In questi giorni, davanti alla mia residenza, (a Coppito), mi si è avvicinato un signore e mi ha salutato: “Eccellenza, sono un terremotato del Borgo della Rivera. Sto qui presso alcuni parenti. Ma penso sempre alla mia parrocchia e, soprattutto, alla Chiesa di S. Vito alla Rivera. Quando potremo vederla ricostruita?”.
Questa domanda mi ha riportato alla mente le innumerevoli richieste di tanti tanti fedeli, delle decine di comunità che ho visitate in queste ultime settimane (in occasione della Visita Pastorale).
Dovunque mi chiedono: “Quando riapriremo la nostra Chiesa?”.
Tutti sanno che, all’indomani del terremoto, io ho ripetuto spesso e in modo convinto: “Prima le case e poi le chiese!”. E molti mi hanno ringraziato per questa parola chiara.
Ma in modo altrettanto chiaro devo ora riconoscere che, grazie a Dio, la fede è sempre viva nel cuore del nostro popolo. Ed è questa fede che porta tutti a chiedere al Vescovo, in modo insistente e appassionato: “Quando riapriremo le nostre chiese?”.
Per un Vescovo è estremamente consolante constatare questa fede che resiste a tutte le bufere, a tutte le difficoltà. E persino al terremoto!
Mi venivano in mente questi pensieri mentre ci apprestiamo anche quest’anno a celebrare il grande evento della Perdonanza Celestiniana. E penso a S. Celestino, a questo monaco prestato per soli cinque mesi alla Cattedra di Pietro.
Un pontificato breve ma che rimane come una perenne e salutare provocazione per la Chiesa di tutti i tempi.
Penso al dono di s. Celestino a L’Aquila: la Perdonanza!
E mi domando ancora una volta: cosa spinse questo santo monaco, una volta divenuto Papa, a inventare questo incredibile dono della Perdonanza?
Certo, il messaggio di S. Celestino è così ricco che, giustamente, noi aquilani del terzo millennio, vi scopriamo tante suggestive provocazioni. Vi scopriamo un messaggio valido per tutto il mondo di oggi, in perenne ricerca di riconciliazione e di pace.
Ma non possiamo dimenticare il motivo principale per il quale S. Celestino ha voluto la Perdonanza: cioè la riconciliazione con Dio. Da questa riconciliazione nasce la conversione, nasce la riscoperta dell’amore infinito e misericordioso del nostro Dio, che si è fatto uomo per la nostra salvezza. E da questo rinnovato incontro con Dio nasce la riconciliazione con i fratelli.
Certo, tutto è bello nella nostra Perdonanza: gli eventi musicali e culturali, il corteo storico, tutta la cornice esterna della festa. Ma, come mi confidava un giorno il compianto Padre Giacinto Marinangeli, uno dei più profondi conoscitori della nostra storia: “La festa viene dopo la conversione!” (e si riferiva alla Perdonanza). Basta rileggere la parabola del Figliol prodigo e tutti gli altri racconti di conversione riportati dal Vangelo.
Noi spesso pretendiamo di far festa senza convertirci. E per questo la nostra festa è spesso falsa e carente. Se invece ci convertiamo, se ci confessiamo, se ci riconciliamo con i fratelli, se mettiamo da parte gli egoismi di ogni genere e i peccati contro Dio e contro i fratelli, allora la festa della Perdonanza sprigionerà una gioia capace di contagiare il mondo intero.
Buona Perdonanza a tutti!
Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita de L’Aquila
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