino in testa senza preavviso! Via tutti. Sarebbero da evacuare al più presto l’Irpinia, la Calabria, il Molise e il Friuli. Regioni che potrebbero essere spazzate via per un futuro terremoto. Via tutti dalle Marche, la costa è a rischio tsunami. Ma i fatti giuridici di queste ore rappresentano anche una rivoluzione copernicana per il giornalismo scientifico e per gli amici di Los Angeles, del Cile e della Tibet. In Giappone è forse già troppo tardi perché gli esperti “prevedono” altri eventi epocali. Tuttavia, apprese le recenti “iniziative” processuali italiane, si dice che siano corsi subito ai ripari. Perché rimanere vittime del prossimo Big One? Evacuazione generale, si salvi chi può! Tutti nel deserto del Gobi, a bordo di speciali Arche giganti della salvezza! E a chi naviga sugli oceani a rischio di terremoti subacquei e di onde anomale, che possiamo dire? Ma ve lo immaginate chi oggi è in crociera e legge su Internet questi scenari da fare invidia al kolossal “2012”? Tutti fuori dalle vostre case, dalle navi, dagli uffici, dalle montagne, dalle città!
C’è un limite a tutto, come insegna lo scienziato cattolico Galileo Galilei. Varcando quel limite, entrando nel dominio dell’esagerazione, si rischia grosso. Perché uccidere la Verità equivale ad eliminare se stessi. È una cosa già successa nella Storia. E poi accusano la Chiesa Apostolica Romana di aver perseguitato la Scienza moderna che i Papi e gli Ordini religiosi hanno contribuito a fondare nelle Università, nei Conventi e nelle Biblioteche d’Europa.
È ben consolidato nella comunità scientifica che i terremoti non si possono prevedere nel breve termine. Il risultato sarebbe quello che si produrrebbero tantissimi, centinaia di falsi allarmi come in Garfagnana. Ross Stein, geofisico del US Geological Survey con sede in California, ha detto:“Al nostro istituto abbiamo investito una valanga di denaro e controllato centinaia di tecniche messe a punto nel mondo scientifico ma purtroppo non siamo ancora riusciti a trovare la strada giusta”. C’è un documento nei cassetti degli atti pubblici sul sisma aquilano del 6 aprile 2009 che conferma questa tesi. È la Relazione conclusiva della Commissione internazionale degli scienziati, il famoso G10, che iniziò a lavorare a L’Aquila nel mese di maggio 2009, a circa un mese dal terremoto. Ne abbiamo parlato a lungo in questi anni. Ne fanno parte dieci eminenze grigie della sismologia provenienti dalle più prestigiose università del mondo. Nel documento finale si consiglia di informare il pubblico in caso di terremoti futuri, in modo non allarmistico, ma “con continuità, sulla base di informazioni probabilistiche”. La Commissione, si legge nel Report, “non ha identificato alcun metodo per la predizione deterministica a breve termine di forti terremoti”. E le analisi raccolte “prima dei grandi terremoti, compresa la scossa principale del 6 aprile 2009 all’Aquila, non mostrano alcuna evidenza convincente di precursori diagnostici”.
Sapete? E’ stata la Protezione civile italiana di Guido Bertolaso a dare mandato a quella Commissione internazionale di sismologi di studiare il caso. E questa Commissione è giunta alla stessa conclusione:“il terremoto di L’Aquila non si poteva prevedere”. Ma la politica poteva prevedere le 309 vittime del sisma sulla base dei rapporti scientifici dei nostri scienziati e della tenuta effettiva delle abitazioni aquilane. La politica, infatti, è in grado prevedere tutto, anche la prossima invasione aliena. Anche quante vittime ci sarebbero state a L’Aquila in caso di terremoto diurno, quel 6 aprile 2009. Via libera, dunque, ai grandi esperimenti socio-psico-antropologici. L’Italia è un laboratorio a cielo aperto. Ne gioverà il Pil. Non chiedetemi se, quando, dove, come e perché si verificherà la prima tragedia tettonica e vulcanica in Italia e nel mondo da un milione di morti, ma è pura follia pensare che l’uomo (la scienza e la tecnologia, perché la politica dei politicanti italiani è sempre in forte ritardo di comprendonio e d’azione!) possa oggi prevedere e manovrare vulcani, terremoti, maremoti, impatti cosmici di asteroidi, meteoriti e comete.
L’uomo (nell’universo di Star Trek ambientato sulla Terra del futuro, tra 300 anni, dove dicono tutto sia già possibile!) può solamente cercare di porre rimedi mai assoluti. Per affrontare la furia di oceani, mareggiate, tornado, uragani, vulcani, terremoti, eruzioni, maremoti e impatti cosmici, l’uomo deve necessariamente riconoscere con umiltà i suoi limiti. I palliativi mentali e i capri espiatori, non sono affatto utili per salvare vite umane. Anzi. Allora, sempre nel pieno rispetto della Magistratura, ha senso perseguire scienziati e tecnici (sempre che sia ancora utile la presenza di eminenze grigie nella Commissione grandi rischi: meglio lasciarla ai politici!) per aver fatto quello che era nel loro effettivo potere e dovere di fare sulla scorta delle conoscenze di fisica terrestre unanimemente riconosciute nella comunità scientifica internazionale? L’Italia oggi è davvero sotto i riflettori di tutti, in particolare di coloro che sanno, in tutta coscienza, che nessun evento sismico poteva essere previsto a L’Aquila per la data precisa del 6 aprile 2009, alle ore 3:32 del mattino.
La tragedia dei 309 morti (sarebbero stati tanti in Giappone?) causati non solo da un sisma di magnitudo momento 6.3 ma soprattutto dalle forti accelerazioni al suolo subite da edifici obsoleti e inadeguati, cioè non predisposti a resistere a tali sollecitazioni, è davvero imputabile agli scienziati? O piuttosto ai responsabili politici e istituzionali che, prima e durante della sequenza sismica, negli anni precedenti hanno fatto poco o nulla per mettere in totale sicurezza antisismica la Città di L’Aquila, capitale d’Abruzzo, e i comuni colpiti dalla catastrofe? Questi interrogativi meritano una risposta. Della Magistratura e della Politica. Per il bene di tutti. Tra 300 anni potremmo aver già vissuto tragedie ben più disastrose del Giappone. Ma quel tragico senso di impotenza per l’umana impossibilità scientifica di salvare vite sempre, a qualunque costo, non deve e non può affatto significare che non dobbiamo sempre e comunque essere preparati al meglio in vista di futuri o imminenti eventi sismici ben più terrificanti, magari aspettando l’ineluttabile, leggendo favole e leggende e profezie metropolitane per metterci in pace la coscienza.
Perché, signore e signori, non vorremmo che le favole che ci stanno raccontando sui media (terremoti e profezie apocalittiche da fine del mondo al peperoncino piccante!) finiscano per delegittimare gli scienziati veri, per favorire i bugiardi e per distrarci dalle iniziative utili a potenziare le politiche “preventive” di contrasto ai danni causati all’umanità da future probabili catastrofi naturali e cosmiche. I super tornado che negli Usa a 300 chilometri orari macinano migliaia di morti, sono solo un segno dei tempi, del cambiamento del clima sulla Terra o della cattiva politica delle costruzioni?
Occorre costruire edifici nuovi antisismici (il fatto che lo siano non è mai l’assoluta garanzia di una loro stabilità dinanzi a un sisma di fortissima intensità) e per gli edifici esistenti deve essere resa obbligatoria una speciale attività di “cautela comparativa” con l’obiettivo del possibile miglioramento delle caratteristiche di resistenza al terremoto in funzione della singola struttura e delle sue condizioni al contorno. Le norme che già abbiamo vanno benissimo per il nuovo, molto meno per l’esistente, ma solo il loro assoluto rigore e rispetto sul territorio ci permetterà di salvare vite umane. Smentite le profezie e messi in gatta buia i falsi profeti, che millantano cultura scientifica e tecnologica, potremo liberare l’informazione da tutti gli speculatori senza scrupoli, per dedicare ogni sforzo alla salvaguardia della vita umana da tali catastrofi, rilanciando e finanziando gli scienziati veri.
Nicola Facciolini
Foto Manuel Romano
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