Patrimonio dell’umanità i sette centri di potere e di culto dell’Italia Langobardorum

Altro che Barbari. La storiografia moderna rivaluta il contributo portato dai nordici Longobardi alla cultura e all’arte italiana ed europea. E l’Unesco – accogliendo la candidatura presentata nel 2008 dal governo italiano – inserisce i centri di potere e di culto dell’Italia Langobardorum, sette gioielli dell’arte e dell’architettura, nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale. Riuniti […]

Altro che Barbari. La storiografia moderna rivaluta il contributo portato dai nordici Longobardi alla cultura e all’arte italiana ed europea. E l’Unesco – accogliendo la candidatura presentata nel 2008 dal governo italiano – inserisce i centri di potere e di culto dell’Italia Langobardorum, sette gioielli dell’arte e dell’architettura, nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale. Riuniti in un unico sito seriale, per costruire un itinerario di turismo e cultura che, dal Friuli fino al Gargano, attraversa l’intera penisola. Sette luoghi, sette testimonianze, dal Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli al Santuario Garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo, che raccontano oltre due secoli di storia, di arte, di cultura, dalla metà del VI secolo dopo Cristo fino quasi alla fine dell’VIII, quando Carlo Magno ebbe la meglio sul loro ultimo re, il bresciano Desiderio. L’Italia, d’altronde, è il solo paese dove la civiltà longobarda, partita dal Nord e dal Centro Europa, con tutta probabilità dalla Scandinavia, si é espressa in forme monumentali e uniche. Era la primavera del 568, quando i Longobardi, guidati da re Alboino, si mossero dall’Ungheria e attraversarono i valichi delle Alpi Orientali per lanciarsi alla conquista dell’Italia. Prima tappa, Cividale del Friuli, la romana Forum Iulii. Da lì, con il Tempietto longobardo, i resti del Palazzo Patriarcale e con il Museo Archeologico Nazionale, parte l’itinerario accolto dall’Unesco. Una strada che dal Friuli passa alla Lombardia, con il Complesso Monastico di S.Salvatore-S.Giulia a Brescia, poi a Castelseprio, in provincia di Varese, con il Castrum e la Chiesa di S.Maria foris portas. Fin qui la Langobardia Major, quella che ha dato il nome alla attuale Lombardia. Ma gli uomini di Alboino e dei re che gli succedettero si spinsero anche oltre. Dopo le Alpi valicarono gli Appennini e dal Nord Italia passarono al Centro e al Sud, fondando la Langobardia Minor, costituita dai ducati centro meridionali di Spoleto e Benevento. L’itinerario si sposta così in Umbria, con la Basilica di Spoleto (Pg) e poi a Campello, sempre in provincia di Perugia, con il Tempietto sul Clitunno. Dall’Umbria alla Campania, a Benevento, con il Complesso di Santa Sofia con la Chiesa e l’annesso Chiostro, parte dell’Abbazia che oggi ospita il Museo del Sannio. Infine la Puglia, con Monte S.Angelo, sul Gargano, che ospita il Santuario di San Michele. Per l’Italia, un ulteriore passo in più: con ‘I Longobardi in Italia, i luoghi del potere (568-774 d.C.)’ sono 46 i siti del Belpaese inseriti nella lista Unesco del Patrimonio Mondiale. Il ministero, che ha coordinato i lavori per la candidatura, continua a sostenere ed accompagnare la rete anche attraverso la partecipazione all’Associazione Italia Langobardorum, la struttura di gestione promossa dai Comuni che garantisce il coordinamento delle azioni e l’attuazione delle attività di rete.

Silvia Lambertucci

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