Falsi occhiali ‘Made in Italy’, operazione Gdf in 5 regioni

La segnalazione di una compagnia di assicurazioni, dopo la denuncia di un furto per 500 mila euro fatta da un rivenditore di occhiali pescarese, ha portato i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara a scoprire una simulazione per coprire una serie di fatturazioni per operazioni inesistenti emesse da società “cartiere” nel territorio pescarese […]

La segnalazione di una compagnia di assicurazioni, dopo la denuncia di un furto per 500 mila euro fatta da un rivenditore di occhiali pescarese, ha portato i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara a scoprire una simulazione per coprire una serie di fatturazioni per operazioni inesistenti emesse da società “cartiere” nel territorio pescarese per l’importo complessivo di oltre 2,6 milioni di euro. Perquisizioni hanno riguardato località non solo nella regione Abruzzo, ma anche in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Lazio. Interessate in particolare, oltre Pescara, località del bellunese, del veneziano, del trevigiano, del viterbese e del fermano. Cinque finora gli indagati (un romano, tre pescaresi ed un cinese) per reati fiscali, nonché per l’ introduzione e commercializzazione, in forma di associazione a delinquere, di merce contraffatta. Le società coinvolte sono tutte italiane, una è riconducibile ad un imprenditore di origine cinese. I prodotti commercializzati avevano marchi “Made in Italy” e “Ce” contraffatti. Sono stati sequestrati 300mila occhiali, di cui ventimila a Pescara, e documentazione contabile. Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore di Pescara, Valentina D’Agostino, hanno consentito ai finanzieri di individuare piccoli imprenditori e dodici società coinvolti nell’organizzazione e di ricostruire tutto il percorso seguito dal materiale ottico sin dalla introduzione sul territorio nazionale. Provenienti dalla Cina, gli occhiali dopo essere stati nazionalizzati attraverso la dogana di Venezia, venivano spediti a società del nord-est, incaricate di “ricondizionarli” procedendo alla cancellazione del marchio “Made in China” ed all’apposizione di quello “Made in Italy” e della sigla “CE”, pur in assenza di alcun tipo di certificazione attestante la conformità del prodotto alla normativa europea.

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