Da sabato 16 luglio il volontariato e i cittadini aquilani avranno a disposizione uno spazio più funzionale per incontrarsi e ri-progettare il proprio futuro. Alle ore 11.00, in Via Saragat – Località Campo di Pile – L’Aquila, si terrà la cerimonia di apertura della Casa del Volontariato e dell’Associazionismo.
Oltre 1.400 metri quadrati per il volontariato e la cittadinanza, suddiviso in due nuclei costruttivi: il primo la Casa del Volontariato, con una superficie di 845 mq, una struttura gestita dal volontariato e per il volontariato che ospiterà la nuova sede del CSV della provincia dell’Aquila ed una serie di spazi funzionali alla vita delle associazioni; il secondo la Casa dell’Associazionismo, con una superficie di 575 mq, acquistati direttamente da dieci enti associativi di terzo settore (Arci, Auser, Avulss, Banca Etica, 180 Amici, Centro Studi Gioacchino Volpe, L’Impronta, Nuova Acropoli, Percorsi, Volontari Abruzzesi Sangue) che, unitamente alla Casa del Volontariato, saranno luoghi di incontro, confronto e scambio di idee e proposte tra le associazioni e la cittadinanza.
Una casa della solidarietà, un luogo simbolo nella città, dentro una comunità che sta cercando a fatica di risollevarsi. La Casa del Volontariato e dell’Associazionismo sarà l’eredità dell’Anno europeo del volontariato alla città, al territorio, agli aquilani. Un investimento complessivo di 1,8 milioni di euro è un rilancio per la Città. Un motore di sviluppo umano, di coesione sociale, di cultura della solidarietà, che esprime la propria identità e le proprie radici, a beneficio di tutta la comunità locale. Un sogno ambizioso per Roberto Museo, direttore di CSVnet che diventa realtà.
“La Casa del Volontariato – afferma Museo – non è solo un progetto di costruzione, ma rappresenta una speranza anzi “la” speranza: di passare dalla “terra promessa” delle future riforme (spesso proclamate ma mai attuate) alla “terra permessa” del nostro quotidiano impegno in una comunità operosa che guarda con ottimismo al futuro scuotendo la polvere di quella comunità del rancore che aihmè oggi dialoga perfettamente con la politica che ha ormai come codice e come linguaggio proprio quello del rancore”.
Luisa Stifani
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