“Dai dati del CRESA risulta che, seppur con difficoltà, l’economia della nostra Regione riesce a tenere, poco o tanto, rallentando o accelerando. E comunque lungo una linea che porta il nostro PIL verso una percentuale vicina a quella della media del resto d’Italia. Più in generale le nostre imprese riescono a produrre ed ad avere un saldo più che positivo per le esportazioni. Esse si rivelano ancora come uno degli aspetti trainanti della nostra economia e ciò conferma che le politiche tese all’internazionalizzazione non devono rappresentare una meteora ma un qualcosa di stabile e fisso nella programmazione regionale, come d’altronde lo è. Fa certamente ancora molto rumore l’incertezza e la poca fiducia verso il sistema economico industriale in crisi a livello globale, e l’Abruzzo che cresce certo meno di altre realtà, ma è tra le prime del Centro-Sud, ed è coinvolta appieno dalla crisi internazionale che qui è amplificata dalle rovine causate dal terremoto e dal fatto che ancora non possiamo disporre per il nostro sviluppo economico-industriale di risorse finanziarie endogene in quanto tutte assorbite ancora dai debiti della sanità. Ma ancora per poco. La nostra Regione non sarà certamente una locomotiva spedita ma riesce a stare agganciata al treno della ripresa lenta ma costante che si riconosce al sistema Italia. Dove c’è la cultura per l’innovazione, per la ricerca e per i servizi avanzati, si riesce più facilmente a dare al sistema industriale la fiducia che merita. Bisogna perciò accelerare sui temi dell´economia della conoscenza accompagnando il sistema Abruzzo con una serie di riforme fondamentali per metterlo in condizione di essere pronto per il dopo crisi e seguire più adeguatamente gli scenari che cambiano velocemente. Se il numero delle aziende è aumentato sta a significare che anche tra i giovani va aumentando la voglia di intraprendere e la Regione Abruzzo deve creare le giuste condizioni opportunità e occasioni con quello che si sta comunque facendo nel settore dell’occupazione femminile dove siamo la prima Regione per aumento dell’occupazione femminile che è aumentata di diecimila posti nell’ultimo anno. A ciò si aggiungano i dati positivi del settore manifatturiero e la forte spinta che si avrà nel settore edile con la ricostruzione pesante. Le strade che abbiamo preso di potenziare le politiche dell’internazionalizzazione, le politiche del credito con una dotazione finanziaria che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, vedrà 15 milioni di euro dirottati verso i confidi che rispettano i dettami della LR n. 37 del 2010; 14 milioni di euro per le politiche aggregative dei poli d´innovazione; 10 milioni di euro per le reti d´impresa, 18 milioni di euro per la ricerca e i servizi avanzati, tutte risorse che provengono dall’Unione Europea (FESR) e dal Governo centrale (Abruzzo 2015). A ciò si aggiunga la dotazione di 9 milioni di euro per lo start up d’impresa. La riforma dei consorzi industriali poi occorre portarla a termine entro breve tempo, e comunque molto più velocemente dei 18 mesi previsti dalla legge. In Abruzzo non nascono nuove grandi industrie dalla fine degli anni ottanta e i nostri territori sono gestiti da enti che forse avevano la loro efficacia nelle prime fasi del processo di industrializzazione, ma che ora devono inevitabilmente guardare alla buona organizzazione delle aree e al funzionamento dei servizi, mentre ancora si provano a fare i piani regolatori territoriali o a pensare come fare gli espropri e la pianificazione. Il sistema imprenditoriale che attualmente opera, e che vuole investire, chiede a gran voce un territorio competitivo capace di dare risposte in termini di servizi essenziali, innovativi e legati alla sostenibilità ambientale. Ed è quello che si pone la riforma come obiettivo. E’ giusto che si faccia presto e velocemente perché se la politica non deve più sostituirsi al territorio, come è giusto che sia, occorre che il territorio diventi protagonista della politica economica industriale della nostra Regione. Bisogna dunque attivare logiche istituzionali che mettano in condizione i territori di unirsi in aree metropolitane, per ottimizzare i servizi ai propri cittadini. Ciò rappresenta una scelta utile alla quale mi sento di aderire e che cercherò di portare concretamente in pratica. In quest’ottica i territori, mantenendo la loro identità culturale, riescono ad ottimizzare servizi primari e secondari a chi vi abita, con una razionalizzazione dei costi ed un maggior potere contrattuale a livello locale. L’insegnamento che viene proprio dall’ultimo rapporto CRESA dice ancora una volta che l’Abruzzo deve affrancarsi velocemente dai capricci della politica per attivare un confronto a tutto campo con le forze sociali che vivono e popolano l’Abruzzo. Il Patto per lo Sviluppo rappresenta lo strumento giusto sul quale stiamo puntando tutti e con il quale potremo avere grandi soddisfazioni legate agli obiettivi che si prefigge. Se Moody’s, con la conferma del Rating A2, con outlook stabile, sta anche a significare che la fiducia verso la questa politica di rigore da una parte e riformista dall´altra sta dando i suoi frutti e consentirà a questa regione di fare il salto di qualità necessario al progresso dei propri abitanti.
L’Abruzzo non una locomotiva spedita ma agganciata al treno che si riconosce al sistema Italia
“Dai dati del CRESA risulta che, seppur con difficoltà, l’economia della nostra Regione riesce a tenere, poco o tanto, rallentando o accelerando. E comunque lungo una linea che porta il nostro PIL verso una percentuale vicina a quella della media del resto d’Italia. Più in generale le nostre imprese riescono a produrre ed ad avere […]
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