Schiaffo alla memoria e alla giustizia

Cesare Battisti è da questa notte un uomo libero. La decisione della Corte suprema brasiliana, che non solo ne nega l’estradizione ma ne dispone addirittura la scarcerazione immediata, è arrivata quando in Italia era notte fonda, al termine di una sessione fiume, con decisione presa per 6 voti a 3, di scarcerare l’ex terrorista dei […]

Cesare Battisti è da questa notte un uomo libero. La decisione della Corte suprema brasiliana, che non solo ne nega l’estradizione ma ne dispone addirittura la scarcerazione immediata, è arrivata quando in Italia era notte fonda, al termine di una sessione fiume, con decisione presa per 6 voti a 3, di scarcerare l’ex terrorista dei Proletari armati, condannato all’ergastolo in contumacia dalla giustizia italiana,  per quattro omicidi commessi fra il 1977 e il 1979. Nel 2010 la Corte Suprema autorizzò l’estradizione di Battisti lasciando però la decisione ultima nelle mani dell’allora presidente Ignacio Lula da Silva che, nell’ultimo giorno del suo mandato e dopo aver ricevuto il parere dell’Avvocatura dello Stato, decise per il ‘no’. Il giudice relatore Gilmar Mendes ha prolungato per quasi due ore la sua dichiarazione di voto favorevole a che l’ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) venisse consegnato alle autorità italiane. Ma a nulla è valso il suo tentativo di convincere in extremis i giudici ancora titubanti della gravità delle accuse rivolte a Battisti in Italia, che gli hanno fruttato la condanna all’ergastolo per quattro omicidi compiuti negli anni 70. Guidati dal giudice Mello, la maggior parte dei giudici si è espressa per l’immediata scarcerazione di Battisti, da oltre quattro anni detenuto nel penitenziario della Papuda a Brasilia. Il presidente del Stf, Cezar Peluso, nonostante avesse votato contro la scarcerazione assieme a Mendes e alla giudice Ellen Gracie, ha a questo punto proclamato la liberazione di Battisti. Doppia sconfitta quella di ieri per l’Italia ed  imbarazzo anche in Brasile, dal momento che il Supremo tribunale federale (Stf) ha rigettato, senza analizzarlo nel merito, il ricorso del governo italiano contro la decisione dell’ex presidente Lula, che concedeva asilo politico a Battisti. Giorgio Napolitano è diretto e, senza giri di parole, parla di lesione degli accordi e dell’amicizia fra i due Paesi. Lo scorso 31 dicembre, quando Luiz Inacio Lula da Silva, negò l’estradizione in Italia di Battisti già disposta in precedenza dalla Corte suprema, Giorgio Napolitano definì “incomprensibile” la sua scelta, manifestando “profonda delusione, amarezza e contrarietà”. Un giudizio ripetuto anche di recente, lo scorso 9 maggio, quando – dopo aver scritto alla nuova presidente Dilma Rousseff per ribadire le ragioni italiane – il capo dello Stato aveva denunciato “residui pregiudizi e mistificazioni” nelle ricostruzioni della vicenda del terrorismo degli anni ’70 in Italia, “che pesano sul rapporto tra Italia e Brasile nella vicenda dell’estradizione rimasta incomprensibilmente sospesa del terrorista Cesare Battisti”. Il vicepresidente dell’Europarlamento, l’eurodeputato del Pd Gianni Pittella ha assicurato che la presidenza del Parlamento europeo trasmettera’ la sua indignazione alle autorità brasiliane e, nel frattempo, il collega della Lega Nord Fiorello Prover, a ha presentato un’interrogazione al Consiglio Ue chiedendo se questo e’ disposto a discutere il caso Battisti con la presidente brasiliana Dilma Rousseff e a intraprendere iniziative per convincere le autorità brasiliane a rivedere la decisione di negare l’estradizione. Non mancano, poi,  come sottolinea oggi il Corriere de La Sera,  le accuse al governo di casa nostra di non aver fatto il possibile – sia come mosse istituzionali che come pressioni diplomatiche – per ottenere l’estradizione di Battisti. “Il governo ha avuto momenti di incertezza, ha pesato la perdita di credibilità dell’Italia”, ha detto il presidente del Pd, Rosy Bindi e il  segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, chiede che “il ministro Frattini venga in Parlamento per spiegare come si è mosso il governo nelle ultime settimane per scongiurare questo epilogo”. Inoltre Silvana Mura della’Idv, attacca: “L’epilogo della scandalosa vicenda Battisti purtroppo era già scritto da tempo, e solo il nostro governo non se ne era accorto, oppure aveva fatto finta di non accorgersene”. L’Italia ha comunque intenzione di ricorrere alla corte de l’Aia. La partita, ha detto il nostro ministro degli Esteri, non è finita. “Il primo tempo lo ha vinto il terrorismo e lo ha perso la comunità di paesi che ritengono che il mondo non dovrebbe aiutare un terrorista”, ma “non finisce qui”, ha insistito il titolare della Farnesina. “L’Italia attiverà tutti gli strumenti di tutela internazionale, la Corte dell’Aia. Ma quello sarà il secondo tempo della partita”. Secondo il ministro la Corte “potrebbe impiegare pochi mesi” a prendere una decisione. “Noi all’Aia affermeremo il principio che nessun terrorista può essere liberato in un paese democratico”, ha concluso il ministro. Indignazione e rabbia è stata espressa, su La Repubblica, dai famigliari delle vittime di Cesare Battisti, una vita da latitante in mezzo mondo e nessuna traccia esplicita di pentimento.  Nato nel 1954 a Sermoneta, non lontano da Latina, nel 1968 si iscrive al Liceo classico, ma già nel 1971 abbandona la scuola e viene arrestato per la prima volta nel 1972, per una rapina compiuta a Frascati. Tra il 1974 e il 1976 viene arrestato ripetutamente per furto e sequestro di persona, subendo anche qualche condanna. Nel 1976 si trasferisce al nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo, formazione nata nell’area dell’autonomia del quartiere Barona, alla periferia di Milano. Battisti è accusato di essere stato il killer di Antonio Santoro, maresciallo capo delle guardie carcerarie di Udine ucciso il 6 giugno 1978 e di Andrea Campagna, agente della Digos di Milano, ucciso il 19 aprile 1979. Inoltre è stato il mandante dell’omicidio del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani compiuto il 16 febbraio 1979, lo stesso giorno in cui Battisti partecipò all’esecuzione di Lino Sabadini nella sua macelleria a Mestre. Arrestato a Milano il 26 giugno 1979,  il terrorista era poi riuscito ad evadere dal carcere di Frosinone due anni dopo, il 4 ottobre del 1981. Si era inizialmente rifugiato in Messico, quindi in Francia, dove il 30 novembre 1990 era stato fermato dalla polizia a Parigi insieme ad altri quattro italiani. Liberato pochi mesi dopo – secondo la legge francese dell’epoca sull’estradizione – Battisti si era rivolto già alla fine degli anni 90 al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per chiedere una “soluzione politica” agli anni di piombo. L’ex appartenente ai Pac era poi stato nuovamente arrestato nel febbraio del 2004 sulla base della richiesta di estradizione fatta dal governo italiano. Anni fa il ministro della Giustizia francese Dominique Perben che si era incontrato con l’allora Guardasigilli italiano Roberto Castelli sulla questione dei rifugiati aveva annunciato che la situazione dei condannati in Italia per terrorismo sarebbe stata esaminata “caso per caso”. Arrestato a Rio de Janeiro con un passaporto falso nel 2007, a Battisti era stato concesso lo status di rifugiato politico dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, nel 2009, che impedì così la sua estradizione. Battisti si è sempre difeso sostenendo di essere innocente e che le decisioni del giudice italiano sono state prese per motivi politici. Mesi dopo che il ministro ha concesso asilo politico a Battisti, la Corte Suprema ha annullato la sentenza raccomandando che venisse estradato in Italia, ma ha poi deciso di deferire il caso al presidente. Lula ha quindi impiegato più di un anno per commentare il caso, lasciando la decisione al suo ultimo giorno in carica – 31 dicembre 2010 – quando dichiarà che l’ex terrorista doveva rimanere in Brasile. “Potete intuire – ha detto La Russa dopo il pronunciamento del Brasile – la mia amarezza e la mia vicinanza ai familiari delle vittime, e non sto contando fino a dieci, ma fino a mille prima di fare un commento. Posso dire solo – ha aggiunto – di aver parlato con il presidente Berlusconi già stanotte e di aver avuto da lui assicurazioni che nulla resterà intentato per riportare Battisti in Italia. Questo per me conta di più di qualunque parola di rito”. Secondo noi, di la da strumentalizzazioni, con la scarcerazioni di Battisti si è insultato l’intero popolo italiano, chiudendo nel modo peggiore una vicenda drammatica e sanguinosa che infligge un vulnus nella memoria della nostra Nazione.

Carlo Di Stanislao

 

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