Saranno Montesilvano e Spoltore a guadagnare maggiormente dalla nascita della Grande Pescara. Ne è convinto il consigliere regionale Carlo Costantini, presidente del comitato promotore per la fusione dei tre Comuni, e lo ha ribadito nel suo intervento di ieri al convegno il ruolo di Montesilvano in una Grande Pescara. L’idea è che la nuova città di quasi 200 mila abitanti, possa avere una maggiore forza contrattuale ai tavoli di sviluppo per l’attivazione di nuovi investimenti e infrastrutture.
Costantini cancella così il timore che Pescara possa “cannibalizzare” le altre due comunità: «in questa proposta» mette in chiaro «è Pescara la meno avvantaggiata, perché i nuovi progetti non potranno che andare nelle aree di Montesilvano e Spoltore. Pescara non ha più spazio». La fusione consentirebbe di risparmiare sui costi della politica, e di liberare risorse per gli investimenti. Lo Stato premia le fusioni tra comuni con il 10% di trasferimenti in più per 15 anni: per Pescara Montesilvano e Spoltore significherebbe un incremento delle disponibilità di oltre 150 milioni di euro.
La Grande Pescara piace a Nino D’Annunzio del comitato cittadino Ri-costruttori, che assieme al consigliere provinciale Attilio Di Mattia e all’associazione Abruzzo Sostenibile ha organizzato l’appuntamento: «la proposta di Carlo sale con i piedi sul tavolo, è diretta, concreta. Quello che vogliamo fare noi è una riflessione sul ruolo di Montesilvano in questa nuova realtà». Di Mattia su questo ha le idee chiare: «Montesilvano può trovare il suo ruolo solo riconoscendo il suo principio identitario, che è quello di essere crocevia dell’area: tutte le infrastrutture viarie puntano all’area di Montesilvano, ora bisogna svilupparle per puntare ai balcani». Daniele Becci, presidente della camera di commercio di Pescara, ha evidenziato la realizzazione di uno studio sulla “Nuova Pescara” da parte della camera di commercio, analogo a quello della “Grande Pescara”: «possiamo chiamarla come vogliamo, anche “grande piattaforma urbana”, è certo però che il tempo delle chiacchiere è finito. Servono i fatti ».
Costantini infine chiude sulle alternative: «Sento di altre proposte, come la fusione tra le Provincie di Pescara e Chieti, ma queste non sono nella nostra disponibilità, perché servirebbe una legge dal parlamento nazionale: basta invece il voto del consiglio regionale per lanciare subito il referendum e chiedere ai cittadini cosa ne pensano della Grande Pescara». Anche parlare di gestione integrata dei servizi è solo un modo di confondere le idee: «esiste già da 15 anni, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti ».
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