La guerra vera si combatte a Tripoli ma quella finta in Sardegna. In entrambe si usa l’uranio impoverito.
Era la mia prima volta in Sardegna. Ho giurato e stragiurato che per 10 giorni non avrei mai scritto. Bugiardo. Mi accolse Ems il lunedì stesso che vincemmo i referendum. Ems, lo scrissi più volte, è uno tra i più importanti blogger italiani. Circa un milione di fan su facebook tanto per darvi un’idea. Ignorato parimenti, come tantissimi giovani che hanno dato il cuore in questa ed altre occasioni, dai media e dalla politica. Ma andiamo avanti. Sono in vacanza. Ems m’invita a visitare tutto il sud dell’Isola e mi aiuta nell’acquistare una cartina segnandomi i posti da non perdere.
Day After. Spiagge bellissime e fondali stupendi. Tutto da scoprire per un neofita come il sottoscritto. Lo confermano le Vele Blu di Legambiente: quattro per la zona di Domus de Maria e tre nel territorio di Teulada. Ma.
Lo stesso giorno arrivò anche il prof. Veronesi che dichiarò che l’uranio impoverito usato nelle esercitazioni militari nel sud della Sardegna non fa nulla e non ha nulla a che vedere con le malattie riscontrate nel poligono di Quirra. Bene; posso andare al mare con il mio plico di giornali. Lui è uno scienziato; io no. Rilevo che molti soldati che hanno partecipato agli ultimi conflitti in cui sono state usate le cosiddette armi all’uranio impoverito, rientrano e si ammalano al pari delle popolazioni civili di quegli stessi paesi ci devono restare.
Mi sposto più in là. Porto Pino, nei pressi di Capo Teulada, la punta più estrema del sud Sardegna, ove vi sono le spiagge con dune di sabbia bianca. Bellissimo. Se non fosse per… i bombardamenti che fanno fuggire gabbiani e turisti. Nel vicino poligono addestrativo della NATO erano in corso grosse esercitazioni, terrestri, aeree e navali. Non sto scherzando.
L’area addestrativa viene in questi giorni utilizzata dalle forze armate di tutte le nazioni appartenenti alla Nato ed operative in Libia. Non è dato sapere quanti uomini siano impiegati. La storia ci riporta che l’operazione precedente alla guerra del golfo, “Dragon Hammer ’90”, vide impegnati più di diecimila uomini, oltre alle unità aeree e navali del calibro della nostra Giuseppe Garibaldi e della Eisenhower. Riapro i giornali e leggo che a Tripoli vengono impiegati gli Apache. Vuoi vedere che?….Un paio di militari appaiono tra le bianchissime dune di sabbia ed invitano i bagnanti di Porto Pino ad allontanarsi dalC.A.U.C. (Centro Addestramento Unità Corazzate). Ci saremo allontanati in precedenza se vi fosse stato un cartello. Da lì a poco le esplosioni iniziarono ad aumentare in intensità e frequenza. Anch’io con la mia famiglia faccio dietro front onde evitare …In serata gli inconfondibili Hughes AH-64 Apache (ora Boeing AH-64 Apache) sorvolano le spiagge. No. Vi sbagliate. Non siamo ad “Apocalypse now” ma al mare. In Sardegna.
Fermiamo le bocce. Perché vi sono le esercitazioni? Perché si combattono le guerre? La risposta l’abbiamo a pochi chilometri dalla nostra spiaggia. Petrolio.
Massimiliano Mazzotta, videomaker freelance di origini salentine, ha raccontato tutto questo in “Oil”, film-inchiesta diviso in due tempi che svela con brillante lucidità la situazione di Sarroch (paese in provincia di Cagliari che ospita la raffineria dei Moratti) e le relazioni tra l’essere imprenditori del petrolio e l’essere mecenati nel mondo dello sport e, udite udite, nel sociale. Alla fine del viaggio tali relazioni tra loro apparentemente in contraddizione si scoprono essere facce della stessa medaglia. Una medaglia che si chiama capitalismo: a volte spietato a volte compassionevole a volte ludico, ma sempre orientato in favore di un’unica direzione: rafforzare l’anello forte della catena.
Ciò che il lavoro di Mazzotta affronta interessa da molto vicino la Puglia e il Salento. Non perché nella sua inchiesta se ne parli specificatamente né perché i Moratti abbiano deciso di investire da queste parti, ma perché la situazione di Sarroch non è dissimile da quella di Taranto denunciata da anni dai nostri amici di Peacelink. La Saras e l’Ilva hanno molto in comune: incidenti sul lavoro, decine di casi di operai che si ammalano di tumore una volta in pensione, paesaggio devastato, acque inquinate e tutto in cambio di tanta benedetta occupazione.
La Sardegna come la Puglia, insomma, si scopre vittima di un ricatto occupazionale che comincia a pesare, e molto, sulla testa della gente. E il calcio, in tutto questo, serve anche a rendere meno amara la pillola. Ahinoi anche la beneficenza va nella stessa direzione. A tal proposito vorremmo avvisare gli amici di Emergency che ricevono laute donazioni dall’Inter del benemerito Moratti. Gino Strada non ha nulla da dire a riguardo?
In serata mi metto in contatto online con gli inviati di Unimondo a Kabul, Misurata ed ai confini con la Siria. Tutto bene? Tutto bene. Anche qui.
Fabio Pipinato
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