Arresti domiciliari e accusa di omicidio colposo, deciso dal gip del Tribunale di Roma Marco Mancinetto, nei confronti di Soter Mulè, ingegnere di 42 anni, coinvolto nella morte di una ragazza di 24 anni a seguito di un gioco erotico avvenuto sabato scorso a Roma. Un’altra ragazza, che era legata assieme alla vittima con la tecnica giapponese dello shibari, è ancora ricoverata in ospedale in coma farmacologico. I tre avevano trascorso la serata insieme in un locale sulla Casilina, facendo uso di alcol e droga, per poi recarsi nel vano caldaie, all’interno del garage, dove si è consumata la tragedia. Nel gioco ognuna faceva da contrappeso all’altra: una scendeva verso terra, l’altra saliva verso l’alto, dandosi la spinta con le punte dei piedi, in una sorta di altalena. Salendo, la corda provocava uno strozzamento di alcuni secondi e provocando, secondo alcune tecniche erotiche, una sensazione simile all’orgasmo. Questa mattina il gip ha ascoltato l’uomo, detenuto a Regina Coeli, mentre gli inquirenti non si sono ancora pronunciati sul materiale che è stato sequestrato a casa sua e nella sua auto, dove sono stati trovati oggetti inerenti le pratiche di sesso estremo. Tra le ipotesi, potrebbe esserci il sospetto che alcune persone possano essere state fotografate o filmate durante giochi erotici, dove la vita delle persone coinvolte era a rischio e dove il piacere si mescola al dolore. Sconcertano, soprattutto, alcune frasi scritte da Mulè sul suo profilo di facebook il 5 settembre: “Qualcuno stanotte è morto”. Una sorta di ossessione per l’ingegnere, che già il 13 luglio aveva postato: “Picciotti, si muore”. E ancora: “Il problema nella vita non è fare male a qualcuno. È fare abbastanza male, tanto male che nessuno possa credere che lo hai fatto veramente tu o che lo hai fatto di proposito”, con tanto di risposta di Paola Caputo, la vittima: “Saggio Soter”. A quanto si apprende i locali sotterranei, in cui si e’ svolto il gioco erotico finito male, sono comuni all’Agenzia delle Entrate e all’Enav, i cui uffici si trovano ai piani superiori. Del shibari, una scarica di adrenalina che attraverso la sensazione di soffocamento amplifica il piacere, cercata ‘scientificamente’ dai cultori del sesso estremo, si parla nel film “Sol Levante”, anche lì con una giovane donna morta. Ma stavolta una ragazza di 24 anni è morta sul serio ed un’altra rischia di fare la stessa fine. Alberto Caputo, sessuologo e psichiatra milanese, ha spiegata a Adnkronos che, di solito “gli adepti dell’asfissiofilia sanno molto bene quello che fanno e soprattutto sono capaci di fermarsi al momento giusto”, prima di varcare il confine sottile tra il gioco e la morte. Purtroppo, complice il tam tam su Internet, questa tecnica tenta sempre piu’ spesso “i curiosi del ‘famolo strano’: e’ a loro che va male, ed e’ proprio in questi casi che il sesso estremo puo’ diventare un episodio di cronaca nera. Eba De Vaio, psicologia e sessuologa romana, ci ricordava tempo fa, che viviamo in un mondo sempre più virtuale in cui all’incontro fisico fra le persone si sostituiscono forme altre di contatto: entriamo in relazione quotidianamente tramite e-mail, sms, videochiamate, chat e social network. Questo tipo di sviluppo sociale se da un lato “accorcia le distanze” dall’altro limita i contatti fisici e fa diminuire i comportamenti che coinvolgono la sensorialità (percezione degli odori, del tatto etc). In questo scenario, la grande diffusione dell’erotismo estremo o forte (dall’analisi di statistiche e sondaggi emerge come nei paesi industrializzati 1 adulto su 6 abbia fantasie erotiche non realizzate di dominazione o sottomissione) può essere letta come una modalità per reagire a questa perdita di sensualità, un modo per rimettere il corpo e i sensi al centro delle dinamiche interpersonali. L’erotismo estremo, infatti, punta alla valorizzazione delle sensazioni e delle emozioni in un processo di esplorazione continua. Di certo il caso Mulè porta alla luce concetti chiave come quello di “negoziazione dei limiti”, che avviene nella fase precedente alla sessione di sesso estremo in cui i partecipanti dichiarano con la massima sincerità che cosa vogliono fare e soprattutto cosa non vogliono che accada. Molto importante l’utilizzo di safeword ovvero un “codice di sicurezza”, una parola semplice concordata prima (scelta in modo da non essere pronunciata per sbaglio ma solo intenzionalmente, ad esempio “basta” non va bene) che può essere usata per fermare le attività. Ma ancora più importante è capire cosa ci sia alla base della necessità di rapporti tanto pericolosi. Spesso risulta incerto il confine tra tali forme di disagio estremo con malattie mentali classiche, quali depressione e psicosi. Un numero crescente d’adolescenti e di giovani risultano alla ricerca esasperata di stimoli intensi, di sensazioni forti (sensation seeking). Molti di loro presentano una sorta d’insensibilità alle gratificazioni della quotidianità. La soglia di gratificazione sempre più alta, la scarsa capacità di provare piacere rende molti giovani anedonici, abulici, annoiati, incapaci, per di più, di saper dilazionare la fruizione degli oggetti desiderati. Solo le attività ‘a rischio’, straordinarie e pericolose, risultano degne d’attenzione. Tra questi giovani non è raro incontrare soggetti che esibiscono comportamenti molto rischiosi per la vita, disturbi più o meno gravi del rapporto con la realtà, isolamento con atteggiamenti antisociali e disturbi del controllo degli impulsi. A ciò si aggiunga che in questa nostra società che è divenuta un’utentica “fiera della libido”, la complessità psicologica dell’uomo è regredita a livello animale, sicchè l’unico erotismo concepibile è quello violento e deprivato da ogni accezione sentimentale. La società ci induce non solo ad essere (uomini e donne) maschilisti, ma a guardare come unbico modello premiante, quello del maschio alfa, che, detenendo il primato, può accoppiarsi con tutte le femmine del branco. Ma nessuno, neanche fa chi dice che orma i giovani e la società sono solo secco, droga e divertimento, si preoccupano di costruire i presupposti, perché ogni uomo o donna, a partire dalla’età adolescenziale, possa realizzare, in maniera mirabilmente complessa, le sue esperienze, le rappresentazioni della realtà, la percezione degli affetti, in moda da sublimare i suoi bisogni primari, che non differiscono affatto da quelli di un qualunque babbuino. Con la differenza, però, che nell’espletamento di tali primarie pulsuioni, non si giunge mai, se non incidentalmente, ad uccidere. La cultura dello shibari ha radici molto antiche e le tradizionali cerimonie religiose giapponesi sono sempre state solite includere corde e legamenti per simboleggiare il collegamento tra l’umano ed il divino. Da questo a l’uso che se fa, passano molti secoli e, addirittura, millenni di regressione. C’è una leggenda americana secondo cui, nei momenti più tragici della’umanità, una misteriosa creatura, chiamato “Uomo Falena” (Mothman, in inglese), solca i nostri cieli. E’ abbastanza allarmante registrare che gli avvistamenti si sono moltiplicati nei cieli di tutto il mondo, a partire dal luglio scorso. Un film di scarso successo “la profezia dell’uomo falena” con Richard Gere, ci dice che il favoloso essere volante, avverte l’uomo non tanto di castrotife esterne, ma di cedimenti nel grado etico e morale del suo percorso. L’uomo falena appare ad ogni persona in forma diversa, comunica con una voce non umana e sembra in grado di vedere il futuro, predicendo sciagure interiori, molto più gravi ma anche inascoltate, come quelle della mitica Cassandra. Nel film con Richard Gere di cui dicevamo, uscito nel 2008, non mancano momenti di angoscia, ben resi anche grazie ad un’ interessante colonna sonora che ci ricorda a momenti quella di “Eyes Wide Shut”. Ma ciò che si legge, quasi ogni giorno, sui giornali, ci angoscia molto più profondamente.
Carlo Di Stanislao
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