Esiste una leva importante per dare una risposta alla crisi economica e valoriale che ha investito il nostro “sapiente” mondo occidentale: il consumo e il risparmio socialmente responsabile. Se una quota importante di cittadini (poniamo un 40 percento) si alzasse e decidesse di consumare e risparmiare premiando quelle aziende più brave a fare la quadra tra creazione di valore economico, sociale ed ambientale avrebbe compiuto un gesto di autointeresse lungimirante in grado di cambiare il mondo.
Come “profetizza” il professor Leonardo Becchetti sul sito benecomune “Votare con il proprio portafoglio” vuol dire non dimenticare che al momento del consumo possiamo tutelare la condizione dei lavoratori premiando l’azienda che, a parità di condizioni, preferisce un contratto di solidarietà a migliaia di licenziamenti o che comunque è più efficiente nel tutelare i lavoratori.
E poiché le sorti delle aziende (e delle divisioni al loro interno) si decidono su piccolissime variazioni di quote di mercato queste scelte sono assolutamente importanti.
E’ per questo motivo che già oggi le piccole quote di mercato del consumo e risparmio socialmente responsabile conquistate attraverso l’alleanza tra cittadini e pionieri equosolidali o etici hanno spinto le imprese tradizionali ad utilizzare pesantemente l’etica come strumento competitivo producendo significativi passi (talvolta solo dichiarati altre volte effettivi) in direzione della responsabilità sociale.
Come dare una spinta al voto nel portafoglio ?
Nel primo caso dobbiamo passare dalle strade ai negozi… Il protestare per migliorare le condizioni del lavoro da noi vuol dire aumentare il differenziale di costo rispetto ad una possibile produzione in un paese povero o emergente, differenziale già molto elevato che spinge le aziende ad abbandonare il paese di origine. Se invece tutte le persone radunate in piazza si dirigessero verso un negozio e decidessero con un’azione dimostrativa di acquistare il prodotto di un’azienda leader nel settore della responsabilità sociale ed ambientale darebbero un segnale molto più forte ed incisivo che stimolerebbe le aziende a procedere in quella direzione.
L’idea per i governi è quella di stimolare la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese puntando sulle regole della vendita piuttosto che su quelle della produzione. Elevare gli standard per chi produce nel nostro paese ha ancora una volta l’effetto perverso di favorire la delocalizzazione e la concorrenza verso il basso. Alzare invece gli standard sulle regole di vendita dei prodotti vuol dire mettere tutti coloro che vogliono conquistare il mercato italiano sullo stesso livello penalizzando coloro che intendono farlo attraverso produzioni (ovunque esse siano localizzate) che rispettano meno lavoro e ambiente.
Inutile prendersela con interlocutori astratti ed anonimi come i mercati. I mercati per funzionare hanno bisogno di due elementi fondamentali che si incontrano: la domanda e l’offerta. E ci sorprenderà scoprire che da uno di questi due lati (la domanda) ci siamo noi cittadini. Usiamo il potere che abbiamo per “liberare” le imprese, ridare dignità alla politica e promuovere dal basso un’economia diversa al servizio della persona.
Roberto Museo
Consigliere Banca Etica
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