La Corte di giustizia federale ha confermato la radiazione inflitta a Luciano Moggi per le vicende di Calciopoli. Ma l’ultima parola è ben lontana dall’essere scritta. Moggi si dice infatti pronto a ricorrere in tutte le sedi, fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. La decisione odierna quindi non ferma la battaglia legale dell’ex direttore generale della Juventus. “Questa sentenza – dice uno dei suoi avvocati, Maurilio Prioreschi – non ci meraviglia. Sono scritte prima, figlie di norme che non consentono di difendersi”. “La giustizia sportiva – aggiunge il legale – giudica le persone sulla base di sentenze rese. Ci si può difendere da fatti contestati e non da sentenze. E’ un mostro giuridico e ci auguriamo che prima o poi la giustizia ordinaria spazzi via questo modo vergognoso di operare nel settore sportivo”. La Corte di giustizia federale ha respinto anche i ricorsi di Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini, ma è chiaro che la vicenda non si ferma qua. I legali hanno già pronto il ricorso all’Alta Corte di giustizia del Coni. Moggi è stato chiaro, ricorrerà in tutte le sedi, al Tar, al Consiglio di Stato ed anche, se necessario, alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Un Moggi dunque ben più combattivo di quello che cinque anni fa, dallo spogliatoio dello stadio San Nicola di Bari, davanti alle telecamere si scioglieva in lacrime: “Non ho più l’anima, me l’hanno uccisa”. Era il 14 maggio 2006 e ‘Lucianone’ non poteva festeggiare la conquista dello scudetto juventino n.29. “Domani mi dimetto da direttore generale della Juventus – aggiunse -. Da stasera il mondo del calcio non è più il mio. Ora mi dedicherò a difendermi da tutte le cattiverie che sono state dette e fatte nei miei confronti”. Calciopoli era agli albori. Ancora inimmaginabile il terremoto che ne sarebbe seguito: scudetti cancellati, squalifiche, penalizzazioni, retrocessioni che sconvolsero la serie A. La bufera scoppia il 2 maggio 2006, ma i fatti risalgono al 2004. Sono emersi dalle intercettazioni ordinate dai Tribunali di Torino e Napoli nei confronti delle dirigenze di Juve, Fiorentina, Lazio e Milan. Un secondo filone di indagine coinvolge anche Reggina e Arezzo. L’accusa principale é di illecito sportivo, finalizzato all’aggiustamento delle designazioni arbitrali, alla corruzione o all’intimidazione per favorire alcune squadre, ma si parla anche di frode sportiva. Le accuse travolgono Moggi e Giraudo, per la Juventus; i patron di Fiorentina, Diego Della Valle, e Lazio, Claudio Lotito; il presidente della Reggina, Pasquale Foti; l’addetto agli arbitri per conto del Milan, Leonardo Meani. Coinvolti i due designatori arbitrali dell’epoca, Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo, oltre ad alcuni arbitri, soprattutto Massimo De Santis, ma anche Paolo Dondarini, Paolo Bertini, Domenico Messina, Gianluca Rocchi, Paolo Tagliavento e Pasquale Rodomonti. Tra i principali accusati il vice Mazzini e il presidente dell’Aia, Lanese, mentre il presidente federale Carraro, dimissionario all’esplosione del caso, sarà del tutto prosciolto. Nell’ottobre 2008 entra nel vivo il processo penale a Napoli e Moggi e altri 25 imputati vengono rinviati a giudizio. Il processo comincia il 20 gennaio 2009. Lo scorso 31 maggio i pm Stefano Capuano e Giuseppe Narducci chiedono cinque anni e otto mesi di reclusione per Moggi, indicato come capo e promotore di una associazione per delinquere che avrebbe condizionato per anni gli esiti dei campionati. Nel frattempo la difesa di Moggi chiede e ottiene l’acquisizione di altre 74 intercettazioni in cui parlava per l’Inter anche Giacinto Facchetti. E si riaccende la polemica tra i nerazzurri e la Juventus, che ha chiesto la restituzione dello scudetto 2005-’06, assegnato al club del presidente Moratti.
Calciopoli: Moggi, corte Figc conferma radiazione
La Corte di giustizia federale ha confermato la radiazione inflitta a Luciano Moggi per le vicende di Calciopoli. Ma l’ultima parola è ben lontana dall’essere scritta. Moggi si dice infatti pronto a ricorrere in tutte le sedi, fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. La decisione odierna quindi non ferma la battaglia […]
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