Mentre gli italiani compilano il questionario del Censimento 2011, i senza fissa dimora rischiano di rimanere invisibili. Per quelli che un’abitazione non ce l’hanno e che difficilmente potranno compilare il modulo Istat è già partita la ricerca “Dai un nome agli invisibili”, uno studio sulla grave emarginazione promosso da ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Caritas, Istat e Fiopsd (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora).
Gli ultimi dati ufficiali sugli homeless italiani risalgono al 1999, quando la Fondazione Zancan di Padova (su richiesta della Commissione d’indagine sull’esclusione sociale) contò 17 mila senzatetto. “Il numero però è sicuramente sottostimato”, spiega il presidente di Fiopsd Paolo Pezzana, “da quello che vediamo, da quello che ci dicono le associazioni, si stima che i senza dimora in Italia siano 50-60 mila: non è detto però che questa impressione corrisponda alla realtà”.
La nuova ricerca dovrebbe riuscire a dare qualche certezza: la prima fase dello studio si è già conclusa ed è stata condotta in 12 aree metropolitane, nei comuni sopra i 100 mila abitanti e in tutti i capoluoghi di provincia. L’obiettivo, spiega Pezzana, “è censire i servizi che in Italia si occupano di senza dimora e ottenere, tramite un algoritmo elaborato da Istat, una stima accurata del numero di persone che li frequentano”. I risultati dovrebbero essere resi pubblici ai primi di novembre e serviranno anche a inserire fra i dati Istat la categoria della povertà estrema, diversa dalla povertà relativa e assoluta. “La povertà assouta viene registrata dall’Istat in base all’indagine condotta annualmente sui consumi delle famiglie”, precisa il presidente Fiopsd, “ma da questa i senza dimora rimangono fuori: di certo tutte le persone in povertà estrema sono anche in povertà assoluta, mentre non è vero il contrario. Fornire i due dati separati servirà anche a calibrare meglio le politiche sulla povertà”.
“Dai un volto agli invisibili” servirà poi a tracciare un profilo più dettagliato degli homeless in Italia. Anche in questo caso gli ultimi dati disponibili sono quelli della Fondazione Zancan, secondo cui nel 1999 in strada c’erano soprattutto uomini (l’80%), di età compresa fra i 28 e i 47 anni e divisi a metà fra italiani e stranieri. Per capire cosa è cambiato, dal 20 novembre al 20 dicembre prenderà il via la seconda fase della ricerca Fiopsd, che prevede 5.500 interviste a persone senza dimora, identificate fra quelle che frequentano mense e dormitori.
Allo stesso tempo anche il Censimento 2011 cercherà di contare i senza dimora. Il rischio però è che le persone finite in strada nel corso dell’ultimo decennio vengano cancellate dai registri dell’anagrafe. Per censire gli homeless di solito si considerano come abitazioni le strutture che funzionano anche da rifugio notturno, la Fiopsd chiede invece “di partire dalla residenza fittizia e di considerare come abitazione tutte le strutture presso cui i senza dimora possono ottenerla”. (ps
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