In mezzo al mare passano i venti di tutto il mondo. Nella ventosa isola di Rodi quando si sente, di sera, che il vento soffia forte, ci si aspetta che il tempo cambi. E invece c’è sempre il sole e il tempo cambia da qualche altra parte del pianeta.
Il vento di Rodi scuote solo il mare ad occidente e sfiora la superficie di quello orientale senza nemmeno incresparlo. All’estremo sud e all’estremo nord dell’isola i venti e i mari si scontrano. A Prassonissi, estremo sud, volano i surf, nella città di Rodi il caldo si sente meno che altrove.
Rodi ha una storia millenaria e un centro storico medioevale fortificato, con mura imponenti e palazzi splendidi, ove si possono ammirare tesori millenari. La città fortificata, sorta per opera dei Cavalieri, è costruita tutta di una magnifica pietra locale e vi si trovano moschee, quartiere ebreo, musulmano… Ha dodici porte d’ingresso che immettono tutte nei vicoli, dove la brezza allevia il caldo del sud. Gran parte della città fortificata, resistette nel tempo ai terremoti, ma a fine ottocento un’esplosione ne distrusse la parte più bella. All’inizio del novecento venne ristrutturata, anche dagli italiani. Anzi, il Duce ed il Re fecero del palazzo dei Cavalieri la loro residenza estiva e, al di fuori delle mura, eressero altri palazzi, di cui uno grandissimo ora adibito a Casinò.
Non appena si entra nel centro storico medioevale si viene assaliti dai colori dei negozi, che vendono di tutto, ovunque: un enorme suk. Grandi firme false, pellicce, souvenir, tappeti, e poi ti puoi tatuare, dipingere le unghie, intrecciare i capelli, fare un ritratto. E cercano di accalappiarti per farti mangiare in un ristorante, o bere una birra o un caffè: un enorme orribile mercato, per migliaia di turisti da tutto il mondo, che vengono a visitare questo enorme monumento patrimonio dell’UNESCO.
Non si vedono in giro bambini che giocano, gente seduta alle panchine, panetterie, macellerie, librerie, teatri, mercerie, barbieri, parrucchiere, insomma non si vede la gente che vi abita. Che in realtà c’è, poco numerosa e vive in case piccole, a volte fatiscenti, il più delle volte povere e anonime. Le case più belle sono alberghi, o pub, o giardini per offrire narghilè ai turisti. E molte di queste attività non sono di gente locale ma di Italiani, Tedeschi, Inglesi, Americani. Insomma una città che non è dei propri abitanti.
Seduta su una panchina all’ombra di uno dei tanti giganteschi ficus, ho un pensiero orribile: “Se L’Aquila diviene così, io mi sparo”. E rivedo i caratteri di una frase che lessi poco tempo fa su un giornale locale: “La scuola di San Bernardino potrebbe divenire un centro commerciale all’interno della città”. Mi sento mancare ed esco da una delle porte medioevali. Mi ritrovo sul porto di Rodi con un muro davanti: una enorme nave da crociera. Ho un sospiro di sollievo: “Meno male, a L’Aquila il mare non c’è”.
Credo che sia ora che gli aquilani rientrino in casa o, almeno, abbiano la certezza di poterlo fare nei tempi di una ricostruzione certa. Come aquilana chiedo al Comune di rendere FINALMENTE visibile, attraverso il nuovo sito web, la mappa del centro storico aquilano e delle frazioni con chiare indicazioni (magari a colori) di quali siano gli immobili classificati A,B,C, E e da abbattere. Il Comune renda anche noto cosa e dove è stato ceduto a FINTECNA, sia in centro che in periferia e anche i prezzi applicati.
Salviamo L’Aquila.
Forza L’Aquila sempre.
Giusi Pitari
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