Le malattie reumatiche sono un problema per la sessualità. Lo sottolinea un’indagine condotta dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) con l’aiuto dell’Associazione malati reumatici e Mundipharma. Secondo la ricerca, presentata oggi a Palazzo Marino e basata sulle risposte di 719 persone (al 75% donne), il 53% degli intervistati lamenta ripercussioni sulla vita di coppia a causa dei reumatismi. Di questi, il 74% dichiara di non parlarne il con proprio medico perché crede che si tratti di una disabilità irrisolvibile.
Invece, migliorare la qualità della vita, sociale e lavorativa, si può. “Puntiamo a costruire unità territoriali di medici di base perché condividano esperienze, aumentino le consapevolezze e siano più disponibili verso i cittadini”, annuncia l’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, che ha introdotto i risultati della ricerca. Cinquemila le schede inviate in tutte le regione italiane per mano delle associazioni di malati, poco più di 700 quelle compilate. Un dato in parte spiegato dalla sottovalutazione o dalla scarsa coscienza del problema sia dei pazienti che dei medici curanti. A soffire di artrite reumatoide sono soprattutto giovani donne, tra i 35 e i 50 anni, che sopportano un dolore cronico piuttosto alto (pari a 6,2 su una scala da 0 a 10). Più in generale, in Italia si contano 350 mila persone colpite da questa patologia, di cui “quasi 10mila sono milanesi, di cui 7 mila sono donne tra i 35 e i 50 anni”, riporta Majorino.
Il sesso femminile, però, di fronte a un’intimità sessuale compromessa non si tiene tutto dentro e preferisce confrontarsi con il parere dell’esperto, che per il 64% dei casi è il proprio ginecologo. L’uomo (al 49%), invece, si confida più facilmente con la sua compagna. Rigidità e lentezza nei movimenti sono la causa di rapporti sessuali meno intensi per il 68% degli intervistati, ma la metà dei pazienti mette sul banco degli imputati anche il calo del desiderio. Non meno colpevoli, la stanchezza (46%), le secchezza vaginale (36%), il dolore fisico e l’insicurezza (entrambi al 21%).
Il problema è che si tratta di una partita persa in partenza: il 44% degli intervistati ha risposto che “non si può fare nulla”, il 26% non affronta il disagio perché fonte di imbarazzo e il 21% non chiede aiuto perché non sa a chi rivolgersi. Ma c’è anche chi non si dà per vinto: il 28% delle donne e il 16% degli uomini interpellati hanno il desiderio di parlarne con qualcuno, prima o poi. Superato il riserbo, arriva la soluzione dell’esperto.
Un intervento multidisciplinare che coinvolge psicologo, ginecologo, andrologo, reumatologo e sessuologo è quello che suggerisce Giovanni Minisola, presidente della Società italiana di reumatologia. Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica all’Ospedale San Raffaele Resnati, accanto alla fisioterapia e al movimento fisico consiglia anche la terapia ormonale, a base di estrogeno e testosterone, capaci di sconfiggere la “depressione biologica” in cui incappa il paziente per colpa delle infiammazioni croniche.
Chiara Daina
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