“Il Parco regionale Sirente Velino deve uscire dal commissariamento e gli organi del Parco devono essere ricostituiti”. A dichiararlo, questa mattina in conferenza stampa, è stato il Consigliere regionale Giovanni D’amico (Pd), a capo di una delegazione dei sindaci dei 22 Comuni del Parco. D’Amico ha annunciato che presenterà una risoluzione, con l’appello ai Sindaci e ai Consiglieri di maggioranza e di opposizione ad aderire alla protesta.
Il commissariamento, nato con la Finanziaria del 2010, riguarda non solo la Giunta, ma anche il Collegio dei Revisori dei Conti, e la comunità del Parco. In particolare, la comunità non poteva essere commissariata, perché “non è della Regione” – ha detto Giuseppe Venta, Presidente del Consiglio della Comunità Montana Sirentina – “ma dei 22 comuni, delle 4 comunità montane e della Provincia dell’Aquila”.
La nuova forma di governo del Parco sarebbe stata introdotta con una “norma spuria”, come l’ha definita D’Amico, per permettere l’ingresso del Comune di S. Demetrio, con le sue Grotte di Stiffe, nel Parco e quindi il passaggio da 21 a 22 Comuni. Tuttavia si sarebbe trattato, a detta dei Sindaci, di un “passaggio strumentale”, in quanto nasce da un conflitto della rappresentanza all’interno della comunità tra l’allora Presidente di centro sinistra e la nuova Giunta di centro destra.
“Il commissariamento va contro le regole democratiche – ha affermato Luigi Fasciani, Presidente della Comunità Montana Sirentina – “e toglie il governo locale del territorio”.
Che le comunità del parco non avrebbero dovuto subire il commissariamento già dalla prima volta, oggi siamo alla quarta proroga ‘sine-die’, è evidente anche dalla proposta di legge per il superamento della latenza negli organi territoriali, di cui è promotore Emilio Iampieri(Pdl). Quest’ultimo insieme al Vice Presidente Vicario del Consiglio regionale Giorgio De Matteis (Mpa), avevano avuto modo di confrontarsi sulla questione con il consigliere D’Amico. In Regione il problema non è quindi nuovo. Secondo quanto ha affermato Mario Di braccio, Sindaco di Gagliano Aterno: “lo stesso Chiodi si era impegnato per reinsediare le comunità nel Parco, ma ha disatteso la promessa”. Il Sindaco di Gagliano Aterno ammette che la scelta di non fare ricorso al Tar è stata uno sbaglio: “abbiamo sbagliato a fidarci”.
“Stiamo subendo da un anno e mezzo questa situazione mentre nei corridoi della Regione si dice che non si farà nulla, perché l’Assessore regionale (Gianfranco Giuliante, Assessore ai Parchi, ndr) non vuole e si sta ritardando l’iter della legge” ha detto Giuseppe Venta. E ha aggiunto laconico: “Così la legge durerà fin quando durerà la Giunta regionale, speriamo il meno possibile”.
“Siamo stati presi in giro” – ha detto Mario Di Braccio – “e per questo il Comune di Gagliano presenterà una delibera di consiglio per uscire dal Parco e invito gli altri Comuni a farlo”.
A questa si aggiunge l’azione dell’Assessore provinciale Mauro Fattore, il quale ha detto che presenterà una mozione per chiedere i presupposti del commissariamento e le motivazioni, ripartendo dalla proposta Iampieri.
I rappresentanti dei Comuni di Gagliano Aterno, di Goriano Sicoli, di Fagnano Alto, di Rocca di Mezzo, venuti oggi all’Aquila, insieme agli altri rappresentanti della politica locale, hanno chiesto a gran voce la fine del commissariamento e la riconsegna alle comunità locali del Parco regionale.
Lisa D’Ignazio
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