Come accaduto domenica a Bossi (oggi assente, chissà perché, con Tremonti), oggi, al Senato, Berlusconi non opera alcun annuncio choc e, in un intervento di meno di cinquanta minuti, ribadisce che non ci sono alternative al suo governo e ripete la litania secondo cui” l’opposizione è divisa e non è in grado di esprimere leader né programma”, mentre l’alleanza con la Lega Nord è “leale e solida”. Colleziona ben dodici applausi (naturalmente dai suoi), ma si sentono risatine ironiche quando afferma di non volere fare il leader “a vita” e quando dice di non voler stare per sempre a Palazzo Chigi. Ancora qualche sogghigno dall’opposizione quando elenca tra i punti fermi del rilancio dell’azione di governo il piano per il Sud e molti mugugni quando parla delle risposte “adeguate e tempestive” fornite dal governo per il terremoto all’Aquila, per l’emergenza rifiuti a Napoli e per i flussi migratori in grande aumento dopo le crisi del Nord Arfrica. Ancora un applauso quando ringrazia gli italiani per i sacrifici fatti, mentre arriva un ‘noo’ ironico dai banchi dell’opposizione quando parla di “dibattito surreale”, alimentato dai mezzi dell’informazione su spaccature nel governo che, a suo dire, non ci sono. Infine, l’ennesima promessa sulle misure economiche: “Prima della pausa estiva attueremo quelle necessarie a rispettare gli impegni europei con scelte sostenibili dalla nostra economia, il governo varerà sia la manovra che la riforma fiscale. Ridisegneremo l’impianto delle aliquote, ce ne saranno solo tre e più basse”, saranno “più snelle e trasparenti” e la riforma fiscale porterà anche a una “riduzione a cinque del numero delle imposte”. Dopo le polemiche delle scorse settimane, il premier ha abbracciato la linea del rigore del ministro dell’Economia Giulio Tremonti definendo “rappresentazioni grottesche” i retroscena giornalistici che vogliono i due con le spade incrociate. “La riforma fiscale non è una sfida tra coraggio e rigore ma si tratta di fare con responsabilità quella riforma che tutti si aspettano”, ha detto il premier dopo che la Lega nei giorni scorsi ha invitato Tremonti a essere coraggioso. Dopo che il mese scorso Standard and Poor’s ha peggiorato l’outlook sul debito dell’Italia, anche l’agenzia Usa Moody’s ha avvertito che potrebbe rivedere al ribasso il rating dell’Italia e allora Berlusconi si affretta a dire: “Le agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo di mettere le mani sulle loro prede”. Ma l’Italia, assicura, “manterrà gli impegni presi con l’Europa, i risparmiatori italiani, gli investitori internazionali e tutti quelli che ci hanno dato fiducia”. Berlusconi ha poi ribadito cosa è stato fatto durante questi anni di mandato. “Continueremo a tenere conti in ordine e a fare riforme…l’opposizione può dare il suo contributo alle riforme. Ho sempre auspicato che le parti più moderate dell’opposizione entrino nella maggioranza.” Ha poi dichiarato: “Voglio lasciare all’Italia come mia eredità politica un grande partito forte trasparente democratico che sia simbolo di democrazia e libertà,” aggiungendo che “abbiamo fronteggiato la crisi con autorevolezza ed efficacia senza misure di austerity. Molti Paesi hanno aumentato l’IVA hanno tagliato la sanità, hanno fatto tagli su impiego pubblico invece l’Italia uscirà meglio di altri Paesi dalla crisi e con minori sacrifici visto che durante questo Governo l’Italia è andata nella direzione opposta a quei Governi”.
Ha anche fatto ammenda riconoscendo che ancora ci sono sei handicap nell’economia italiana.” Ererdità negative che ci fa crescere meno di media UE” Tra questi: Non siamo riusciti ad eliminare il debito pubblico, siamo ancora dipendenti dall’estero per l’energia, cosa che grava notevolmente sui costi di impresa. Per quanto riguarda i risultati del Governo Berlusconi ha ricordato che abbiamo un sistema pensionistico trasformato in uno ei più solidi europei e la lotta alla criminalità organizzata e mafia con risultati mai visti. L’agenda del governo è stata riconfermata. Subito dopo il vertice Ue del 23 e 24 giugno sarà presentata la manovra di bilancio per centrare l’obiettivo di pareggio nel 2014. In chiusura, dai banchi del Pdl i senatori si alzano in piedi a battere le mani. Più fredda la reazione dai banchi della Lega: applausi timidi, con i senatori del Carroccio che rimangono tutti seduti. Oggi il Giornale commenta che certo per ora Berlusconi non cade e credo abbia ragioni da vendere. Insomma, nonostante gli scossoni ripetutisi come sciame sismico nei giorni scorsi, l’attuale governo resterà in piedi perché non ci sono alternative, perché l’opposizione si agitato ma poi non sa dove andare, perché teme che sia troppo presto e non si sente pronta, perché, con questi chiari di luna e chiunque va lassù, a Palazzo Chigi, trova solo grane. Non cade perché il Quirinale ha a cuore la missione in Libia e non vuole vedere emigrare un po’ di ministeri sotto i suoi occhi. Il risultato è che la maggioranza va avanti, fra molti che pregano che cada, ma poi fanno gli scongiuri perché resti in piedi. Anche perché, l’Europa e i mercati finanziari chiedono severità sui conti e la prossima finanziaria, che arriva dopo anni di vacche magre e con una crisi economica ancora in corso, è di quelle che nessun politico vorrebbe mai fare, di quelle che porta quasi certamente la gente in piazza. I margini di manovra sono molto ridotti e trovare i fondi anche solo per la riforma fiscale è quanto mai difficile. Intanto il caso Libia resta il problema più spinoso, assieme a quello più propagandistico relativo allo spostamento dei Ministeri al Nord. Quel che è certo è che la questione dello stop alle operazioni in Medioriente potrebbe provocare uno sconto Istituzionale. La fermezza della Lega nel chiedere lo stop dell’intervento a Tripoli, di cui si fa portabandiera il Ministro dell’Interno Roberto Maroni, si contrappone all’appello lanciato ieri dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di restare schierati in Libia. “Non è immaginabile che l’Italia si possa adagiare o attardare in egoistiche chiusure nazionali” ha sottolineato Napolitano, ricordando che il problema dell’immigrazione va letto in un’ottica globale e che andrebbe affrontato con senso di respondabilità da parte di un Paese democratico. I leghisti però non sono disposti a fare un passo indietro. Maroni ieri sera ha ribadito la necessità di porre fine ad in intervento che non fa che alimentare gli sbarchi di profughi sulle coste italiane, senza considerare il costo delle operazioni, inutile in una fase economica così delicata per il tricolore. E così la partita Bobo contro Napolitano potrebbe creare una nuova frattura nella maggioranza, dato che il Carroccio ha subordinato il suo appoggio per Berlusconi a queste due importanti richieste. Ieri sera, si è tenuto un vertice del PDL a Palazzo Grazioli, dove si è fatto il punto della situazione, prendendo in considerazione le richieste formulate dalla Lega a Pontida, in vista dell’importante verifica della fiducia in Parlamento. Sul tema Ministeri c’è un piccolo compromesso. La maggioranza sarebbe d’accordo a trasferire al Nord solo le sedi di rappresentanza di alcuni Dicasteri, anche se con funzioni operative. La proposta sarà inserita nell’ordine del giorno collegato alla verifica della fiducia alla Camera. Ma, vedrete, per i motivi interni ed esterni che ho detto, certamente anche stavolta Berlusconi ce la farà a rimanere il sella e ad incassare tre fiducie in soli due giorni. E a noi vengono in mente le parole pronunciate alcuni mesi fa da Luciano Neri, Coordinamento Nazionale Circoscrizione Estero del PD, che diceva. “Berlusconi è un primo Ministro surreale e bugiardo che parla di rigore e di salvaguardia dei redditi e degli stipendi in un Paese nel quale la disoccupazione supera l’8%, dove il governo azzera la ricerca, taglia scuola e università, welfare ed enti locali. Un Paese nel quale il 7% del Pil è direttamente movimentato dalle organizzazioni criminali, contro le quali si battono con determinazione poliziotti e magistrati, costretti ad operare senza mezzi e fondi sufficienti. Berlusconi è un comico inconsapevole, che si attribuisce il merito di aver fatto fare pace tra Russia e Stati Uniti, quando esalta il ruolo internazionale dell’Italia. Ma intanto il comico continua a stare sulla scena e tutti i seri non sanno cosa fare.
Carlo Di Stanislao
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