Fotografata nei giorni del referendum a Villa Certosa con due fanciulle, fra cui una consigliera venticinquenne campana già in odore di “fidanzamento”con lui, alle prime mosse dello scandalo Ruby, dal solito Zappadu, l’autore di centinaia di altre celebri fotografie scattate due anni fa al Cavaliere, sempre a Villa Certosa, alcune delle quali ritraevano (oltre che le consuete ospiti di sesso femminile) l’allora premier ceco Mirek Topolanek, Berlosconi vive giorni e notti agitate, non solo in attesa di Pontida e della verifica richiesta da Naplitano, ma per la piega che ha preso l’inchiesta campana sulla P4 che, che, dopo l’arresto di Bisagni, irrompe tumultuosamente nel tempio politico romano, già provato da bagarre, crisi e divisioni varie e rischia di dare il colpo finale ad un establishment molto logoro ed in pericolo, con la comparsa nomi di primissimo piano del panorama politico, non indagati per ora, come quello di Gianni Letta, come emergerebbe dai verbali di interrogatorio che ne farebbero il beneficiario finale del lavoro di intelligence della P4. Bisagni ha dichiarato agli inquirenti che informava “il dottor Letta delle notizie comunicatemi da Alfonso Papa, e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente come la vicenda riguardante il Verdini (l’indagine sulla cosiddetta P3, ndr), come la vicenda inerente al procedimento che riguardava lui stesso (e cioè il Letta) e il Chiorazzo (indagine del pm Woodcock sugli appalti alla galassia della cooperativa La Cascina, vicina a Comunione e Liberazione, ndr)”. Alla luce dei fatti, non risulta forse casuale che ieri sera, Gianni Letta, sia salito a Palazzo Grazioli per un colloquio con Berlusconi. L’associazione così detta P4, secondo quanto contestato dai pm, avrebbe raccolto informazioni segrete per uno scopo triplice: il primo era la ormai famigerata “macchina del fango” usata “per infangare ovvero per poter poi ricattare e esercitare indebite pressioni sui medesimi esponenti delle istituzioni”. Il secondo scopo era quello classico della “soffiata” cioè il favoreggiamento degli uomini potenti indagati. Infine il terzo scopo era ottenere denari e favori dagli imprenditori coinvolti nelle indagini”. Esiste poi un secondo filone che resta segreto. Ma un capitolo della richiesta di arresto fa tremare i palazzi romani: “Il potere relazionale e di influenza del sodalizio. L’associazione segreta di cui alla legge cd ‘legge AnseImi’. I rapporti con Gianni Letta e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, quelli con l’Eni, con altri esponenti del Governo, con i vertici dei servizi di sicurezza, con la Rai, con Dagospia”. Un obiettivo investigativo che, a parte Dagospia, è tra i più alti prefissati in un’indagine penale. Così grosso che lo stesso Gip Luigi Giordano ha disposto gli arresti solo per tre capi d’imputazione inerenti gli episodi di favoreggiamento agli indagati ma è parso perplesso sull’associazione a delinquere ex legge Anselmi. Ma i grattacapi del cavaliere riguardano almeno due altri punti, entrambi urgenti e vicinissimi. In primo luogo il fatto che dovrà pagare al suo peggiore concorrente De Benedetti 750 milioni di Euro per il lodo Mondadori e che sa che l’avversario di sempre si servirà della somma per sparargli al cuore attraverso La7, investendolo personalmente e nel suo “core business”, cioè proprio la televisione. La seconda, la gelata anche odierna di Maroni, che alla domanda se nel governo fila tutto liscio, dopo il ‘pollice verso’ mostrato dal Senatur ai giornalisti (il leader del Carroccio aveva risposto cosi’ a chi gli chiedeva se il governo andra’ avanti, per poi far precisare che il gesto era indirizzato ai cronisti), dice sibillino: “Rimando a Pontida”, aggiungendo subito dopo: “Berlusconi ascoltera’ attentamente”. Insomma, a pochi giorni dalla verifica parlamentare e nel pieno di una nuova vicenda giudiziaria che rischia di investire la politica e la stessa maggioranza, Silvio Berlusconi, che ostenta sicurezza, è pieno di ansie ed autentiche preoccupazioni, anche se afferma: “Non ho paura di nessuno, la maggioranza tiene assolutamente”. Intanto, per cercare di placare gli animi leghisti, consente una ulteriore mossa reazionaria di marca carrocciana: espulsione immediata per tutti i clandestini e tempo di permanenza nei Cie prolungato a 18 mesi, due novità certamente leghiste contenute nel decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri. “Evviva, arrivano le prime risposte concrete ai problemi che abbiamo posto”, commenta Calderoli. “La settimana scorsa in Consiglio dei Ministri avevo chiesto a Berlusconi di attivarsi personalmente con il governo provvisorio della Libia perché vi fosse da parte loro l’impegno al raccoglimento dei loro profughi che sono arrivati o che arriveranno sulle nostre coste. A seguito della nostra richiesta – prosegue il ministro leghista – domani mattina il ministro degli Esteri Frattini firmerà un accordo in questo senso con i nuovi governanti libici, un accordo che prevede, tra l’altro, anche la realizzazione di un centro di accoglienza per i profughi direttamente a Bengasi. D’ora in poi guarderemo al futuro con maggiore serenità rispetto a questo grave problema”. Quanto deliberato dimostra che ora più che mai Berlusconi è ostaggio, oltre che dei suoi problemi personali, anche della Lega e di tempo per dedicarsi ai veri problemi italiani ne ha sempre meno. E mentre Brunetta prende di nuovo a sberle i precari facendo tumultare il popolo di Facebook ed indignare tutta l’opposizione, Berlusconi è sempre più solo ed accerchiato, al crepuscolo di un potere che ormai gli sfugge dalle mani. Si dice (almeno questo è ciò che scrivono Il Tempo ed il Centro), che pensi ad un sostituto e si stia concentrando su Montezemolo, ma a molti l’ipotesi pare poco credibile, anche perché tra i due non vi è stata né vi è particolare simpatia. La stampa estera, in questi giorni, sottolinea, dalla Spagna all’Inghilterra, passando dalla Francia, che avrà pure mantenuto la maggioranza in Parlamento, ma certamente perso e molto il contatto con il Paese. . Anche il mondo arabo è intervenuto con Al Jazeeira, domandandosi “quanto a lungo Berlusconi riuscirà a mantenere la sua fama di sopravvissuto”.
Carlo Di Stanislao.
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