Sfiorata quota 290. Lo spread, la differenza registrata fra borsa italiana e tedesca sui titoli di Stato, ha toccato un nuovo record storico. E tutto questo nonostante, o forse proprio per le dichiarazioni della Consob, che ha introdotto una stretta sulle vendite allo scoperto, quelle che alimentano appunto la speculazione, in particolare al ribasso. La Borsa è in rosso, il mercato obbligazionario sta messo peggio di quanto avvenne l’11 settembre, per dare la dimensione di quello che sta accadendo. Niccolò Mancini, trader a Milano e collaboratore di E il Mensile, non ha dubbi, il trend negativo di venerdì sta peggiorando ancora di più e le prospettive non sono per nulla rosee.
“Ormai il rendimento dei Btp a dieci anni, quello che intercetta la voglia di risparmio sicura della famosa casalinga, è arrivato al 5.50. E se il rendimento sale, lo Stato si indebita ancora di più. Alla fine le misure lanciate in pompa magna dalla Consob si sono rivelate molto inefficaci. Le vere contromisure da prendere sono quelle di una seria e ferrea regolamentazione dei cosiddetti derivati e in particolare quelli che scommettono sul fallimento degli Stati, i Cds (Credit default swap). La speculazione oggi è scatenata, perché si fa forza della debolezza che si è venuta a creare nei mercati”.
La contromisura ideata dalla Consob è stata uno strumento ha avuto un impatto negativo?
L’impressione che girava fin dalle prime ore del mattino fra gli esperti è racchiusa in una domanda provocatoria: “Ma che lavoro faceva Vegas prima di arrivare a capo della Consob?”.
I provvedimenti emessi da venerdì in poi non risolvono nulla e aumentano la tensione. Non solo non è utile, ma dice anche agli attori degli scambi che c’è un problema, lo evidenzia. Ha reso più aggressiva la speculazione, come ha detto oggi il più grosso gestore internazionale dell’obbligazionario, della Pimco. Ha lanciato tre messaggi: i primi due evidenti e il terzo, secondo me, gravissimo.
Quali?
Che i rendimenti dei titoli di Stato sono destinati a salire e che la situazione italiana non è più sostenibile. Con i risultati di oggi ci siamo mangiati l’altra metà della manovra finanziaria. La prima l’abbiamo fatta fuori venerdì.
E il terzo messaggio, quello gravissimo?
Dice che c’è un 50 percento di probabilità che l’Italia abbia problemi ad accedere al mercato obbligazionario, cioè un 50 percento di probabilità che le aste previste per giovedì vadano deserte o con un eccesso di offerta rispetto alla richiesta, il che certificherebbe il default.
Traduciamo.
Per sostenere i costi lo Stato deve emettere dei titoli obbligazionari: Btp, Cct, Bot. Giovedì c’è un’asta di Btp, a tasso fisso, e se andasse deserta o se, come detto, la richiesta fosse inferiore all’offerta per il nostro Paese si porrebbe un problema di fallimento.
Cosa si può o si deve fare, adesso?
Intervenire sui derivati, a livello almeno europeo, meglio se globale, che toglierebbe il fiato soprattutto alle banche di affari americane che ci stanno massacrando, facendo in modo che i derivati siano usati come strumenti di copertura finanziaria – per quello erano nati – e tagliare le gambe alla speculazione. È una manovra da fare nel più breve tempo possibile. In questo momento il vero problema, anche se Spagna, Irlanda, Grecia, Portogallo vanno male, è l’Italia.
Ma la regolamentazione, se non si è fatta, è perché non si vuole fare.
Vero. Ma il gioco sta diventando sempre più pesante. Fra venerdì e oggi sul fronte dei mercati a livello italiano siamo messi peggio dell’11 settembre, per l’obbligazionario. La sensazione è che si attacchi l’Italia per smontare l’euro.
In base a quali piani?
Mandare tutto a gambe all’aria e andare a incassare quello che alcuni player hanno investito proprio sui Cds, i derivati che investono sul fallimento degli Stati.
Speculazione pura
Sì. E poi c’è un altro dato, incredibile e politico. Almeno fino ad ora non c’è nessuno che dica nulla. Né Tremonti, né Berlusconi. Poi vedremo.
Angelo Miotto
PeaceReporter
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