Giovani, nazisti, disoccupati, in cerca di papato

Megalomane, patologicamente egocentrico e molto determinato. Questa miscela esplosiva compone il protagonista del romanzo di Michele Vaccari, Giovani, nazisti e disoccupati, un ventenne anarchico, dai saldi principi politici e sociali, che frequenta il Dams con l’obiettivo di studiare per laurearsi il prima possibile. Una scelta non facile considerando che il suo migliore amico è il […]

Megalomane, patologicamente egocentrico e molto determinato. Questa miscela esplosiva compone il protagonista del romanzo di Michele Vaccari, Giovani, nazisti e disoccupati, un ventenne anarchico, dai saldi principi politici e sociali, che frequenta il Dams con l’obiettivo di studiare per laurearsi il prima possibile. Una scelta non facile considerando che il suo migliore amico è il fantasma di Errico Malatesta, la sua ex fidanzata è una cinica eroinomane in carriera e i suoi coinquilini sono un gruppo di punkabbestia borghesi,  che perdono tempo e vivono di nichilismo cosmico. Sullo sfondo di una Bologna distopica, il protagonista senza nome di questo romanzo si troverà costretto a combattere per rimanere se stesso, per difendere i suoi ideali e per non lasciarsi contaminare da un’Italia ai limiti del paradosso che, nel frattempo, ha scelto di mettersi in fila per andarsi a suicidare. Lui, in realtà, Bologna la odia. Odia i miti giovanili e le perdite di tempo ideologiche, le loro ipocrisie e non sopporta nessuno e nessun genere di persona, ribadendolo a più riprese tramite minuziose analisi sociologiche, giudizi ferrei e incontestabili e demolendo ogni credo a colpi di ironia spietata. Tuttavia non si rivela essere un individuo ai margini, anzi: è un essere che vive negli interstizi, tra le pieghe sociali e culturali, tutto sa e tutto disprezza, capace però di camaleontici trasformismi, impressionanti incursioni in territori altrui. È grazie a questa sua natura strisciante se riesce a diventare un camerata, a entrare in una cellula nazionalsocialista della città, per portare avanti il proprio piano segreto. In una specie di delirio di onnipotenza questo superuomo, questo eroe involontario, perde il controllo della situazione e, grazie ad un mirabolante ingegno ormai a briglie sciolte, riesce a far guadagnare consensi al neo-fondato partito di stampo nazista candidato alle amministrative, risvegliando coscienze civiche e una moralità spicciola spaventose ma non troppo lontane dalla realtà quotidiana. Gli eventi si accavallano in un vortice che non lascia scampo a colui che, credendosi al sicuro nell’occhio del ciclone, è il primo a rischiare il tutto per tutto. Giovani, nazisti e disoccupati è un romanzo che parla di quanto sia facile, nella nostra società post-ideologica, priva di riferimenti forti, oscillare tra gli estremi, senza mai appartenere a nulla, a meno di lasciare la propria coscienza critica a qualcun altro. Lo fa mixando la cultura con lo spettacolo, la borghesia con la rivoluzione, la violenza con lo status quo. È una storia in cui il perdente, il presunto inetto, si rivela l’unico in grado di gestire il contesto schizofrenico in cui viviamo, o almeno così sembra. Michele Vaccari è stato capace, in un centinaio di pagine, di mettere tutto a ferro e fuoco, caricando i connotati di una situazione sociale al limite del paradosso, descrivendoli con un linguaggio sapientemente ironico, colto ma farsesco I lucidi deliri del protagonista sono un continuo di citazioni argute sconfessate da espressioni da tv spazzatura, sconclusionati ragionamenti pronti a giustificarsi stendendo giudizi senza mai fare autocritica. Vaccari, evitando morali buoniste, ha dato voce e azione all’occhio cinico della nostra società, all’uomo comune che tutto vede, tutto giudica, ma, a detta sua, non si sporca le mani. Giovanissimo autore che si era imposto all’attenzione con il suo (2007) “Italian Fiction”, Michele Vaccari si fregia, anche in questo libro, edito da Catelvecchi, di una prosa immaginifica che divora, in modo originale, ogni banalizzazione post-moderna. Tra aspiranti politicanti troppo concentrati su se stessi, fankazzisti e falsi demagoghi che istigano alla violenza nei comportamenti, salvo poi sconfessarla a parole, il libro è dedicato ai “giovani non giovani”, ovvero ai non giovani del 2010 (anno in cui è stato scritto), cioè quei ventenni che sono abituati a pensare al sodo, disgustati da chi cerca di essere alternativo a tutti i costi per essere notati, schifati dai fattoni sempre e comunque,  eppure anche loro dipendenti dall’uso della trielina e vittime di uno squilibrio che li rende quasi sociopatici. Innamorato di una ragazza che oscilla tra la tossicodipendenza e l’attivismo politico estremista, il giovane protagonista, per realizzare il folle piano di dare una lezione ai parassiti che condividono con lui la casa, finirà con lo scontrarsi con la demenza delle follie del nazismo contemporaneo, che è solo un rigurgito di retorica violenta e le ipocrisie di un certo modo di essere di sinistra dei nostri giorni. Un grido contro tutte le ipocrisie, contro i poteri forti attuali, contro chi denigra i giovani come praticanti del culto dell’ozio ma anche contro chi non fa nulla per migliorare se stesso e il nostro paese. Con un linguaggio sempre molto energico con ampi tratti tipici del pulp, Vaccari si scaglia contro le ipocrisie della nostra piccola Italia, con riferimenti non tanto velati alla società e alla politica dei nostri giorni, e denuncia il vuoto contemporaneo ideologico e politico che sforna certi caratteri da teatro dell’assurdo anche se tristemente reali. Michele Vaccari (Genova, 1980) ha pubblicato due saggi – Aleister Crowley. L’artigiano del male (Bevivino, 2004), Tutti gli occhi su di lui (Chinaski, 2006) – e tre romanzi: Italian fiction (Isbn, 2007), Giovani, nazisti e disoccupati (Castelvecchi, 2010) e Delia Murena (Ad est dell’equatore, 2010). Ha coordinato la collana VerdeNero di Edizioni Ambiente, attualmente si occupa della collana Inaudita Big di Transeuropa. Scrive e dirige per il collettivo Enter_tain e collabora con il regista Marco Bechis. Recentemente (2011), ha pubblicato il romanzo “L’onnipotentente”, con protagonista Santo Bustarelli, figlio di un politico italiano, di quelli che stanno sempre nell’ombra a tramare e di fatto detengono il governo del paese. Fin dai primi anni il padre progetta per Santo un grandioso futuro di potere, ma siccome, si sa, le cose di questo mondo passano, è meglio dedicarsi a quelle dell’altro: così il giovane Bustarelli entra in seminario e ne esce avido del potere dei poteri. Vale a dire il possesso dei beni della Chiesa e delle anime dei fedeli. Per raggiungere il papato – a questo infatti mira – tenta di scardinare dall’interno la Chiesa con una propaganda spregiudicata e la connivenza dei media. Conquista i giovani e le loro famiglie fondando le prime discoteche cristiane al mondo, le Disco Cristo, e fa prediche in diretta televisiva. Apparentemente è un moralizzatore dei costumi, un nuovo salvatore per l’umanità, ma una volta spente le telecamere e i riflettori Santo è pronto a raggiungere il potere a costo della vita degli altri. Si circonda di organizzazioni malavitose, sicari, produttori di armi e depravati pronti a qualsiasi cosa pur di compiacerlo. Incita la propria comunità all’odio verso le altre religioni, coalizza i cristiani d’Oriente e quelli d’Occidente contro il nemico comune, l’Islam, e procede nella scalata dalla diocesi di Chiavari fino al Vaticano, pronto a destituire il vecchio papa.

Carlo Di Stanislao

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