Una manovra con «troppe incognite sul futuro». La scelta di rimandare ai prossimi due anni il grosso del risanamento dei conti lascia «perplesse e preoccupate» le Acli, che danno un primo giudizio sul decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri.
«Molti annunci e troppi rinvii generano inevitabilmente confusione e inquietudine. Sia per quanto riguarda i tagli che le riforme». Per il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, «la manovra non sembra dare al Paese le certezze di cui ha bisogno. Ci sono i tagli preoccupanti agli enti locali, che mettono definitivamente a repentaglio i già scarsi servizi sociali, oltre a pregiudicare lo stesso sviluppo del federalismo. Mentre la riduzione dei costi della politica appare poco più di una generica dichiarazione di intenti. Il tema dell’abolizione delle province non è neppure accennato. Ma il Paese ha bisogno di riforme almeno quanto ha bisogno di conti a posto».
«C’è perplessità – continua Olivero – sulla capacità della manovra di rilanciare lo sviluppo. La liberalizzazione del collocamento è cosa buona. Il forfait fiscale per i giovani imprenditori è un buon segnale. Ma tutto ciò non appare sufficiente a far ripartire l’economia e l’occupazione, a sostenere i redditi delle famiglie». Quanto all’apertura dei negozi la domenica, per Olivero «va in direzione contraria rispetto a quanto chiedono le organizzazioni del lavoro e in particolare il mondo cattolico». L’innalzamento dell’età pensionabile delle donne «è fatto senz’altro in maniera graduale, ma mancano norme compensative che vincolino i risparmi ottenuti all’investimento nelle politiche di sostegno all’occupazione femminile».
Tra gli aspetti positivi, le Acli segnalano l’introduzione del prelievo del 20% sulle rendite da capitale, «una misura di equità fiscale chiesta da molti e da molto tempo». «Peccato invece l’accantonamento, se dovesse essere confermato, della tassa sulle transazioni finanziarie inizialmente ipotizzata dal Governo». Bene anche il preannuncio della riforma del welfare. «Una riqualificazione e un riordino della spesa sociale sono senz’altro necessari – afferma Andre Olivero – , e chiediamo da subito un coinvolgimento dei soggetti che operano quotidianamente in questo settore. Ma alcune cose si possono fare a costo zero, altre no. Il mancato reintegro dei fondi per le politiche sociali rende difficile accostarsi a qualsiasi tavolo in maniera serena. Senza risorse messe in campo, una riforma del welfare appare difficilmente realistica».
Infine la riforma fiscale. «E’ ancora presto per capire se andrà a ridistribuire le risorse o a premiare ancora una volta i redditi più alti. Quello che è certo è che ci era stata promessa in campagna elettorale, e poi ancora ad inizio legislatura, l’introduzione del quoziente familiare. Di quella promessa non c’è traccia alcuna. Manca totalmente qualsiasi riferimento ad un fisco a misura di famiglia. Il presidente del Consiglio dovrebbe spiegare agli italiani perché si è rimangiato la parola data agli elettori».
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