Napolitano: la storia non si cambia, il popolo padano non esiste. Dure le reazioni della Lega

Netta censura di Napolitano a ipotesi di ‘secessione: “Il popolo padano non esiste”, ha affermato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. “E’ tutto lecito – ha aggiunto Napolitano – discutere del federalismo e della rappresentanza delle autonomie. Il popolo è sovrano ma bisogna leggere bene la Costituzione che dice che quella sovranità si esercita attraverso […]

Netta censura di Napolitano a ipotesi di ‘secessione: “Il popolo padano non esiste”, ha affermato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. “E’ tutto lecito – ha aggiunto Napolitano – discutere del federalismo e della rappresentanza delle autonomie. Il popolo è sovrano ma bisogna leggere bene la Costituzione che dice che quella sovranità si esercita attraverso le leggi. Poi sia chiaro: Quando dalle grida, dalle chiacchiere, dallo sventolio di bandiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa che si chiamasse secessione, ovviamente tutto cambierebbe”, afferma Napolitano. “Nel ’43-’44 l’appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista – ha affermato -, non esitò a intervenire con la detenzione contro Finocchiaro Aprile”.
Parole che scatenano l’ira dei leghisti. “Napolitano è sempre molto saggio ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli”, è stata la reazione del ministro Roberto Calderoli, alle parole del Capo dello Stato. “Il Presidente – aggiunge – poi sa bene che la Lega da oltre 20 anni è garanzia di democrazia. I popoli non sono solo quelli che hanno già uno Stato con confini definiti ma ce ne sono tanti altri che spingono per vedersi riconosciuti i loro diritti. Il diritto all’autodeterminazione – continua – è stato creato proprio per quei popoli, come quello padano, che vengono maltrattati e vessati dallo Stato centrale”.
Ieri i promotori del referendum per l’abrogazione della legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, hanno depositato in Cassazione le firme. Ne sarebbero bastate 500 mila, ma sono state il doppio, un milione. La parola passa ora all’Ufficio Centrale per il referendum della Suprema Corte, chiamato a decidere entro il 10 dicembre, poi ci sarà il passaggio alla Corte costituzionale, che valutera’ l’ammissibilità dei due quesiti. L’eventuale voto si terrebbe la prossima primavera, tra il 15 aprile e il 15 giugno. ”La nostra è già una vittoria, un successo collettivo, grazie a uno sforzo unitario e trasversale”, ha dichiarato il leader Idv,

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