Tra poche settimane Eni inizierà a trivellare nel Mar Adriatico, a 25 miglia da Brindisi, nel cosiddetto Campo aquila. Il giacimento si svilupperà attraverso due pozzi satelliti sottomarini, collocati ad una profondità di 850 metri circa. I lavori saranno eseguiti dalla Salpem per un miliardo di euro.
L’individuazione del giacimento risale al 1993. In una nota dell’epoca, la compagnia petrolifera disse che dal giacimento si stimava poter ricavare circa 120 mln di tonnellate di combustibile, tra petrolio e gas naturale. Una quantità enorme….purtroppo il giorno sta arrivando e anche questa volta, a nulla sono servite le tante mobilitazioni popolari e politiche, le rivolte, gli striscioni, le interrogazioni parlamentari a difesa del mare e del territorio.
L’ennesimo scempio ambientale di dimensione inaudite sul territorio brindisino ancora una volta si sta per consumare. ll governo nazionale, purtroppo persegue nella sua azione autoritaria senza dare ascolto alle istanze dei territori e delle istituzioni, nonostante le annose avvisaglie, le istanze dei territori e la sua stessa propaganda federalista. Si continua ad ignorare completamente l’esubero di energia prodotta da regioni come la Puglia, autosufficiente anche grazie alle politiche innovative in materia di energie alternative. Un territorio brindisino sotto assedio dalla Centrale Federico II al Petrolchimico. Milioni di tonnellate di carbone e sostanze estremamente tossiche e dannose stanno provocando danni ingenti all’ambiente ed alla salute.
I danni all’ambiente e alla salute dei brindisini non possono essere il prezzo da pagare per la produzione industriale e per il diritto al lavoro. La popolazione chiede legalità e tutela dell’ambiente, l’economia e la vocazione turistica del territorio va difesa e tutelata e potrebbe essere la valida alternativa alle trivellazioni e al carbone.
Luisa Stifani
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