Moschettieri 3 per 3

Dimenticate tutte le precedenti rivisitazione molto romantiche e nostalgiche, perché quella diretta da Paul W.S. Anderson con Orlando Bloom, Milla Jovovich e  Christoph Waltz, è un’altra storia,  assurda al punto da diventare esageratamente demenziale e molto, molto divertente. Esperto in action movie di puro consumo, Anderson confeziona un prodotto di buona qualità visiva (un 3D […]

Dimenticate tutte le precedenti rivisitazione molto romantiche e nostalgiche, perché quella diretta da Paul W.S. Anderson con Orlando Bloom, Milla Jovovich e  Christoph Waltz, è un’altra storia,  assurda al punto da diventare esageratamente demenziale e molto, molto divertente. Esperto in action movie di puro consumo, Anderson confeziona un prodotto di buona qualità visiva (un 3D molto luminoso ed “inciso”), dove una cospirazione da parte del cardinale Richelieu è in atto per rovesciare il trono dello stolto Luigi XVI, autentico burattino, che sarà salvato dai tre moschettieri, un tempo eroi adesso ridotti alla fame, che riusciranno da par loro (e con importanti aiuti femminili) a scongiurare il complotto. Con loro ci sarà anche il guascone D’Artagnan, giunto a Parigi per diventare un nobile spadaccino e finito fin da subito in una mare di guai più grandi di lui. Sarà il coraggio del giovane a dare nuovo smalto ad Athos, Porthos e Aramis, i quali affronteranno una missione pericolosa tra Francia e Inghilterra pur di difendere la corona e riportare l’equilibrio in tutta Europa. Naturalmente non aspettativi un capolavoro ma il solito film d’avventura ed intrattenimento a cui la filmografia di Anderson ci ha abituato, da Mortal Kombat, a Resident Evil, Resident Evil 4 (sempre con  la bella moglie Milla Jovovich) e Alien VS Predator. Scritto da Alexandre Dumas nel 1844 e pubblicato originariamente a puntate sul giornale Le Siècle, “ I Tre Moschettieri” ha dato inizio ad una fortunatissima trilogia, che comprende Vent’anni dopo (1845) e Il visconte di Bragelonne (1850). Il primo adattamento cinematografico fu italiano, diretto da Mario Caserini nel 1909, mentre forse il più bello (e molto contaminato), “La maschera di ferro”, con Leonardo di Caprio e Jeremy Irons, del 1999, intitiolato “La maschera di ferro” e diretto con piglio avventuroso e melanconico da  Randall Wallace. Un’ultima curiosità sul film in 3D di Anderson: nella colonna sonora è compresa anche la canzone When We Were Young della band Take That, scritta appositamente per il film ed interpretata da Robbie Williams e Gary Barlow. Figlia di un pediatra serbo ed un’attrice ucraina, trasferitisi in America e divenuti camerieri di varie star ad Hollywood, Milla Jovovich ha iniziato, a soli 11 anni, la carriera di modella e a 13 è entrata nel cinema, con il film Congiunzione di due lune di Zalman King, citata semplicemente come Milla nei titoli di coda. Ma l’anno della svolta è il 1996, quanto Luc Bresson la vuole protagonista de “Il quinto elemento”. Dopo una apparizione (nel 1998) in “He Got Game” di Spike Lee, sempre diretta da Bresson (divenuto nel frattempo suo marito), interpreta “Giovanna d’Arco”, accolto con pareri contrastanti dalla critica. Dopo il divorzio (del 1999) da Bresson, alterna la passerella al set. Con Mel Gibson recita in The Million Dollar Hotel (di Wim Wenders, nel 2000) e l’anno successivo è nel cast della commedia di Ben Stiller Zoolander. Sposa ad agosto 2003 il regista britannico Paul W.S. Anderson, dal quale ha, nel 2007, la figlia Ever Gabo, chiamata così per le origini scozzese del padre, e (per quanto riguarda Gabo) pe le iniziali dei suoi amati genitori. In questo film del marito Milla è l’infernale Milady: irresistibile e micidiale, bellissima e pericolosa. A proposto dei ruoli femminili nella lunga saga dei moschettieri,  è stato pubblicato nel 2007 da Donzelli, “La guerra delle donne”, scritto da Dumas nel 1844 (lo stesso anno dei “Moschettieri”), è un racconto fatto di intrighi e avventure, di coraggio e spavalderia, di sentimenti di onore e di passione intensi almeno quanto le ignavie e i tradimenti che le donne sono chiamati a contrastare, spesso combattendosi fra loro e senza esclusione di colpi.  Lo scenario è quello della Fronda, degli anni attorno al 1650, di una Francia in cui la regina, Anna d’Austria, e il suo ministro, il cardinale Mazzarino, devono fronteggiare la ribellione diffusa di una nobiltà che ha eletto a suo simbolo la principessa di Condé. Le due madri lottano a nome e per conto dei figli bambini, Luigi XIV e il piccolo Condé. Ma la guerra delle donne non è solo quella dello sfondo storico generale in cui il romanzo si svolge. Altre due donne, le protagoniste, schierate sulle opposte sponde, tessono la trama dei loro fili diplomatici e militari, ciascuna per far vincere la propria parte.  Due eroine dai tratti contrapposti: Nanon de Lartigues, la bruna avvenente e irresistibile, brillante, astuta e appassionata; e Claire de Cambes, che dietro l’apparenza della delicatezza, della fragilità, della femminilità sottomessa, cela tesori di coraggio e una impressionante capacità di affrontare le situazioni più drammatiche. Opposte in tutto, Nanon e Claire si accorgeranno di esserlo anche nella passione per lo stesso uomo. In questo romanzo (mai portato sulla schermo, ma adattissimo secondo me ad Anderson ed alla bella Milla), Dumas riesce a portare il fuoco ardente dei nascondimenti, dei sotterfugi, dei ricatti, delle fedeltà e dei tradimenti, in questo capolavoro del genere, riproposto di recente in Francia e tradotto qui per la prima volta in italiano. E se ai personaggi maschili de¬¬lla storia non resta che ribadire il cliché dell’onore e del coraggio, o al contrario della furbizia gret¬ta e canagliesca, saranno le donne a rom¬pere il cerchio dello stereotipo, per presentarsi con un inedito spessore di complessità, di abnegazione, di fedeltà dolorosa alla causa creduta giusta, anche quando essa costringa a sfiorare i confini dell’abisso, o persino a superar¬li. Alla fine, una vena di malinconia prende il sopravvento, come a sostituirsi al tintinnio delle armi o al lugubre rumore del patibolo. Preferisco comunque quwesto femminile a “la dama delle camelie” di Dumas figlio, con tutta la pesante retorica borghese di far provare agli uomini compassione nei confronti di donne diverse e particolari, con il risultato di rendferele, forse, ancora più incomprensibili ed odiose.

Carlo Di Stanislao

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