Il 97,1% degli studenti delle scuole medie possiede un cellulare, mentre nelle scuole superiori la percentuale cresce al 99,4%. L’età media in cui si entra in possesso di un cellulare è 10 anni. Sono i dati principali emersi dalla ricerca “Dagli Sms ai Social Networks: digital natives e cellulari” condotta dal Communication Strategies Lab dell’Università degli studi di Firenze e dal Corecom della regione Toscana su un campione 618 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni cui è stato somministrato un questionario strutturato composto da 31 domande, di cui 2 a risposta aperta per le quali è stata prevista una codifica a posteriori e 29 a risposta chiusa. Secondo i curatori della ricerca, la bassa età media di accesso al cellulare (vi è anche una significativa minoranza di bambini, il 7,7%, che possiede un cellulare già a sette anni, mentre il 10% lo possiede a 8 anni), suggerisce che il primo cellulare non è regalato dai genitori per soddisfare le richieste dei figli, ma sono gli stessi genitori che appena i figli acquistano i primi spazi di autonomia e di indipendenza regalano loro il telefonino per potere avere un canale di contatto continuo, in maniera di non avere mai la sensazione di essere realmente sconnessi dai figli.
Per quanto riguarda l’utilizzo che i giovani fanno del cellulare, la grande maggioranza dei ragazzi trascorre meno di un quarto d’ora al giorno conversando al telefonino e solo il 5,5% effettua più di 30 minuti di conversazioni al giorno. Il 51,4% degli interpellati passa oltre un quarto d’ora al giorno usando il telefono per scopi di versi dalla conversazione. Con l’aumentare degli anni, tuttavia, tale tendenza risulta progressivamente attenuata, fino a ribaltarsi nei ragazzi più grandi per i quali il cellulare continua a essere un oggetto plurifunzionale, ma la dimensione della comunicazione torna protagonista. I dati della ricerca non smentiscono, sotto questo aspetto, la particolare predisposizione dei giovani all’utilizzo degli sms. Solo una quota esigua (uno su dieci) dichiara di non utilizzare di norma Sms, mentre il 36,5% ne invia di media da uno a tre al giorno e ben il 23,8% ne invia tra quattro e sette e l’11,3% tra otto e dieci. Decisamente rilevante è, infine, il dato relativo a chi supera la media di dieci sms al giorno, che rappresenta ben il 17,6% del campione.
Ciò che emerge con chiarezza dalla ricerca è che le diverse modalità di conversazione vengono utilizzate per comunicare con persone diverse: la telefonata continua ad essere prevalente con i genitori, mentre gli sms rappresentano lo strumento principe di comunicazione tra pari, integrandosi con le chiamate vocali. La maggioranza degli intervistati dichiara di spendere meno di 10 euro al mese (47,3%), mentre una quota consistente spende tra 11 e 20 euro (35,2%), mentre una quota minore, seppure altamente significativa, spende tra 21 e 30 euro (11,2%), o addirittura più di 30 euro (6,4%).
La navigazione su internet attraverso il cellulare appare una pratica relativamente poco diffusa: il 60% non lo fa mai, il 19,1% raramente. Tuttavia, ribaltando la prospettiva, il 10,7% e il 10,2% di coloro che navigano, rispettivamente, molto e abbastanza (con una sovrarappresentazione di maschi), totalizzando insieme oltre un quinto degli intervistati, costituisce un dato non trascurabile, se si considera che l’età media del campione è molto bassa, la diffusione di smartphone è ridotta, e la navigazione avviene ancora prevalentemente tramite il pc.
I giovani associano al cellulare termini positivi, ma al tempo stesso “neutri” sul piano delle implicazioni sociali: il cellulare evoca “comodità” (77,5%), “connessione”, “comunicazione” (75,5%). Solo una minoranza associa il cellulare ad una percezione di maggiore “sicurezza” (28,9%), e ancor minore è la percentuale di coloro cui il cellulare evoca una percezione di libertà (26,8%), comunque superiore a chi ritiene che il cellulare significhi anche “controllo” (15,9%).
……quando due bei ceffoni formavano uomini e donne per il futuro.
Oggi guai anche a dirlo e grazie ad un buonismo latente, ad un possibilismo esasperato, ad relativismo contornato di cattocomunismo e ipocrisia, abbiamo paura di alzare la voce ed educare per stabilire quell’autorevolezza di cui invece si sono impossessate tutte quelle parti che andavano guidate ed educate (studenti compresi).
Rassegnamoci che il futuro sarà ancora più disgustoso e flaccido di oggi, rispetto e valori completamente azzerati, egoismi basati su presunzione, ipocrisia ed ignoranza, saranno all’ennesima potenza.
…a dimenticavo : menomale che ci rimane la “figa” e la “roma” …pardon la “juve”…e….mario monti
un professore