“Le nostre banche non erano e non sono nelle condizioni di crisi delle altre banche europee”. È quanto afferma Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri durante la conferenza stampa di presentazione dell’indagine su Italiani e Risparmio questa mattina a Roma e realizzata insieme all’Ipsos alla vigilia della 87ª Giornata mondiale del risparmio. “Si dice che le banche in Europa sono in difficoltà – ha spiegato il presidente dell’Acri -. Ma di quali banche stiamo parlando? La Gran Bretagna, la Germania, la Francia, l’Irlanda e la Spagna, tra l’ottobre 2008 e dicembre 2010, hanno immesso ingenti risorse pubbliche per salvare le loro banche, ricapitalizzandole: rispettivamente 295, 282, 141, 117 e 98 miliardi di euro. Come ho già detto questo non è accaduto in Italia: i 4 miliardi di euro utilizzati per rinsaldare qualche banca erano prestiti dello Stato, già quasi interamente restituiti. Non abbiamo sottratto risorse pubbliche, siamo lì a sostenere l’economia reale, non abbiamo percorso le praterie della speculazione finanziaria”.
Guzzetti, commentando i dati dell’indagine, ha ricordato come in un “momento particolarmente difficile per il paese”, le fondazioni e le casse di risparmio “fanno la loro parte”. Un contributo, ha ricordato Antonio Patuelli, vice presidente Acri, che ha avuto il ruolo di “ammortizzatore sociale”, assumendosene tutti i rischi, nei confronti della crisi delle aziende. Una situazione critica evidenziata bene nei dati dell’indagine Ipsos da cui emerge secondo Guzzetti un quadro complessivo fatto di “luci e ombre”. “La crisi morde ancora – ha detto Guzzetti -. Un dato positivo è quello che nonostante tutto gli italiani credono nel risparmio come un obiettivo perseguibile, anche se poi chi riesce a risparmiare è solo il 35% circa”. Tra i dati, però, ce ne sono anche alcuni stabili, come quello delle famiglie, “dove la riduzione di quelle che riescono a risparmiare – ha puntualizzato Guzzatti – è stabile”. Non mancano, però gli elementi di preoccupazione. “Ci sono una serie di dati dove gli elementi sono molto più negativi – ha precisato – , come il caso di coloro che hanno un risparmio negativo e sono costretti a prelevare dal risparmio accumulato i soldi per far quadrare i bilanci familiari a fine anno o si addirittura si indebitano per riuscire a tenere in equilibrio i loro conti”. Per il presidente dell’Acri, l’indagine inquadra bene quelle che sono le preoccupazioni degli italiani. “C’è un dato complessivo: la gente è preoccupata rispetto al futuro – ha concluso -, tanto che il risparmio è visto da molti per qualcosa da tenere da parte per gli anni futuri e per quando vanno in pensione”.
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