Scatta l’allarme negli Stati Uniti a seguito di una minaccia di attentati che le autorità americane ritengono “credibile, specifica, ma non confermata”, mentre ricorre il decimo anniversario dell’attentato alle “Torri Gemelle”. Quel giorno, l’11 settembre 2001, dice il Ministro Franco Frattini in un’intervista televisiva, “ci siamo sentiti tutti americani” mentre “l’attacco era a tutti noi, alla democrazia, ai valori in cui avevamo sempre creduto, ai valori di libertà”. Frattini sottolinea che, come italiani, ”siamo stati colpiti perché c’erano centinaia di cittadini di origine italiana tra i morti. C’erano alcuni italiani di prima e seconda generazione, che avevano legami forti con l’Italia” e poi perché “abbiamo pensato che evidentemente il terrorismo era dentro le nostre case”. Il Ministro ricorda che quando si è saputo degli attentati “ero nel mio ufficio” e che allora si occupava anche di coordinamento dei servizi di intelligence: “sono stato colto da incredulità e sconcerto”. Il mondo si è svegliato come da un brutto sogno – aggiunge Frattini – e “in dieci anni abbiamo costruito una rete di alleanze” e “compreso che i paesi arabi si sentono come noi vittime del terrorismo e abbiamo cancellato quell’idea che l’Islam equivalesse a terrorismo. Gli islamici sono stati uccisi come e più di noi dal terrorismo quindi il bilancio forse oggi è di un’alleanza internazionale contro il terrorismo più condivisa rispetto a dieci anni fa”.
Il richiamo ai Paesi arabi, in particolare a quelli che sono i protagonisti della “primavera araba” è in una dichiarazione congiunta dei presidenti del Consiglio e della Commissione Ue, rispettivamente Herman Van Rompury e Jose’ Barroso. La gente che si è riversata nelle strade di Tunisi, del Cairo e di Bengasi chiedendo libertà e democrazia – si afferma nella nota congiunta – “è la risposta più forte all’odio stupido e al cieco fanatismo”.
A dieci anni dagli attacchi alle torri gemelle e al Pentagono, i vertici delle istituzioni europee ricordano l'”unità” mostrata dalla comunità internazionale in sede Onu nella lotta al terrorismo “senza distinzioni di religioni o altri fattori”. L’Europa “resta vigile” e, insieme agli Usa e agli altri partner internazionali, “continua a combattere il fanatismo e il reclutamento di nuovi terroristi”. Una battaglia, rilevano ancora Van Rompuy e Barroso, che può essere vinta “difendendo i nostri valori” e promuovendo la legalità, i diritti umani, la democrazia, il dialogo interculturale e lo sviluppo economico.
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