Politiche di prevenzione, contro lo stigma e le discriminazioni, garanzie della privacy, disponibilità dei farmaci e della diagnostica, una verifica trasparente sull’efficacia delle attuali politiche antidroga nazionali, finanziamento alla ricerca e un appello al Governo affinché l’Italia contribuisca efficacemente alla lotta contro l’Aids nei Paesi a risorse limitate, per il raggiungimento del sestoObiettivo di Sviluppo del Millennio sancito dalle Nazioni Unite. Sono i punti salienti della “Dichiarazione di Roma”, il documento promosso da 13 associazioni attive nella lotta all’Hiv/Aids e presentato ieri all’Istituto superiore della sanità nel corso di un convegno organizzato dal Forum italiano della società civile sull’Hiv/Aids.
Il Forum italiano è stato costituito il mese scorso a trent’anni dalla pubblicazione del primo studio relativo alla patologia infettiva ed è promosso da Actionaid, Anlaids, Arcigay, Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, gruppo Abele, Lila, Nadir, Nps italia Onlus, Osservatorio Italia sull’azione globale contro l’Aids, Movimento identità transessuale e Villa Maraini.
Un convegno al quale erano presenti oltre 150 partecipanti, rappresentativi di 47 organizzazioni di lotta contro l’Aids. “Chi invece non si è presentato è stato il Governo, se si eccettua la partecipazione in qualità di relatore di Elisabetta Belloni del Ministero degli Esteri. Ma Economia e Lavoro, chiamati anche loro a dare risposte concrete sull’impegno contro l’Aids a livello nazionale e internazionale, non si sono presentati come pure il Ministero della Salute che era atteso per un intervento e ha invece dato forfait all’ultimo minuto” – riporta il comunicato degli organizzatori.
“Un documento da sottoscrivere anche nelle virgole, che chiede alle nostre coscienze di esserci e di assumerci ancora la responsabilità, o meglio la corresponsabilità, quella che ci ha mosso in tutti questi anni passati” – ha affermato don Luigi Ciotti del Gruppo Abele, aprendo il convegno. “Occorrono interventi nazionali di prevenzione dell’infezione da Hiv costanti e diversificati per gruppi di destinatari, politiche di lotta allo stigma e alla discriminazione, garanzia sul rispetto della privacy delle persone con Hiv, politiche antidroga rinnovate sulla base del fallimento dell’approccio repressivo, e va rinforzato e reso costante nel tempo il Programma nazionale di ricerca sull’Aids” – riporta il documento.
L’evento è stato promosso alla vigilia della VI Conferenza dell’International Aids Society che si svolgerà a Roma dal 17 al 19 luglio a trent’anni anni esatti dal riconoscimento, da parte della comunità scientifica, dell’epidemia di Hiv/Aids. Un trentennio in cui i progressi sono stati molti. “L’assistenza ai malati di Aids nei primi anni Ottanta era una cronaca di una morte annunciata. Ci si sforzava a dare loro un accompagnamento e una buona morte” – ha ricordato don Luigi Ciotti, attivo fin dall’inizio dell’epidemia di Aids nel fornire assistenza e accoglienza ai malati.
Anche in Italia, l’infezione non accenna ad arrestarsi: nel 2009 sono stati diagnosticati 4,5 nuovi casi di positività all’Hiv ogni 100mila residenti italianie 22,2 nuovi casi di positività all’Hiv ogni 100mila stranieri residenti. Preoccupante soprattutto il fatto che un terzo delle persone sieropositive al momento della diagnosi è già in fase avanzata di malattia e che una persona sieropositiva su quattro non sa di esserlo – sottolinea un articolo di Quotidiano Sanità.
Oltre alla diagnosi, alla prevenzione e alla cura permane il problema dello stigma sociale. “Non è sostenibile che in Italia non esistano politiche per la lotta allo stigma” – ha commentato Rosaria Iardino, presidente nazionale di NPS Italia, che ha sottolineato come si registri un atteggiamento schizofrenico da parte delle istituzioni e del mondo del lavoro. “Da una parte – ha fatto notare – si tenta di far emergere la malattia promuovendo il ricorso al test Hiv. Ma dall’altra si assiste alla discriminazione delle persone sieropositive”. Un problema, quest’ultimo, che si intreccia con quello del rispetto della privacy. È a rischio poi, ha aggiunto Iardino, anche l’uguaglianza nell’accesso alle terapie “con il diffondersi di linee guida regionali per l’impiego dei farmaci antiretrovirali che, spesso, rispondono anche a logiche di contenimento della spesa farmaceutica”. Un aspetto, quest’ultimo, definito “vergognoso” da Filippo Von Schloesser, presidente di Nadir onlus.
Così come il mancato rifinanziamento da parte dell’Italia del Global Fund contro lAids, la tubercolosi e la malaria, che negli ultimi anni è diventato il maggiore strumento economico di contrasto all’infezione nei Paesi del Sud del mondo. “L’Italia è stato uno dei Paesi trainanti del Global Fund, seppur con alti e bassi” – ha ricordato Marco Simonelli di ActionAid. “Ma ciò fino al 2007, quando (il Governo Prodi – ndr) ha addirittura versato in anticipo le quote per il 2008. Da allora il nulla”. Con l’entrata del nuovo Governo Berlusconi, il nostro Paese non ha ancora erogato i contributi promessi per il 2009 e il 2010 né ha assunto impegni finanziari per il triennio 2011-2013. E questo nonostante al recente Vertice delle Nazioni Unite per la lotta contro l’Aids. l’ambasciatore italiano abbia affermato – su mandato del governo – che “la lotta all’Aids è una delle priorità del nostro Paese” e abbia enfatizzando il ruolo del Fondo Globale per la lotta a Aids, Tubercolosi e Malaria. Va ricordato inoltre che è stato il Governo Prodi a ripianare il debito presso il Fondo Globale accumulato dal precedente Governo Berlusconi.
“Allo stato attuale il Governo italiano non ha ancora comunicato un piano di rientro per i finanziamenti 2009 e 2010, pari a 260 milioni di euro, e dei 30 milioni di dollari addizionali promessi nel 2009 al G8 dell’Aquila” – ha notato Simonelli durante i lavori del Forum. Eppure gli aiuti italiani potrebbero da soli contribuire a pagare le terapie antiretrovirali a oltre 100mila persone, a fornire terapie salvavita contro la tubercolosi per 284 mila malati e fornire più di 8 mila zanzariere impregnate di insetticida contro la malaria.
Oltre a sottolineare l’importanza del documento unitario, le tredici associazioni riunitesi ieri a convegno hanno tenuto a evidenziare il valore della costituzione del Forum e dell’incontro odierno “nell’ambito del quale – ha spiegato Alessandra Cerioli – presidente della Lila, abbiamo condiviso politiche e strategie, realizzate e da realizzare, e abbiamo iniziato a fare fronte comune per spingere sulla società civile affinché tutta si impegni al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio nel 2015 per la stabilizzazione del virus”. [GB-Unimondo]
tutto molto interessante intanto nella mia citta una casa di ricovero che si chiama villa moscati ceis Pesaro finge di tenere ricoverati in residenza dei malati che poi sistema in appartamenti pgandogli l’affitto circa 3 400 euro e 80 di spesa mensili e basta dove gli stessi non possono chiedere la residenza in tali case così continuo-nano a ricevere dallo stato 2000 euro circa per il ricovero fittizio io che non voglio sottostare a questo ricatto non ricevo nessun aiuto con un patologia di epatite c globulo patia e AIDS conclamato ma e possibile che non esiste nessun tipo di aiuto economico come si fa a vivere con 250 euro di pensione per uno come me che e solo e non ha nessun parente o genitore o amico che può aiutarmi vi prego datemi un consiglio la fame e brutta michele email gil.gamesh@libero.it