Oggi braccia incrociate per 8 ore, stop dei trasporti: è il giorno dello sciopero generale indetto dalla Cgil contro una manovra dai tratti “profondamente iniqui” e “aggravata” da norme, come l’articolo 8 sui ‘licenziamenti facili’, “che hanno come scopo l’abolizione del contratto nazionale, dello Statuto dei lavoratori e dei diritti di questi ultimi”.
La CGIL punta il dito contro il combinato disposto della manovra del 6 luglio, approvata dalle Camere, e di quella del 13 agosto, decreto in via di conversione, che sommati produrrebbero una correzione dei conti pubblici senza precedenti “per mole e per iniquità” (2,1 miliardi nel 2011, 24 nel 2012, 50 nel 2013 e 55,4 nel 2014). Ma alla correzione, annuncia la CGIL, “seguirà un effetto depressivo che prepara il campo a nuove e dannose manovre economiche”.
“Per cambiare la doppia iniqua manovra – spiega il sindacato -, per lo sviluppo del Paese, per difendere i diritti del lavoro, per battere i privilegi e per contribuire in misura delle proprie possibilità, per redistribuire equamente le risorse”, la CGIL proclama lo sciopero generale avanzando una serie di proposte che guardano alla crescita e all’occupazione, fatte di equità e di giustizia. Tra queste: un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso; un’imposta straordinaria sui grandi immobili il cui valore patrimoniale, al netto dei mutui, superi la soglia degli 800mila euro con aliquota fissa dell’1% nel 2012 dal gettito potenziale di 12 miliardi di euro; un’imposta ordinaria sulle grandi ricchezze pagata solo sulla quota che eccede gli 800mila euro che porterebbe nelle casse dello stato circa 15 miliardi ogni anno.
Solo alcune delle proposte – insieme ad una ritassazione dei capitali ‘scudati’, ad una rimodulazione della tassa di successione e ai tagli ai costi della politica – che il sindacato avanza per mettere al sicuro non solo i conti ma per avviare un percorso di crescita. Con queste risorse recuperate, infatti, l’organizzazione guidata da Susanna Camusso si propone di costituire un fondo per la crescita e l’innovazione e investire circa 1 miliardo di euro ogni anno per un incentivo diretto all’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, insieme al sostegno dei redditi e dei consumi attraverso la riduzione strutturale del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione.
Ma al centro della mobilitazione c’è anche la battaglia contro le scelte del governo che tagliano gli stanziamenti alle amministrazioni centrali, agli enti locali (e di riflesso ai servizi sociali), alla Sanità e al “vero e proprio accanimento” contro il lavoro pubblico. Incassata la vittoria sulla salvaguardia delle tredicesime nel pubblico impiego e le festività laiche e civili, mentre continua la raccolta di firme per la petizione arrivata ad oltre 72mila sottoscrizioni, l’impegno di corso d’Italia prosegue per tutelare il sistema previdenziale e l’area della disabilità contro le norme che prevedono lo stravolgimento del collocamento obbligatorio, per stralciare l’obbligo di privatizzare i servizi pubblici “in contraddizione con l’esito del recente referendum” e per impedire la modifica dell’aritcolo 41 della Costituzione.
Ultimo, non certo per rilevanza, la lotta contro l’articolo 8 del decreto in tema di ‘contrattazione collettiva di prossimità’. Le modifiche introdotte dall’emendamento del governo “distruggono l’autonomia e l’autorevolezza del sindacato” e indicano “la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori”, ha spiegato la Camusso. Per la CGIL l’articolo 8 e le modifiche apportate in commissione non sono coerenti con l’accordo del 28 giugno e rilevano “un comportamento autoritario del governo che interviene sull’autonomia contrattuale delle parti con una scelta senza precedenti nella storia della nostra Repubblica”.
Una prova difficile per la CGIL quindi – per i tempi organizzativi e per le condizioni in cui versano i lavoratori – “ma cresce nel paese il clima di condivisone e di consenso rispetto alle sue critiche e alle sue rivendicazioni”. Per determinare “un cambiamento contro la deriva in cui sembra essere condannato il paese” la Cgil è quindi ancora una volta in campo con “un messaggio di speranza e per dimostrare che scelte diverse, eque e giuste, sono possibili”. Il sindacato “non si rassegna e volge il suo sguardo al futuro che passa attraverso il lavoro e i giovani perché un sindacato che non vuole cambiare mestiere fa proposte e guarda al cambiamento” senza, per l’appunto, rassegnarsi.
Lascia un commento