L’età pensionabile aumenta sempre di più per effetto delle riforme che si sono succedute in questi anni, e continuerà ad aumentare ancora per gli effetti combinati di requisiti di anzianità, finestre, quote e allungamento della speranza di vita. «E senza la minima garanzia per gli anziani del futuro, cioè quei giovani oggi alle prese con lavori ultra precari – commenta il presidente dell’ADICO Carlo Garofolini – che oltre a non poter fare progetti per la loro vita attiva, vedono la pensione come un miraggio irraggiungibile e quindi sono doppiamente penalizzati». Allo stato attuale delle cose, sui requisiti minimi per la pensione di anzianità incide un doppio meccanismo: quello delle quote, che già da quest’anno ha portato l’età minima a 61 anni (ma con almeno 36 anni di contributi), e quello delle finestre mobili introdotte con la manovra triennale del 2010. Nel 2012 poi arriverà la “stangata” per le donne impiegate nel pubblico, per le quali l’età minima per poter beneficiare della pensione di vecchiaia salirà di colpo da 60 a 65 anni, mentre per quelle che lavorano nel settore privato le novità partiranno dal 2020, con il progressivo aumento dell’età minima da 60 a 65 anni: dal 2020 ci vorrà un mese in più, dal 2021 due mesi, e così via, per arrivare a regime nel 2032. «Ma francamente questa gradualità d’applicazione la prenderei con le pinze, visto che si farà di tutto per anticipare l’entrata in vigore di riforme di questo tipo» sostiene ancora il presidente dell’ADICO. Di fatto, già da quest’anno, l’età minima della pensione di anzianità è aumentata di due anni per i lavoratori dipendenti e di due anni e mezzo per gli autonomi. C’è stato il passaggio da “quota 95” a “quota 96”, cioè 61 anni di età invece di 60 con 35 anni di contributi. In più sono scattate le finestre mobili, che di fatto mangiano un altro anno alla pensione: l’assegno previdenziale, infatti, comincia ad arrivare 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti minimi per i dipendenti, 18 mesi per gli autonomi. Dal 2013 si passerà a “quota 97” per i dipendenti e a “quota 98” per gli autonomi, quindi l’età minima salirà ancora di un anno rispetto a oggi. E nel 2014 si dovrà calcolare anche il meccanismo dell’adeguamento automatico dell’età minima alle speranze di vita: l’Istat ha calcolato che nel 2050, rispetto al 2007, le speranze di vita, a 65 anni, aumenteranno di 6,4 anni per gli uomini e 5,8 anni per le donne.
In pensione sempre piu’ tardi e senza pensare ai giovani precari
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