Il secondo pacchetto di aiuti per Atene, varato ieri sera dai leader dell’area euro dopo sette ore di discussione, già definito un nuovo “piano Marshall” e che prevede uno stanziamento complessivo da 160 miliardi di euro, dei quali 109 sotto forma di stanziamento da parte dei paesi dell’Unione europea e il resto come intervento del settore finanziario “su base volontaria”; è stato salutato stamani dalle borse con una partenza al rialzo. Dal vertice dei 27 sono arrivati anche apprezzamenti per la manovra economica appena varata dall’Italia ed anche questa “promozione” si riflette favorevolmente sull’economia, con i nostri titoli che , dopo settimane di difficoltà, tornano a migliorare, tanto che lo spread tra Btp e Bund si è riportato a 227 punti. Ma mentre l’Europa brinda e tira un respiro di sollievo, il cielo del Cavaliere è ancora pieno di nubi. Come sempre, dall’opposizione si fa notare che la votazione di ieri sull’arresto di Alfonso Papa è un segnale evidente che la maggioranza non c’è più. Ed anche se Silvio Berlusconi tenta di gettare acqua sul fuoco, sottolineando che questo “non è un momento delicato” e di aver avuto assicurazioni che non c’è alcun rischio per la coalizione di Governo; non la pensa così l’opinione pubblica, che guarda ai franchi tiratori leghisti di matrice maroniana come un campanello d’allarme per il Senatour e per il capo della coalizione. Scrive l’Unità che. Ieri, i maroniani hanno cominciato a “spargere schiuma” sin dal mattino, dichiarando:” Nessuna guerra interna, Bossi non si tocca”, con una litania che è andata avanti per l’intera giornata, con una intervento dello sesso Maroni che, in serata, intervenendo come ospite di una festa di giovani Pdl ha detto “La Lega è stata coerente con le indicazioni date da Bossi. Non c’è stata nessuna spaccatura, c’è una guida salda ed è Umberto Bossi”. Ma una cosa è certa, le votazioni alla Camera sarebbero dovute andare in modo diverso: lo aveva assicurato al Premier lo stesso Bossi. Su questo ci saranno dei chiarimenti fra i due leader, ma Bossi oggi non presenzierà al Consiglio dei Ministri. Un’assenza programmata – dicono – a causa di un piccolo intervento chirurgico alla cataratta. Sempre ieri, ad un giornalista che gli chiedeva della situazione politica del Paese, Berlusconi, riferisce Reuters, ha detto: “Ci sono delle situazioni interne a un partito della coalizione. Ma ho avuto rassicurazioni precise che non c’è alcun rischio per la coalizione di governo”. Ma alla domanda su un eventuale chiarimento con Roberto Maroni, Berlusconi ha evitato di rispondere: “Altra domanda?” si è limitato a dire, prima di lasciare tra i primi il vertice europeo, nonostante fosse stato l’ultimo ad arrivare, a lavori già iniziati. A Roma, sempre ieri, Pdl e Lega si sono ritrovati, nel pomeriggio, per esaminare il ddl di riforma costituzionale che oggi arriverà all’esame del Cdm. Un incontro non troppo sereno, visti i rapporti che in questo periodo ci sono tra i due maggiori partiti della maggioranza. Angelino Alfano e i tre coordinatori hanno fatto notare al ministro leghista che la riforma va scritta insieme e che il Pdl non intende giocare un ruolo secondario sui temi che più gli stanno a cuore, a cominciare da quello sulle province. Il Pdl, infatti, sarebbe sempre più tentato di giocarsi la carta dell’abolizione delle province per dare un forte segnale anti-casta nel nome dei tagli alla politica. Ma si tratta anche di un modo per infastidire il Carroccio da sempre contrario all’abolizione delle Province. E Alfano avrebbe anche avvertito il ministro che d’ora in avanti non verrà accettato nessun diktat: ogni provvedimento o richiesta della Lega verrà esaminato con la massima attenzione e discusso prima collegiamente, attraverso un approfondito confronto. E, ancora, a dispetto dell’encomio incassata al vertice Ue e delle parole rassicuranti del Premier, l’Italia resta sotto i riflettori dell’Europa e ancora prossima ai Paesi a rischio di attacco da parte dei mercati finanziari, cioè Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. Ieri Confindustria ha diramato un Rapporto Congiunturale, secondo il quale, per l’Italia, gli indicatori puntano a una nuova e prolungata fase di variazioni del PIL che saranno molto difficilmente superiori all’1% annuo. L’anticipatore OCSE continua a scendere, il PMI è in zona recessione nel manifatturiero e nei servizi, con ordini in diminuzione; l’occupazione langue; i consumi sono piatti; il contesto per gli investimenti è deteriorato; l’export frena più dei mercati di sbocco. Ma quel che più preoccupa è che la crescita sarà quasi nulla nel 3° trimestre, dopo che nel 2° si è avuto un aumento dell’1,6% della produzione industriale, concentrato nella prima parte del periodo, che ha originato una temporanea accelerazione del PIL. Insomma, anche se il cielo in Europa si schiarisce, da noi la nuvolaia è sempre più foriera di procelle.
Carlo Di Stanislao
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