Crolla la fiducia dei cattolici italiani nei confronti dei partiti e più in generale nelle istituzioni, convinti per l’80% che sia ora di “purificare l’aria”, come suggerito dal cardinal Bagnasco. Lo rivela l’indagine “Cattolici e Politica: tra astensionismo e voglia di impegno” realizzata dall’Istituto Ipsos e presentata a Roma dalle Acli e dalla Fondazione Achille Grandi. Astensione al 49%: un cattolico su due oggi non voterebbe. Cresce “enormemente” l’area grigia (incerti e astensionisti) che raggiunge i massimi negli ultimi mesi, mentre calano (sempre sul totale degli elettori) sia il centrodestra (in misura nettissima) sia il centrosinistra (in misura un po’ più contenuta. Tra i cattolici praticanti il centrodestra rimane la scelta prevalente pur se in netto decremento e cresce l’opzione per il centro (Udc, Fli, Api, Mpa) ma senza un incremento proporzionale al distacco dai due grandi schieramenti. Nel trend di voto dei cattolici praticanti (calcolato in questo caso sui voti validamente espressi) emerge una crisi del centrodestra determinata soprattutto da un distacco dalla Lega che perde oltre cinque punti percentuali, una crescita del centro che premia in particolare l’Udc e un lieve incremento del centrosinistra, in particolare del Pd. Nel leggere questi dati però, avvisa l’Ipsos, va tenuto in considerazione che si sta parlando solo di poco più della metà degli elettori aventi diritto.
Più in generale gli italiani pensano che “la politica debba esprimere una sintesi dei valori cattolici e laici (39%) o che la presenza della Chiesa nella politica italiana sia eccessiva (36%). Tuttavia circa un quinto pensa che i valori cattolici debbano essere affermati con più forza. Questa posizione si rafforza naturalmente nei cattolici praticanti. Ciò che emerge, sottolinea l’indagine, “è una volontà di nuovo impegno dei cattolici che porti ad una valorizzazione delle istanze del loro mondo”. Si sente la necessità di “creare un movimento che possa unificare le diverse visioni pur presenti all’interno del laicato cattolico”, non per forza in una forma organizzata gradita solo all’11% degli italiani. E’ l’effetto della sfiducia generalizzata, commentano gli osservatori: ” il paese aspetta risposte e cerca parole ragionevoli”.
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