I detrattori non mancano, ma l’Arte povera è stato l’ultimo vasto e articolato movimento artistico italiano di assoluto rilievo internazionale. Ora arrivano a celebrarlo ben cinque rassegne, che a partire dal 24 settembre, saranno allestite nei musei di Bologna, Milano, Torino, Napoli e Roma. Un imponente progetto espositivo curato da Germano Celant che, oltre a riunire gli artisti più significativi (Anselmo, Boetti, Fabro, Kounellis, Merz, Paolini, Pascali, Penone, Pistoletto, ), ricostruirà tutte le fasi che si sono succedute dal 1967 proprio in quelle città. A celebrare, anche con il contemporaneo, i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ad essere coinvolti ben sei istituti museali dai romani Maxxi e Galleria Nazionale d’Arte Moderna al Castello di Rivoli (Torino), dal Madre di Napoli al Mambo di Bologna alla Triennale di Milano. Insieme ai rispettivi direttori (Anna Mattirolo, Vittoria Marini Clarelli, Beatrice Merz per il Castello di Rivoli, Maria Vittoria Marini Clarelli, Eduardo Cicelyn, Gianfranco Maraniello, Davide Rampello), Celant ha dunque concepito un progetto che, mettendo insieme un alto numero di opere storiche e recenti, si propone come una sorta di viaggio nel tempo e negli spazi, attraverso gli avvenimenti che hanno avuto come protagonisti gli artisti dell’Arte povera. Ogni museo o istituzione ha infatti ideato un allestimento specifico, capace di riflettere la propria identità e le collezioni. Come promotori dell’evento, il Castello di Rivoli e la Triennale si sono assunti l’impegno di produrre le esposizioni di carattere generale, riguardanti sia le relazioni internazionali sia l’intero arco storico dell’Arte povera. Ecco quindi al Castello di Rivoli la mostra ‘Arte povera international’, dove le opere dei protagonisti dialogheranno con i lavori di artisti che hanno condiviso lo stesso momento storico e linguistico, tra cui Carl Andre, John Baldessari, Dara Birnbaum, Daniel Buren, Lucio Fontana, Sol LeWitt, Rebecca Horn, Fausto Melotti, Keith Sonnier, Robert Barry e Andy Warhol. La sede della Triennale, invece, è stata scelta per testimoniare il percorso degli artisti a partire dal 1967. ‘Arte povera 1967-2010’ presenterà dunque le opere storiche che ne segnarono l’esordio linguistico, basato sull’impiego di materiali inediti e di soluzioni sorprendenti, ma al tempo stesso documenterà lo spirito fluido e spettacolare dei lavori imponenti realizzati dai singoli artisti dal 1975 al 2010. Al Mambo sarà quindi la volta di ‘Arte povera 1968’, un richiamo alla mostra tenutasi alla Galleria Dé Foscherari di Bologna nel 1968, cui seguì un rilevante dibattito critico, mentre il Madre ospiterà ‘Arte povera + Azioni povere 1968’, in riferimento alla rassegna internazionale dallo stesso titolo tenutasi negli spazi degli Arsenali di Amalfi. E a Roma, se al Maxxi sarà presentata una grande installazione di Gilberto Zorio, sospesa davanti alla vetrata del piano superiore del museo progettato da Zaha Hadid per coinvolgere visivamente anche la Piazza esterna, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna la mostra dedicata all’Arte povera riaprirà al pubblico le sale dopo un radicale riordinamento delle collezioni (in occasione del centenario). Dal 7 dicembre sarà riproposto un nucleo di approfondimento su Pino Pascali, con una selezione di 20 opere dalla collezione, che saranno affiancate da lavori di Boetti, Fabro, Paolini, Penone, Pistoletto, Kounellis e Zorio.
Nicoletta Castagni
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