Un Baccini poco conosciuto, ma sempre frizzante ed estroso, quello che per il IX Festival delle Letterature dell’Adriatico ritirerà il premio “Parole e musica – Torri Camuzzi”. Un premio pensato per chi ha saputo anticipare le evoluzioni del panorama culturale italiano, come se l’avesse… guardato dall’alto.
In attesa dell’unica data in Abruzzo del concerto “Porto a spasso Luigi nei teatri”, che avrà luogo sabato 19 novembre al Teatro “Massimo” di Pescara dalle 21, il cantautore genovese sarà il protagonista di una succulenta anteprima del Festival sabato 12 novembre con la presentazione del suo libro “Ti presto un po’ di questa vita”, col quale ha festeggiato l’anno scorso i 20 anni di attività musicale. Il libro è stato scritto da Marzio Angiolani eAndrea Podestà, econtiene anche l’inserto fotografico “Ti presto un po’ di questa faccia”a cura di Valeria Bissacco. Dalle 18 del 12 novembre Francesco Baccini parlerà del suo libro e proporrà in uno show-case un breve medley a sorpresa tra inediti, suoi successi e brani di Luigi Tenco raccolti nel cd antologico “Ci devi fare un goal” (Sugar Music).
Lo spettacolo “Porto a spasso Luigi nei teatri”, a Pescara il 19 novembre, sarà anche un modo per rendere omaggio al regista Pepi Morgia, recentemente scomparso,che ha curato la regia dell’allestimento ed era molto legato all’Abruzzo. Nell’unica data abruzzese del concerto, il cantautore sarà accompagnato dalla sua band attuale: Armando Corsi, Filippo Pedol, Luca Volontè, Marco Fadda, Luca Falomi.
La decisione di proporre Tenco non è casuale, per via di tante analogie, dalla somiglianza fisica ai temi sociali trattati, passando per un legame speciale: la vincita della Targa Tenco con l’album d’esordio, “Cartoons”. Un avvicinamento progressivo alla musica di Tenco, che ha portato Baccini alla scoperta di un lato nuovo e per lo più sconosciuto del cantautore piemontese, con brani a tema sociale e testi semplici ma profondi.
«Non tutti sanno che Tenco fu anche un rocker ante litteram – spiega Baccini in una nota – Il suo era un linguaggio rock semplice e diretto, che era anche una critica verso la società. Il suo brano più noto, “Ciao amore ciao”, quello per cui poi si suicidò al Festival di Sanremo del ’67, inizialmente è nato come una canzone contro la guerra».
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