Cresce il disagio, l’impotenza e la sfiducia verso il futuro; di pari passo cala la fiducia nelle capacità del governo di risolvere la crisi, mentre è in aumento la percentuale di coloro che , fra le istituzioni, ritengono che i Comuni potrebbero affrontare meglio la crisi con le proprie risorse. E’ un risultato incoraggiante per gli enti locali quello che emerge da un’indagine Cittalia-Anci Ricerche, condotta in collaborazione con Swg, e anticipata oggi in una conferenza stampa di presentazione dell’Assemblea congressuale dell’Anci che si terrà a Brindisi dal 5 all’8 ottobre e durante la quale sarà eletto il nuovo presidente dell’associazione nazionale dei Comuni. Il 77% degli intervistati crede che ricada proprio sul governo la responsabilità degli interventi anticrisi, ma solo il 30% pensa che questa istituzione sia realmente in grado di affrontarla (era il 45% nel 2009), e ormai solo il 19% (era il 30% nel 2009) pensa che sia questo il livello di governo più indicato sul quale investire le risorse disponibili. Di contro si alzano le quotazioni dei Comuni: dalla ricerca, analoga a quella già condotta nel 2009, risulta che sono in aumento gli italiani che si affiderebbero ai Comuni per la soluzione della crisi: erano il 22% nel 2009, sono il 27% oggi, con punte del 33% al Nord e del 36% nei piccoli Comuni. Non solo, l’85% degli italiani pensa che il peggio debba ancora venire e guarda al futuro con apprensione; il 91% (era il 72% nel 2009) pensa che la crisi sarà ancora lunga e gli effetti saranno duraturi; nessuno (lo 0%, nel 2009 era il 5%) guarda al futuro con più serenità. Solo il 37% afferma che il reddito percepito consente di vivere con tranquillità (era il 43,2% nel 2009) e il 57,3% ha difficoltà ad arrivare a fine mese (il 51,5% nel 2009), nonché il 5,7% si sente povero. Il Governo deve intervenire, ma nessuno ci crede più: il 77% dei cittadini pensa che la responsabilità degli interventi anticrisi ricada sul Governo nazionale (era il 67% due anni fa) e ritiene che si debba prioritariamente intervenire sul settore del sostegno all’occupazione, aiutando i lavoratori e sostenendo le imprese a livello nazionale. Che gli italiani siano spaventati e pessimisti lo dimostra il fatto che ben il 91% del campione pensa che le conseguenze della crisi dureranno a lungo e porteranno ulteriori conseguenze negative per i lavoratori e le famiglie. Se nel 2009 erano il 28% sul totale coloro che ritenevano che la crisi economica fosse destinata a finire rapidamente, perché vedevano già i primi segni di ripresa, oggi questi sono scesi al 9% mentre sono 91 su 100 (contro i 72 su 100 del 2009) gli italiani che non avvertono un miglioramento e che ritengono dirompenti e duraturi gli effetti di questa crisi. Le cause del pessimismo sono radicate nella realtà tant’é che il 66% degli intervistati conosce direttamente persone che hanno perso il lavoro; il 63% si sente più povero di un anno fa e il 62% dice di avere già subito direttamente le conseguenze della crisi, almeno in termini di riduzione degli acquisti, il 25% ha difficoltà nell’acquisto di generi alimentari. Per il 43% dei cittadini c’è anche una forte consapevolezza del fatto che, da una parte, i Comuni hanno subito più degli altri livelli di governo la riduzione delle risorse disponibili; mentre, dall’altra, si verifica una forte crescita delle situazioni di povertà (69%, che diventa 80% nelle grandi città) e, di conseguenza, la domanda di servizi sociali e assistenziali che viene rivolta agli enti locali (il 62% pensa che questa sia aumentata nell’ultimo anno).
Crisi: italiani fiducia ai comuni, no al governo
Cresce il disagio, l’impotenza e la sfiducia verso il futuro; di pari passo cala la fiducia nelle capacità del governo di risolvere la crisi, mentre è in aumento la percentuale di coloro che , fra le istituzioni, ritengono che i Comuni potrebbero affrontare meglio la crisi con le proprie risorse. E’ un risultato incoraggiante per […]
Lascia un commento