Svolta nell’inchiesta sulla morte di Melania Rea, la casalinga ventinovenne di Somma Vesuviana (Napoli), scomparsa ad Ascoli Piceno il 18 aprile scorso e ritrovata uccisa a coltellate due giorni dopo al Bosco delle Casermette, nel territorio di Ripe di Civitella (Teramo). Da ieri mattina il vedovo, Salvatore Parolisi, 30 anni, caporalmaggiore dell’esercito e addestratore delle soldatesse al 235/o Rav Piceno, è ufficialmente iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela. La vera sterzata però potrebbe esserci venerdì 24 giugno, quando Parolisi, che ha ricevuto un invito a comparire, sarà interrogato dai magistrati della Procura di Ascoli Piceno, per la prima volta in veste di indagato, mentre in tre precedenti incontri con il pm Umberto Monti era stato ascoltato come parte offesa, anche se era finito subito nel mirino degli inquirenti. Al momento è l’unico indagato per il delitto, avvenuto “fra Ascoli Piceno, Folignano, Colle San Marco (rispettivamente il luogo dove la famiglia risiedeva e quello in cui Melania, secondo il racconto di Salvatore, sarebbe svanita nel nulla durante una gita con il marito e la figlioletta di 18 mesi, ndr.) e Ripe di Civitella del Tronto”. L’avviso di garanzia non sarebbe maturato in seguito ad elementi nuovi e decisivi raccolti dagli investigatori che da due mesi stanno passando la setaccio la vita del caporalmaggiore, ma dopo una rivalutazione complessiva degli indizi a suo carico, incrociando i dati degli esami medico legali, il traffico delle celle telefoniche ricostruito dai carabinieri del Ros, i test sui reperti esaminati dal Ris, le oltre 30 testimonianze verbalizzate fra chi si trovava a Colle San Marco nel pomeriggio del 18 aprile. In questo quadro pesano le lacune, contraddizioni ed elementi taciuti da Parolisi. Come la relazione extraconiugale (ancora in corso) con una sua ex allieva e altri storie minori, sempre però maturate nell’ambito della caserma Clementi. Un elemento che tra l’altro ha messo in imbarazzo gli ambienti militari, tanto che Parolisi è ancora in licenza per motivi familiari. Potrebbero aver acquisito più consistenza alcune testimonianze, o l’ennesimo strano comportamento del vedovo, relativo ad un vecchio cellulare con cui parlava con la sua amante. L’impressione tuttavia è che la Procura di Ascoli abbia qualche asso nella manica, che potrebbe essere contestato al caporalmaggiore venerdì. Una giornata che potrebbe portare un elemento decisivo per lo sbocco dell’inchiesta: la determinazione della competenza territoriale della Procura di Teramo, con il deposito (e quindi l’ufficializzazione) dell’esito dell’autopsia effettuata dall’anatomopatologo Adriano Tagliabracci. Si sa già che il perito ha accertato che il delitto è avvenuto a Ripe di Civitella, quindi in territorio abruzzese. L’iscrizione nel registro degli indagati, per altro, renderebbe possibili ulteriori accertamenti sull’omicidio di Melania (forse ancora sul cellulare del vedovo), altrimenti inutilizzabili in un eventuale processo. E il fatto che nell’invito a comparire il luogo del delitto sia ampio (quattro località) fa ritenere che gli inquirenti ascolani vogliano tenersi le mani libere per agire. Intanto Parolisi è, secondo uno dei suoi difensori, l’avv. Walter Biscotti, “sereno e tranquillo”. E’ obbligato a presentarsi in Procura ad Ascoli, ma “decideremo al momento se rispondere alle domande del magistrato o se Parolisi si avvarrà della facoltà di non farlo”.
Alessandra Massi
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