Una lunga e impetuosa suite della durata di circa 54 minuti, che ripercorre le più significative composizioni per film del mai dimenticato Nino Rota, a 100 anni dalla sua nascita, da La Dolce Vita al Padrino, con una ritmica jazz e la straordinaria partecipazione della prestigiosa London Sypmphony Orchestra. Tutto questo in prima assoluta nazionale lunedì scorso, a Sulmona, all’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, nel corso del ‘Muntagninjazz 2011’, con Fabrizio Bosso e la “I-Orchestra”, diretta dal maestro Stefano Fonzi, con Claudio Filippini al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Lorenzo Tucci alla batteria e le registrazioni londinesi (presto in CD) con la London Sypmphony Orchestra. Nato a Torino nel 1973, Fabrizio Bosso, diplomato al conservatorio Giuseppe Verdi della città piemontese,, ha completato i suoi studi al St. Mary’s College di Washington DC e nel corso della sua carriera ha avuto numerose collaborazioni con artisti quali Stefano Di Battista, Paolo Fresu, Flavio Boltro, Mario Biondi, Sergio Cammariere, Bob Mintzer, Tullio De Piscopo, Paolo Di Sabatino, Randy Brecker e molti altri. Nel 1999 venne votato come “Miglior Nuovo Talento” del jazz italiano dal referendum della rivista Musica Jazz e, negli anni successivi, ha collaborato stabilmente nei gruppi di Salvatore Bonafede, Giovanni Mazzarino ed Enrico Pieranunzi. Ha fondato, assieme a Scannapieco, gli High Five, suonato in duo con Rossano Sportiello in un omaggio ad Armstrong, in trio con D’Andrea e Petrella e col suo quartetto – con Mannutza, Bulgarelli e Tucci – inciso tutta una serie di leader e co-leader di grande pregio. Nella splendida serata sulmontina, il folto pubblico ha potuto riascoltare alcune delle più belle opere di Nino Rota, richiesto e adorato compositore di musiche da film per il cinema del dopoguerra: da Otto e mezzo ad Amarcord, La Strada, composte per Federico Fellini, ma anche Il Padrino composto per Francis Ford Coppola e Il Gattopardo per Luchino Visconti. Ad impreziosire maggiormente l’opera, una brano rarissimo composto da Rota, Ragazzo di Borgata, edito dalla casa discografica Cam nel 1976 solo su 45 giri. Il brano e’ stato concesso dalla Sugar che ne detiene i diritti. Fonzi è protagonista degli arrangiamenti e dell’unica composizione originale contenuta nella registrazione che prende il titolo dal nome del progetto, Enchantment. Nel disco sono presenti anche Claudio Filippini al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Lorenzo Tucci alla batteria. Domenica, invece, alla Civitella di Chieti, la tappa abruzzese di “Up Patriots to Arms”, il tour estivo di Franco Battiato,fra i maggiori cantautori italiani contemporanei, che dopo i primi anni ’70 dedicati alla musica elettronica e sperimentale, ha compiuto le sue prime ascensioni sonore con album più sostanziosi come “Sulle corde di Aries”, “Clic” e “Mademoiselle le gladiator”. Album come “L’era del cinghiale bianco”, “Patriots”, “La voce del padrone” e “L’arca di Noè”, che lo hanno verso il successo e con vendite da capogiro. Quest’anno, su commissione del Comune di Cosenza/Teatro Rendano, Battiato ha composto “Telesio”, la sua quarta opera. “Up Patriots to arms tour”, che ha preso il via il 18 luglio con una tappa speciale al Festival Rock di Roma, proseguirà per tutta l’estate attraverso le più belle piazze e le location più suggestive del nostro splendido Paese. Battiato L’artista si vi ha inserito i successi di oltre trentacinque anni di carriera, brani indimenticabili come “Centro di Gravità Permanente”, “Cuccuruccucu”, “Voglio vederti danzare”, “Shock in my town” e “La cura”.
Sul palco, con il cantautore siciliano vi sono: Angelo Privitera (tastiere e computer), Carlo Guaitoli (pianoforte), Nuovo Quartetto Italiano: Alessandro Simoncini (violino), Luigi Mazza (violino), Demetrio Comuzzi (viola), Luca Simoncini (violoncello), Davide Ferrario (chitarra), Lorenzo Poli (basso), Giordano Colombo (batteria). La sua ultima opera, scritta in occasione del cinquecentenario della nascita del filosofo Bernardino Telesio, con libretto di Manlio Sgalambro, con cui Battiato collabora dal 1990, è stata presentata in prima Nazionale al Teatro Rendano di Cosenza nel maggio scorso. Domenica sera a Chieti, dopo l’apertura con Up Patriots to Arms, sono passate Auto da fè, No Time No Space, Un’altra vita, Tra sesso e castità, Il cammino interminabile, Il ballo del potere, la potentissima Shock in my town e l’ultima Inneres Auge con versi diretti come proiettili tipo: “Uno dice che male c’è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato? Non ci siamo capiti e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti”. Poi, grazie anche ad una band “modellabile”, si è passati ad atmosfere più intime (senza batteria e chitarra) per Gli uccelli, Segnali di vita, le cover J’entends siffler le train (di Richard Anthony) e la traduzione La canzone dei vecchi amanti (La chanson des vieux amants) di Jacques Brel. Una scaletta costruita secondo atmosfere e significato porta a Povera patria e Prospettiva Nevskij dove Battiato lascia a sorpresa il canto al pubblico e scherza “Non ve la ricordate più? Nemmeno io!” e poi riprende da dove si era fermato, fresco ed ispirato, dopo 30 anni ininterrotti di musica e pensiero.
Carlo Di Stanislao
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